Da lunedì mezza Italia è in zona gialla, ma nessuno se ne accorgerà. Dopo Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Trentino-Alto Adige e Veneto, anche Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia abbandonano la fascia bianca. Dal punto di vista pratico, però, le regole restano le stesse: l’obbligo di mascherina anche all’aperto è già in vigore in tutto il Paese, mentre il limite delle 4 persone al tavolo è stato superato dall’obbligo di Super green pass per bar e ristoranti. Di fatto, i nuovi decreti varati dal governo nell’ultimo mese per far fronte alla crescita dei contagi e alla variante Omicron hanno superato e reso inutile il sistema delle zone a colori. Infatti, anche con il passaggio di qualche Regione in zona arancione a partire dal 10 gennaio, le regole rimarrebbero sostanzialmente identiche: l’unica vera differenza sarebbe l’obbligo di esibire il certificato verde (anche ottenuto tramite tampone) per uscire dai Comuni con più di 5mila abitanti.

Le nuove norme introdotte dal governo Draghi hanno annullato le differenze tra la zona bianca e quella gialla. Per trovarsi nella seconda fascia di rischio una Regione deve superare un’incidenza settimanale di 50 casi per 100mila abitanti (ma a livello nazionale ha ormai superato quota 1000, quindi è un parametro totalmente inadatto all’attuale contesto). Inoltre, il tasso di occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid deve superare il 15% nei normali reparti ospedalieri e il 10% in terapia intensiva. Ad oggi 10 Regioni hanno valori che sforano queste tre soglie, ma per i loro abitanti le restrizioni restano identiche a prima.

L’ulteriore paradosso è che anche con un eventuale passaggio in zona arancione non cambierebbe praticamente nulla. Si passa in questa fascia quando l’incidenza sfora i 150 casi (ma vale il discorso di cui sopra), l’occupazione in area medica supera il 30% e quella in intensiva il 20%. Diversi Regioni si stanno avvicinando a questi valori, che indicano una notevole pressione sugli ospedali, ma dal punto di vista delle norme le differenze sono minime. Torna il limite agli spostamenti, ma riguarda solamente chi è sprovvisto anche del green pass base. Inoltre, come in passato, è comunque possibile uscire dal proprio Comune per motivi di lavoro, necessità e salute. Le altre due novità sarebbero l’obbligo di Super green pass per accedere ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi, così come per partecipare a sport di contatto all’aperto.

Gli effetti della zona arancione sono stati di fatto cancellati dall’ultimo decreto del governo, che a partire da lunedì 10 gennaio estende l’obbligo di Super green pass praticamente a tutte le attività sociali. È in pratica la stretta per i non vaccinati che prima era prevista solo con il passaggio in arancione. Nessuna Regione però entrerà in questa fascia prima del 10 gennaio, quindi è come se già esistesse – a livello di regole – un’unica zona bianca-gialla-arancione. Le restrizioni scatterebbero solamente con l’arrivo della zona rossa, ma le soglie previste sono un’occupazione in area medica sopra il 40% e in terapia intensiva oltre il 30%. Se gli ospedali dovessero avvicinarsi a cifre del genere, il governo interverrebbe prima.

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