La situazione negli ospedali di Napoli è sempre più preoccupante. L’aumento dei contagi e del numero di positivi che necessitano di ricovero ha fatto scattare l’allarme tra i medici partenopei che da giorni chiedono al governo misure ancora più drastiche, come l’estensione dell’obbligo vaccinale. “Il messaggio è chiaro – dice il presidente dell’ordine dei medici di Napoli Bruno Zuccarelli – al momento con enorme fatica si riesce ancora a garantire assistenza, ma se la situazione non cambia si rischia il collasso”. Che in queste settimane la situazione sia peggiorata lo conferma soprattutto chi è in prima linea come la direttrice del pronto soccorso dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, Fiorella Paladino. “Abbiamo i contagi delle feste e i contagi dei contagi – spiega Paladino – credo sia un cerchio che continuerà ad allargarsi e le prossime settimane saranno molto molto dure”. La maggiore contagiosità del virus e l’assenza dei consueti sintomi mette in ulteriore apprensione il pronto soccorso del più grande nosocomio del Mezzogiorno.

“Nei pazienti che stanno arrivando in questi giorni – continua Paladino – il Covid è molto spesso un riscontro occasionale, arrivano con le più svariate situazioni, quasi nessuno con febbre e disturbi respiratori e a volte nonostante tute le misure di prevenzione ci troviamo a fare lo slalom tra contagiati che non sai che sono contagiati”. In questo scenario emerge poi un’ulteriore criticità, quello della mancanza di personale. “Solo tra gli infermieri all’appello ne mancano circa 3000 – spiega il vicepresidente dell’OPI ordine professionale infermieri, Nello Lazuise – oggi abbiamo un rapporto infermieri-popolazione di 1 a 17. Cioè un infermiere ogni 17 pazienti, mentre nel resto d’Europa il rapporto è di 1 a 4, quindi partiamo già da una situazione di carenza di personale, di conseguenza intanto speriamo che il presidente Vincenzo De Luca mantenga la promessa di procedere con le assunzioni. Inoltre bisogna considerare i colleghi contagiati – prosegue Lanzuise – che tra gli infermieri sono circa il 20% del totale”.

Problemi di personale che riguardano anche i medici. “Nel mio gruppo di lavoro ad esempio ci sono 23 medici di cui 3 positivi – dice la direttrice Paladino – e per noi che siamo già ridotti al lumicino pesa tantissimo e la recente disposizione della chiusura degli ambulatori è proprio per reclutare personale per farli lavorare in strutture dove non si può essere in carenza”. Infatti a partire da lunedì 10 gennaio, l’Unità di Crisi della Regione Campania ha disposto la sospensione dei ricoveri programmati e delle attività di specialistica ambulatoriale non urgenti a eccezione dei ricoveri per pazienti oncologici, oncoematologici, di pertinenza ostetrica, trapiantologica, nonché delle prestazioni salvavita e di quelle la cui mancata erogazione può pregiudicare nell’immediato la salute del paziente e, pertanto, non procrastinabili. Una misura che mostra l’evidente stato di preoccupazione visto l’aumento di contagi e ospedalizzazioni. Del resto, un altro preoccupante segnale era arrivato la notte dell’epifania quando decine di ambulanze erano rimaste incolonnate per ore davanti al pronto soccorso del Cotugno di Napoli, che è l’Ospedale campano di riferimento per le malattie infettive. “Erano tutti pazienti urgenti, non vaccinati, che necessitavano di ossigeno e ricovero – spiega la bed manager del Cotugno Maria Cristina Boccia – ci siamo trovati di fronte un aumento improvviso di richieste di accesso, ora la situazione è rientrata anche grazie all’attivazione di ulteriori posti letto in altre strutture che sono state destinate interamente ai malati Covid ma – conclude – ci aspettano comunque due settimane critiche”.

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