Il 2021 è stato l’annus mirabilis dello sport italiano. Allargandoci anche al campo musicale, culturale, scientifico e imprenditoriale potremmo dire che Italia è stato sinonimo di successo. Elencare tutte le vittorie sarebbe un’impresa anch’essa da record, sicuramente, al termine di quest’anno storico, rimarranno nella memoria di tutti noi le vittorie più iconiche, quelle inaspettate, quelle che hanno messo in luce sport e settori in cui non avremmo mai pensato di primeggiare.

Un anno che ha colorato di azzurro (o col tricolore) il grigio del periodo che stiamo vivendo, e questo è uno dei motivi che ha amplificato tutto in questi 12 mesi che ci hanno esaltati e che custodiremo nel cuore. Hanno risvegliato un orgoglio che avevamo messo da parte, divisi da mille questioni che volano sulla nostra testa. Siamo stati uniti, avvolti in una sola bandiera, a festeggiare per la vittoria di un campione, di una squadra, di una band, di un intellettuale. Idealmente siamo tornati ad abbracciarci, ma siamo anche tornati a popolare gli stadi, i teatri, i luoghi di cultura e le piazze. Ci ha fatto riassaporare quella normalità che tanto ci manca. Quello che non è stato normale è stata la quantità di successi che anche i cugini francesi hanno recentemente celebrato in una copertina dell’Equipe, incredibile, ma vero.

Quando un anno si chiude siamo soliti stilare l’elenco dei buoni propositi per quello successivo. Ora che siamo abituati bene sarà più dura pensare a cosa vorremmo per continuare a esultare ed esportare questa immagine vincente del nostro Paese. Difficile ma non impossibile perché di cose che mancano all’appello ce ne sono e limitandomi agli sport provo ad elencare alcuni “desideri”.

Questa non è una vittoria di un trofeo, ma una tappa fondamentale per poter ambire a vincerlo, dunque la metto come eccezione. La qualificazione ai Mondiali della Nazionale di calcio di Roberto Mancini. A novembre in Qatar dobbiamo esserci! L’Italia non può saltare due edizioni consecutive dei Campionati del mondo di calcio.

Restando sempre nella sfera calcistica mi augurerei di sfatare il tabù delle squadre italiane in Europa League. La vecchia Coppa Uefa insomma, la stessa che ci ha visto dominatori fino a tutti gli anni 90 ma che dall’ingresso del nuovo secolo non riusciamo più a vincere. Dal 2009-10 ha pure cambiato denominazione in Uefa Europa League e, ovviamente, non l’abbiamo mai vinta. Anche la Champions League manca dall’anno del “Triplete” dell’Inter, non è preistoria ma il tempo è volato.

La Coppa del Mondo di sci alpino si è tinta di azzurro appena l’anno scorso, per la prima volta nella storia in campo femminile grazie a Federica Brignone. In campo maschile un titolo assoluto manca dal successo di Alberto Tomba nel 1995. A febbraio vivremo anche le Olimpiadi invernali di Pechino e se le ragazze hanno dato continuità ai successi anche nelle precedenti edizioni e in varie discipline, un oro maschile non si vede da quello di Giuliano Razzoli nello slalom speciale dell’edizione di Vancouver 2010.

Parlando di motori dobbiamo fare diversi salti indietro: il primo ci porta al 2008 col successo della Ferrari nel titolo costruttori della Formula 1. Ritrovare poi un pilota italiano campione del mondo è un viaggio fin quasi agli albori della massima competizione automobilistica. Era il 1953 e Alberto Ascari, su Ferrari, confermava il titolo dell’anno precedente battendo il grande Juan Manuel Fangio. Il campionato di MotoGP, dove il titolo costruttori è nostro (Ducati) da due anni, ha salutato quest’anno Valentino Rossi che resta l’ultimo italiano ad aver trionfato come pilota, era il 2009.

In una delle stagioni più esaltanti del nostro tennis, colma di prime volte di valore, continuiamo a mancare il bis in Coppa Davis (nonostante una squadra promettente). L’unica affermazione scolpita nella leggenda è del lontano 1976. Lo stesso anno cui è datato l’ultimo torneo dello Slam vinto da un italiano, il Roland Garros di Adriano Panatta.

Il Mondiale di ciclismo maschile su strada aspetta da 13 anni il successore di Alessandro Ballan che si prese la maglia iridata in casa, nell’edizione di Varese 2008.

La riscoperta dell’atletica ci fa puntare i fari ai Campionati del Mondo di Eugene 2022, in luglio, con la speranza di tornare a mordere una medaglia d’oro mondiale. L’ultima è addirittura del 2003 quando a Parigi Giuseppe Gibilisco vinse nel salto con l’asta.

Il Campionato europeo di Pallacanestro ci sfugge dal 1999 e nel settembre 2022 saremo anche fra i Paesi dove si disputeranno le fasi a gironi, una buona spinta iniziale per fare bene e magari ripetere l’impresa della fine del millennio scorso. Di poco successiva, al 2001, è la vittoria in Eurolega della Kinder Bologna.

La lista dei desideri potrebbe continuare ma direi che ci si potrebbe accontentare con tre o quattro di queste vittorie “mancanti” per valutare come “sufficiente” il 2022. Nessuno un anno fa avrebbe mai pensato che gli atleti azzurri avrebbero stupito il Mondo, quindi, per scaramanzia voliamo basso. Ci ritroviamo fa un anno, saranno comunque grandi emozioni.

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