“Intendo chiarire definitivamente la mia posizione e ho chiesto tramite il mio legale, l’avvocato Roberto Mangano, di essere ascoltato per fornire ulteriori chiarimenti e tutta la documentazione relativa alla mia posizione”. Lo ha fatto sapere il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a proposito dell’inchiesta che lo vede indagato per omissione di atti d’ufficio legata alla vicenda delle circa 900 bare ancora insepolte nel cimitero dei Rotoli.

I feretri accatastati in depositi di fortuna per mesi, le casse letteralmente scoppiate con conseguenti problemi di igiene pubblica, i cinghiali accanto ai feretri ammucchiati, il forno crematorio rotto con i parenti dei defunti costretti a viaggiare per centinaia di chilometri per poter cremare i propri cari, rappresentano da anni una vergogna tutta palermitana.

L’emergenza dura da decenni, con inchieste giudiziarie che si sono susseguite con periodicità; ma nell’ultimo anno ha raggiunto dimensioni mai viste in passato. Nel febbraio 2020 un’inchiesta dei carabinieri ha portato a 10 avvisi di garanzia per corruzione. Lo scorso luglio l’assessore al ramo Roberto D’Agostino (Iv), ha lasciato l’incarico, preso ad interim dal sindaco che ha promesso una soluzione celere.

E così Orlando all’indomani della notizia dell’indagine a suo carico ha ribadito “che la magistratura doverosamente ha chiesto che ci siano chiarimenti sulla gestione dei cimiteri, ipotizzando un’omissione di atti d’ufficio. Sarà occasione, come detto, per portare davanti all’autorità giudiziaria tutte le ordinanze, le disposizioni di servizio e i provvedimenti adottati anche nell’ambito della cabina di regia che ho istituito proprio per dimostrare che ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e competenze di sindaco per potere affrontare le criticità che insieme all’assessore Toni Sala stiamo cercando di superare”.

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