Triste ma vero: bimbi che giocano per strada oggi non se ne vedono più. Si va al campetto, dove al posto di imparare a scappare dopo aver rotto un vetro i bimbi imparano la diagonale, il possesso dal basso, la marcatura a zona. Lontana l’era delle toppe comprate dalle mamme quasi in stock, per riparare strappi sui pantaloni rimediati nel tentativo di fermare un gol o un avversario. L’epoca in cui a guardare crocchi di bimbi giocare sull’asfalto si sarebbero visti emulare quello che allora era un “pezzo” tutt’altro che utilizzato: il doppio passo. E vederli nella Pisa di fine anni ’80, quei doppi passi misti a capitomboli cari solo ai mercanti di toppe, avrebbe significato udire nelle grida dei bambini anche il nome dell’ispiratore di quei movimenti: Marinus Antonius Been, detto Mario. Già, era l’epoca del mitico e compianto Romeo Anconetani, dei calciomercati coi calciatori scelti puntando sulle loro facce viste in figurina, “prendo quetto qui e quetto qua”…e finiva che a Pisa arrivava gente come Josè Chamot, El Cholo Simeone, Dunga…e Been.

Niente figurine nel caso di Been: al presidentissimo avevano fatto vedere le immagini delle giocate dell’olandese, mezzapunta molto tecnica in forza al Feyenoord e le sue giocate gli valgono il titolo di miglior talento dell’anno nel 1984. Dopo 6 anni a Rotterdam conditi da ben 53 gol, Anconetani, innamorato di tanta classe riesce a portarlo in Toscana. E inizialmente anche i tifosi restano colpiti da tanta grazia: gol subito in Coppa Italia contro l’Ancona, ma soprattutto il gol nella terza gara della stessa manifestazione. C’è un derby all’Arena Garibaldi: contro gli odiati rivali della Fiorentina di Baggio. Dopo 7 minuti sotto la curva pisana c’è un calcio di punizione, ma è di quelli innocui: defilatissimo sulla destra, a qualche metro dalla bandierina, che praticamente puoi solo crossare in area. Been invece spara una sassata di esterno destro che finisce sotto l’incrocio dei pali regalando il vantaggio ai nerazzurri: la partita finirà 4 a 2 per il Pisa.

E in Coppa Italia, dove Been segnerà ancora altri tre gol, la squadra toscana arriverà fino in semifinale, fermata solo dal Napoli di Maradona. In campionato altra musica però: Been, gran tocco e grandi assist ma ben poca lena, mal si adatta al gioco di sacrificio e fortemente difensivo di Bruno Bolchi, ma in generale la squadra non ingrana e retrocede. Conta solo tre gol in campionato l’olandese, che alla fine tuttavia risulterà capocannoniere della squadra a parimerito con Incocciati, con 8 gol in stagione. Non mancano siparietti con Anconetani: quando si fa espellere contro il Bologna il presidentissimo negli spogliatoi minaccia di strappargli i capelli (all’epoca lunghi e biondi) ciocca a ciocca. Non lo farà: quel giocatore gli piace. E a Been piace Anconetani, e anche Pisa, tant’è che non si fa problemi a restare anche in Serie B. Qui l’olandese fa la differenza: tanti assist per Lamberto Piovanelli, un gol da cineteca al Messina, sempre all’Arena Garibaldi, uccellando il portiere Ciucci, futuro nerazzurro, da dietro al centrocampo con una palombella semplicemente perfetta.

Insomma: quando gli va, tra doppi passi e piedi fatati, Been è un calciatore molto forte. Il problema è che le volte in cui gli va sono poche. I toscani ritornano immediatamente in A, e ad affiancare l’allenatore Giannini, come direttore tecnico arriva il rumeno Lucescu: Been sembra non essere nelle grazie di Mircea, e dopo qualche spezzone di gara torna in patria, al Roda. Passa all’Heerenveen, poi va in Austria all’Insbruck e chiude la carriera all’Excelsior Rotterdam nel 1995. Poi comincia quella da allenatore: per due anni anche sulla panchina del Feyenoord, dove però si fa notare soprattutto per la peggior sconfitta nella storia del club, un 10 a 0 rimediato contro il Psv. Si riscatta in Belgio, vincendo la coppa nazionale con il Genk nel 2013 (lanciando un giovanissimo Kalidou Koulibaly, rivendicandone la scoperta), e oggi è opinionista tv. Domani compie 58 anni: e se qualche fortunato dovesse vedere un bimbo giocare tra le strade e i cortili di Pisa e tentare un doppio passo glielo dica pure, non sta imitando Cristiano Ronaldo, né Neymar. Sta imitando Mario Been.

Articolo Precedente

Peppino Prisco, interista per antonomasia: una storia nerazzurra tra l’amore per Meazza, il treno scudetto e la venerazione per Ronaldo

next
Articolo Successivo

La Sampdoria di Ferrero simbolo della Serie A: un campionato senza controlli dove gioca una squadra col presidente arrestato

next