La presa di posizione del ministro della Transizione ecologica sul nucleare, durante il Consiglio Ue di Bruxelles dei giorni scorsi, è stata l’ultima goccia. Ultimo tassello di una serie di azioni (o non azioni) che ora spingono Europa Verde ad annunciare il lancio, su change.org, di una petizione con l’obiettivo di chiedere le dimissioni di Roberto Cingolani. E, tra l’altro, non si tratta della prima petizione sulla piattaforma con la medesima finalità. L’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa da Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde. Secondo cui “senza un mandato del Parlamento e dimenticando l’esito di due referendum sul nucleare (l’ultimo dei quali si è svolto nel 2011, ndr) il ministro ha appoggiato la strategia francese per l’inserimento del nucleare nella tassonomia verde Ue, in cambio dell’inserimento contestuale del gas”. Nelle sue dichiarazioni, il ministro Cingolani ha più volte manifestato una certa apertura verso quella che ha definito “l’opzione più concreta” per l’energia dell’atomo, ossia l’utilizzo dei mini reattori a fissione che arrivano a produrre circa 300 MegaWatt.

Le posizioni espresse e le azioni mancate – Tra le ragioni della petizione, dunque, ci sono le opinioni espresse negli ultimi mesi sul nucleare e sul gas, ma anche alcuni commenti del ministro (come il ‘Non c’è Greta che tenga’ pronunciato alla Pre-COP26 di Milano – e le dichiarazioni nei confronti degli ambientalisti) e il mancato sostegno ad alcune delle iniziative a cui si è arrivati alla COP26 di Glasgow. Come “l’eliminazione delle auto a combustione entro il 2040 a livello globale ed entro il 2035” nei principali mercati e il documento contro l’inserimento del nucleare nella tassonomia Verde Ue, mentre nel Boga, l’alleanza dei Paesi che dicono stop all’utilizzo delle fonti fossili, l’Italia è entrata solo nella categoria Friends, praticamente come osservatrice. Nel frattempo, però, Roma ha confermato “il finanziamento delle trivellazioni nell’Artico, con la garanzia di Sace e Cassa Depositi e Prestiti, da 500 milioni di euro fino a un miliardo”. Senza considerare il rinvio della plastic tax.

Cingolani e Pnrr sotto accusa – Per i Verdi europei un’occasione mancata è stata anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Non finanzia il trasporto pubblico, solo l’1% dei treni regionali e degli autobus verrà sostituito”, destina 780 milioni di euro per la qualità dell’aria nelle città “quando l’Agenzia europea per l’ambiente dice che in Italia ogni anno oltre 50mila persone muoiono a causa dello smog nelle maggiori città italiane con un costo economico e sociale di oltre 40 miliardi di euro all’anno” e, sul fronte delle rinnovabili prevede (fino al 2026) 4,2 GW di potenza installata, “mentre servirebbero 5-6 GW all’anno fino al 2030”. I Verdi accusano Cingolani perché, mentre oggi si perde il 40% dell’acqua potabile, a questo problema sono destinati “solo 900 milioni di euro”, mentre appena 600 milioni sono stanziati per far fronte alla depurazione (nonostante l’Italia sia stata condannata dalla Corte di Giustizia per violazione della direttiva europea sulla qualità delle acque). “Il ministro fa la guerra all’auto elettrica – scrive Europa Verde – mentre il governo tedesco lancia un piano per un milione di ricariche elettriche e 15 milioni di auto elettriche entro il 2030”. E ancora si mantiene in vita il Piano energia e clima “che è fuorilegge rispetto agli obiettivi sul clima europei e internazionali”, il decreto semplificazioni “riduce le tutele su Via e Vas” e Cingolani “chiede ed ottiene dalla Ue di rivedere la strategia europea sulla riciclabilità totale della plastica, che risale al 2017, per evitare che la carta plastificata non venga messa al bando a partire dal 3 luglio 2021” e rinvia al 2023 la plastic tax.

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