Per rendersene conto c’è stato bisogno del Var. Perché il gesto è stato ripreso da una delle telecamere posizionate all’interno della porta. Al centro dell’inquadratura si vede Jean Fernandes, portiere del Cerro Porteño, che saltella verso i suoi pali. Solo che le sue mani danno vita a un gesto rapido e inequivocabile. L’estremo difensore mima il gesto di tagliare la gola ai tifosi dell’Olimpia Asuncion. La partita, che poi è la finale di Supercoppa del Paraguay, non è ancora iniziata. Ma l’arbitro viene subito richiamato al Var per visionare il filmato. Non ci sono dubbi. Jean Fernandes viene espulso con le squadre ancora schierate al centro del campo. Il tecnico Arce può schierare il portiere di riserva Munoz. Ma il Cerro perde comunque 3-1. Quella avvenuta lo scorso 13 dicembre è una di quelle espulsioni destinate a suscitare meraviglia. Così ilfattoquotidiano.it ha provato a stilare una classifica con gli altri 14 rossi meno sensati della storia recente del calcio.

15° posto: Lee Bowyer e Kieron Dyer, Newcastle-Aston Villa, 2 aprile 2005.
Spettacolarità 3/5, insensatezza 4/5, danno procurato (al proprio club) 5/5, slealtà 0/5, livello di beffa 1/5

“La bellezza che si ritrova nei sogni è prudente lasciarla sul cuscino!. Lo scriveva Ennio Flaiano. Ma lo hanno pensato anche i tifosi del Newcastle. Nel 2004/2005 i bianconeri lanciano il proprio assalto alla vetta della Premier. Patrick Kluivert accanto ad Alan Shearer. Un sogno per i tifosi. Un incubo per gli avversari. Almeno sulla carta. La stagione è uno stanco trascinarsi. A settembre il club ha già cambiato tre allenatori. Via Bobby Robson, via John Carver, dentro Graeme Souness. Il 2 aprile il Newcastle ospita l’Aston Villa. È un match utile solo a far venire a galla le frustrazioni interne. Lee Bowyer, uno al quale starebbe a pennello la definizione che Vialli diede di Dennis Wise (“Riuscirebbe a scatenare una rissa in una stanza vuota”), inizia a urlare contro Kieron Dyer. “Bastoni e pietre possono rompere le mie ossa, ma occhio a quelle cazzo di parole”, diceva Chuck Palahniuk. E subito dopo gli insulti iniziano a mulinare i pugni. Due uomini con la stessa maglietta iniziano a pestarsi. In campo. Con gli avversari che cercano di fermarli. Una scena al contrario che non fa ridere nessuno. L’arbitro espelle Dyer. E poi Bowyer. L’ex Leeds esce dal campo con lo sguardo truce e con la maglia completamente slabbrata. Il Newcastle resta in 9. E perde 0-3. La stagione del club si era inabissata molto prima. Ma serve un pungo di ferro: i bianconeri infliggono 305mila euro di multa a Bowyer. Non una grande novità.

14° posto: Hakan Unsal, Brasile – Turchia 2-1, 3 giugno 2002.
Spettacolarità 1/5, insensatezza 0/5, danno procurato (all’avversario) 3/5, slealtà 4/5, livello di beffa 3/5

Nel Mondiale del 2002 Brasile e Turchia si incontrano due volte. Prima nel girone. Poi in semifinale. Ma c’è un’immagine che descrive alla perfezione ognuna delle due partite. Nella gara a eliminazione si vede Denilson che corre verso la bandierina del calcio d’angolo. E a seguirlo ci sono quattro difensori turchi pronti a falciarlo. Il capolavoro del grottesco va però in scena nella prima sfida. Il Brasile ribalta lo svantaggio iniziale e si porta avanti. Poi, a una manciata di minuti dalla fine, ecco che guadagna un angolo. Rivaldo fa scorrere il cronometro, così Unsal calcia il pallone all’altezza del ginocchio del brasiliano. Succede tutto in una frazione di secondo. Rivaldo si butta a terra con le mani in faccia. È una recitazione degna di Alberto Tomba in Alex l’Ariete. Eppure è efficace. L’arbitro espelle Unsal. Haluk Ulusoy, il presidente della Federcalcio turca, va su tutte le furie. E la sua replica non è esattamente un inno al buongusto: “Non approvo né perdono il gesto di Hakan, ma Rivaldo si è tenuto la testa ed è caduto a terra come se avesse avuto un’emorragia al cervello, quando invece la palla l’aveva colpito alle gambe. Stava recitando”. Peggio riesce a fare solo Scolari: “La palla lo ha colpito alla gamba, e in seguito è rimbalzata verso l’alto. Si è messo le mani in faccia per non essere colpito lì”. Alla fine la Fifa opta per la linea morbida, infliggendo solo una multa a Rivaldo.

