Televisione

Serie tv per Capodanno? Eccone alcune dove la musica è protagonista

“Skam Italia”, ma anche “La casa di carta”, “Twin Peaks”, “The O.C.” e “Grey’s Anatomy”, sono solo alcune delle serie tv analizzate nel libro “La canzone nelle serie tv: forme narrative e modelli produttivi”. Una analisi di come le canzoni e le scene cult delle serie si uniscono e rimangono impresse nella memoria collettiva per anni 

di Andrea Conti

Oltre 80 serie e 150 brani è il vasto repertorio al centro di un libro che mette a fuoco il rapporto tra le serie tv e l’industria musicale: “La canzone nelle serie tv: forme narrative e modelli produttivi” (Pàtron Editore Bologna) di Daniela Cardini (Docente di linguaggi della tv e Format e serie tv dell’Università IULM) e Gianni Sibilla (Direttore del master in Comunicazione Musicale dell’Università Cattolica di Milano e caporedattore di Rockol.it). La copertina del volume è un manifesto programmatico del volume, c’è la foto di Jessica Paré che canta “Zou bisou bisou” in “Mad Men”. “Abbiamo studiato e catalogato tanti casi nel corso degli anni (…) da un lato l’ambito della serialità e dei production studies televisivi e, dall’altro lato, lo studio del rapporto tra i media, la musica e l’industria dei suoni”, spiegano i due professori e autori del libro.

Tutto nasce dalla riflessione di uno dei brani più celebri di Jeff Buckley. “La maggior parte dei nostri studenti non conosceva ‘Hallelujah’ di Jeff Buckley prima di aver visto ‘The O.C.’. – affermano Cardini e Sibilla – Tutti la adoravano, ma non l’avevano scoperta tramite un videoclip o in un programma televisivo musicale per loro era ‘la canzone della morte di Marissa’. Alla maggioranza non importava nulla di Jeff Buckley, men che meno di Leonard Cohen, nella loro esperienza era una canzone triste che sottolineava un momento cruciale di una storia che avevano molto amato. Per loro era la sequenza che dava senso a quel brano. Per noi era il contrario, era il brano a dar significato alla sequenza”. Nello specifico “Hallelujah” in “The O.C.” accompagna due scene di addio: Ryan che osserva Marissa dalla macchina mentre anche lei parte e parallelamente Seth che salpa con la sua barca a vela per lasciare Newport. La versione di Imogen Heap invece accompagnava la morte di Marissa.

Le serie tv hanno trovato nella musica pop e rock uno strumento di racconto capace di potenziare non solo la storia, ma anche un personaggio e le immagini ad esso legate. Di conseguenza l’industria musicale ha usato la grande capacità di ramificazione delle serie tv in un pubblico ampio per far riscoprire artisti, repertori dimenticati o nuovi talenti. In questo molto fa la figura del music supervisor che tesse la tela di tutto l’impianto musicale di una serie e collabora con le discografiche. Sono molteplici gli esempi in cui se si pensa ad una serie televisiva vengono in mente brani legati ad artisti famosi. Citiamo i Beatles in “Med Men”, i Clash in “Stranger Things”, gli Who in “CSI – Scena del crimine” e Nada in “The Young Pope”. E l’Italia? Le serie tv italiane spesso sono state bistrattate e paragonate, ingiustamente, ai prodotti internazionali. In realtà ci sono esempi di grande qualità come “Gomorra” che vanta la colonna sonora composta dai Mokadelic o la serie tv amata dai giovanissimi, e non solo, “Skam Italia” che vanta brani della scena indie come Calcutta, i Cani, Gazzelle ma anche Salmo, Radiohead ed Elettra Lamborghini.

Nel volume ci sono anche tutte le tappe che hanno portato alla trasformazione del rapporto tra serie tv dagli Anni 60 a 80 con i “theme song”, ossia la canzone scritta appositamente per la serie (la sigla di “Happy days”, “La Famiglia Addams” o “I Jefferson”, per citarne alcuni). È questo il primo esempio di progetto musicale per un prodotto televisivo seriale. Poi l’irruzione di MTV, i videoclip e la musica che cambia volto e diventa icona cambiando l’uso delle musica anche nelle serie tv. Esempio su tutti l’ipnotizzante colonna sonora di “Twin Peaks”, la serie tv thriller di David Lynch (1990-1991). La sigla ”Falling” (di oltre cinque minuti) composta da Angelo Badalamenti si pone come esempio quando “alla musica viene delegato il ruolo di confondere lo spettatore richiamando modelli narrativi, come il cinema e la soap opera la musica diventa parte integrante del racconto“. Ed ecco che negli anni 2000 nasce la figura del music supervisor che si occupa per ogni progetto e serie tv di trame musicali che proiettino lo spettatore all’interno della scena e del contesto storico. È il caso del già citato “Stranger Things” con “Material Girl” di Madonna o “Never Surrender” di Corey Hart.

Chiude il libro l’analisi di “Bella Ciao” rilanciata dalla serie tv cult “La casa di carta”. Sulla bocca dei rapinatori della Zecca di Madrid le parole dello storico canto partigiano. I due autori concludono con la considerazione di come “la serie riesca ad espandere la narrazione attraverso questo brano così denso di significati e di connotazioni ideologiche utilizzandolo come ‘detonatore paratestuale’ capace di attribuire una nuova dimensione ed una nuova profondità ai suoi personaggi attraverso una canzone di origini italiane, ma riconoscibile dal pubblico internazionale”.

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