13° posto: Salih Dursun, Trabzonspor – Galatasaray, 22 febbraio 2016
Spettacolarità 4/5, insensatezza 2/5, danno procurato (alla propria squadra) 1/5, slealtà 0/5, livello di beffa 3/5

Una partita che potrebbe essere un suicidio sportivo come tanti. Almeno fino al minuto numero 89. Il Trabzonspor è in vantaggio per 1-0. Poi l’arbitro espelle prima Hurmaci e poi, dopo il pareggio del Galatasaray, Demir. La squadra di Trebisonda è in 9. E prova ad attuare una difesa disperata. Non andrà bene. A quattro dalla fine il direttore di gara, il signor Bitnel, espelle Cavanda e assegna un calcio di rigore al club di Istanbul. Dursun approfitta del parapiglia e si avvicina all’arbitro, gli sfila il rosso dalle mani e mima il gesto di espellerlo. È un gesto istintivo che gli ritaglia un posto a tempo indeterminato nel cuore dei tifosi. Il Trabzonspor chiude in 7 e Dursun commenta: “Perché l’ho espulso? Il Galatasaray stava giocando in 12, dovevo riportarli alla normalità”.

12° posto: Medi Dresevic, Norrby IF – Tvaaker, 30 agosto 2016
Spettacolarità 5/5, insensatezza 2/5, danno procurato (alla propria squadra) 1/5, slealtà 0/5, livello di beffa 5/5

La terza serie del campionato svedese è qualcosa di molto vicino all’oblio in presa diretta. Un girone dantesco dove si può fare notizia al contrario. Prima della sfida contro il Tvaaker, Medi Dresevic aveva segnato solo un gol in carriera. In quel pomeriggio di agosto ne segna addirittura 3. Così decide di sfuggire all’abbraccio dei compagni per salire in tribuna, sedersi su un seggiolino e autoapplaudirsi. Una trovata geniale per tutti. Tranne che per l’arbitro. Dresevic viene ammonito per la seconda volta. E quindi espulso.

11° posto: Luis Moreno, Junior Barranquilla – Deportivo Pereira, 27 febbraio 2011
Spettacolarità 0/5, insensatezza 5/5, danno procurato (a un povero animale) 5/5, slealtà 5/5, livello di beffa 0/5

La voce del telecronista si fa improvvisamente seria. “¡Ay no que feo!”, dice. Oh no, che brutto. Solo che le sue parole non raccontano alla perfezione cosa sta succedendo in campo. Perché la scena contiene qualcosa di raccapricciante. Al 73° il Junior Barranquilla sta vincendo 2-1. In quel momento un gufo, la mascotte del club di casa, vola troppo vicino a due giocatori che si contendono il pallone. Dopo essere stato centrato dalla sfera il rapace cade a terra. L’arbitro interrompe il gioco, ma Luis Moreno, difensore del Deportivo Pereira, non ha molta voglia di aspettare che l’animale venga soccorso. Così gli assesta un calcio e lo lancia fuori dal campo. Il gufo non si sveglierà più. E dopo essere stato espulso, Luis Moreno rischia l’arresto per maltrattamento di animali. La squalifica è ridicola. Due giornate di stop e circa 400 euro di multa.

10° posto: Robin Van Persie, Barcellona – Arsenal, 8 marzo 2011
Spettacolarità 0/5, insensatezza 5/5, danno procurato (alla propria squadra) 5/5, slealtà 0/5, livello di beffa 5/5

Nella sfida di andata degli ottavi di Champions League l’Arsenal ha battuto il Barcellona per 2-1. Al Camp Nou serve una gara perfetta per ribaltare il risultato. Al 56° il parziale è fermo sull’1-1. E gli inglesi sarebbero qualificati. Su un lancio dalla destra Van Persie scatta in avanti e si incunea fra due difensori del Barça. Si allarga con il sinistro, poi conclude con il destro. È un tiro innocuo. Ma il problema è che sono tutti fermi da un pezzo. Perché l’arbitro aveva fischiato il fuorigioco dell’attaccante. Van Persie è già ammonito. E l’arbitro tira fuori un altro giallo. “Non ho sentito il fischio, capita quando ci sono centomila persone sugli spalti”, dice Robin. Non basta a convincere il direttore di gara. Quell’episodio cambia la gara. Il Barcellona vince 3-1 e passa ai quarti. “L’espulsione ha cambiato la gara, se non fossimo rimasti in 10 avremmo sicuramente vinto la partita”, dirà Arsene Wenger.

9° posto: Yoav Ziv, Stoke City – Maccabi Tel Aviv, 20 ottobre 2011
Spettacolarità 4/5, insensatezza 5/5, danno procurato (alla propria squadra) 1/5, slealtà 4/5, livello di beffa 0/5

La partita dura poco più di mezz’ora. Perché lo Stoke si porta subito sul 3-0. La frustrazione del Maccabi inizia a montare piano piano. Il terzino Yoav Ziv prova a contrastare un attaccante avversario. Solo che riceve un pestone che gli sfida lo scarpino sinistro. Il guardalinee è distante appena qualche passo. E fa segno che si deve continuare a giocare. Ziv esprime tutto il suo disappunto con un calcio alla scarpa che centra il giudice di linea sul fianco. La bandierina va su immediatamente. Il terzino giura che si è trattato solo un una casualità. Non gli crede nessuno. Così si vede sventolare il rosso sotto il naso.

8° posto: Javier Mascherano, Argentina – Ecuador 1-1, 12 giugno 2013
Spettacolarità 2/5, insensatezza 4/5, danno procurato (alla propria squadra) 2/5, slealtà 4/5, livello di beffa 2/5

Venire espulso da infortunato. È questo il piccolo “capolavoro” portato a termine nel 2013 da Javier Mascherano. Argentina ed Ecuador si affrontano in una sfida di qualificazione ai Mondiali. Il risultato è inchiodato sull’1-1, quando a tre minuti dalla fine il difensore e centrocampista dell’Albiceleste viene portato fuori in barella a motore. Niente di particolare. Almeno fino a quando Mascherano non scalcia violentemente il barelliere. “Non sono un giocatore che fa polemiche, questo mi imbarazza. La verità è che ho sbagliato – dice l’argentino – La barella stava andando troppo veloce e stavo per cadere. Ho avvertito il barelliere che mi ha ignorato, ma la mia reazione non è giustificata”. E ancora: “Uno è grande abbastanza per riconoscere i propri errori, mi vergogno molto per tutto ciò che è accaduto e mi rattrista. Spero che il mio errore non offuschi la buona immagine che ha lasciato la squadra”.

7° posto: Danilo Pereira, Morereinse – Porto, 4 gennaio 2017
Spettacolarità 1/5, insensatezza 5/5, danno procurato (al calciatore) 5/5, slealtà 0/5, livello di beffa 5/5

L’arbitro non si può toccare. Per nessun motivo al mondo. Una regola basilare che ha generato anche qualche effetto perverso. Il 4 gennaio 2017 il Porto affronta la Moreireinse nella Coppa nazionale. Felipe commette fallo su avversario e viene ammonito. L’arbitro, Luis Godinho, fischia per far riprendere il gioco e inizia a correre all’indietro. Solo che non si accorge della presenza di Danilo Pereira e lo tampona. È un contratto fortuito per tutti. Tranne che per l’arbitro. Luis Godinho ferma il gioco con ampi gesti, poi ammonisce Pereira. Giallo più giallo fa rosso. Vuol dire che il calciatore, passato anche per il Parma, deve uscire. “Ho visto e rivisto ciò che è successo, oltre un centinaio di volte e onestamente non riesco a capire i criteri con cui questo signore ha preso una tale decisione – scrive il giorno dopo Pereira – Ho visto molti episodi curiosi nel mondo del calcio, ma questo è stato senza dubbio il più vergognoso”.

6° posto: Edin Dzeko, Bosnia – Grecia, 13 novembre 2016
Spettacolarità 4/5, insensatezza 5/5, danno procurato (all’avversario) 0/5, slealtà 0/5, livello di beffa 0/5

Secondo Gerard Genette “il comico è il tragico visto da dietro”. È una frase che trova piena applicazione il 13 novembre del 2016. La Bosnia affronta la Grecia in una gara di qualificazione ai Mondiali del 2018. E passa in vantaggio. Al 76° Dzeko scatta in profondità e riceve il pallone, allargandosi verso la sinistra dell’area di rigore. Della sua marcatura se ne occupa Sokratis. Il difensore lo colpisce con un calcetto leggero. Una volta. Due volte. Tre volte. Poi gli tira la maglietta. Dzeko cade a terra e trattiene il pallone fra le mani. Sokratis glielo strappa dopo una frazione di secondo. Succede tutto all’improvviso. L’attaccante prima si aggrappa alla gamba dell’avversario, poi gli abbassa i pantaloni. L’arbitro guarda Dzeko e gli mostra il cartellino giallo. È il secondo. Edin lo guarda e dice: “For what?”. Poi si sfila la fascia da capitano e abbandona il campo. Il comico diventa tragico a tempo scaduto, quando la Grecia trova il pareggio. “Meritavamo di vincere noi – dice il bosniaco – Ringrazio per l’inospitalità e non vedo l’ora di incontrarli a Zenica“.

5° posto: Jamie Carragher, Arsenal – Liverpool, 27 gennaio 2002
Spettacolarità 5/5, insensatezza 5/5, danno procurato (ai tifosi) 0/5, slealtà 3/5, livello di beffa 0/5

Il quarto turno di FA Cup mette di fronte Arsenal e Liverpool. La temperatura è bollente. A 20 minuti dalla fine Dennis Bergkamp viene espulso per un contatto con Jamie Carragher vicino alla linea del fallo laterale. Dalle tribune iniziano a volare alcune monetine che atterrano sul terreno di gioco. Carragher le prende e le lancia indietro al pubblico. L’arbitro se ne accorge ed è irremovibile: cartellino rosso. “Ero frustrato e l’ho fatto senza pensare nella foga del momento – ha detto il giocatore del Liverpool – Chiunque mi abbia visto giocare regolarmente si renderà conto che è stato completamente fuori dal personaggio, ma non ho intenzione di trovare scuse. Ho sbagliato e come calciatore professionista avrei dovuto saperlo meglio. È un errore che non farò più”.

4° posto: Eden Hazard, Swansea – Chelsea, 23 gennaio 2013
Spettacolarità 4/5, insensatezza 5/5, danno procurato (al raccattapalle) 4/5, slealtà 5/5, livello di beffa 0/5

A volte il verdetto del campo può non essere la parte peggiore di una sconfitta. Il Chelsea se ne è reso conto il 23 gennaio del 2013. Lo Swansea è avanti 2-0 nella semifinale di League Cup. E a un quarto d’ora dalla fine il risultato sembra ormai acquisito. Azpilicueta sbaglia un appoggio per Hazard sulla fascia destra e il pallone rotola in fallo di conto. La squadra di Benitez vorrebbe accelerare il gioco. Più per necessità di salvare la faccia che per convinzione. Solo che il raccattapalle dello Swansea trattiene il pallone. Hazard lo spinge a terra per provare a togliergli la sfera, ma il ragazzo ci si butta sopra a peso morto. Il belga perde la testa e prova a farla schizzare via con un calcio di punta che impatta contro il costato del ragazzo. Finisce con il rosso diretto. E con una macchia che difficilmente può essere lavata via. “Pensavo di aver preso la palla e non il ragazzo – dirà Hazard – Mi scuso. Il raccattapalle è venuto nello spogliatoio e abbiamo fatto una rapida chiacchierata. Mi sono scusato e anche il ragazzo si è scusato, ed è finita. Mi dispiace”. Il giorno dopo i follower su Twitter del ragazzo sono cresciuti del 15.000%.

3° posto: Bruno Petkovic, Dinano Zagabria – NK Istra, 15 dicembre 2021
Spettacolarità 5/5, insensatezza 0/5, danno procurato (alla squadra) 0/5, slealtà 1/5, livello di beffa 5/5

Uno scenario inconsueto. Bruno Petkovic, attaccante della Dinamo Zagabria transitato anche dall’Italia, batte un rigore e segna. Ma prima di poter esultare si vede sventolare sotto il naso il secondo giallo: l’attaccante aveva battuto con la classica paradinha, ma si era fatto prendere la mano e si era proprio fermato prima di calciare. L’arbitro non fa altro che applicare il regolamento. E lo manda fuori.

2° posto: 36 espulsioni in una partita, Claypole – Victoriano Arenas, 26 febbraio 2011
Spettacolarità 5/5, insensatezza 5/5, danno procurato (a entrambe le squadre) 5/5, slealtà ng, livello di beffa 5/5

Una partita che entra direttamente nella leggenda. Nel marzo del 2011 Claypole e Victoriano Arenas si affrontano nella suggestiva quinta serie argentina. In palio non c’è nulla. Nel vero senso della parola. Perché entrambi i club navigano nelle acque placide di metà classifica. Solo che nel secondo tempo le cose precipitano e l’arbitro, Damian Rubino, si ritrova a espellere 36 giocatori fra allenatori, giocatori, membri dello staff. “Sembrava una una partita normale – ha raccontato il direttore di gara a Ole – Ricordo che il numero 7 del Victoriano Arenas, Rodrigo Sanchez, fu espulso nel primo tempo e rimase dietro il recinto, dato che viveva nella città di Claypole e conosceva molte persone lì. Una volta finita la partita, questo giocatore entrò in campo e lanciò un ananas ad un avversario. Questo iniziò sul campo una battaglia tutti contro tutti”. Alla fine si contano 36 squalificati. “Per rompere il mito… dei 36 giocatori espulsi, solo Sanchez ha visto veramente il cartellino rosso. Successivamente, quando sono rientrato nello spogliatoio, ho preso la lista e ho segnato la casella del cartellino rosso per tutti e 36 i giocatori, ma ovviamente non ho mostrato il rosso a tutti loro in campo perché tutto è finito fuori controllo”.

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