La situazione del Covid in Italia e nel mondo appare estremamente grave e preoccupante. Per molti versi pare che la pandemia si stia trasformando in un fenomeno a carattere endemico e quindi permanente. La risposta sociale e politica a questa emergenza che dura da oramai quasi due anni è stata globalmente del tutto insufficiente. Varie sono le criticità.

In primo luogo quella strutturale rappresentata dal neoliberismo che ha smantellato i sistemi di tutela del bene primario della salute in molti Paesi, compreso il nostro. A quasi due anni di distanza dall’emergere del problema non sono purtroppo visibili cambiamenti significativi di rotta. Privatizzazioni e tagli di spesa continuano purtroppo ad affliggere il nostro sistema sanitario e per giunta molte Regioni non sono neanche riuscite ad apportare i necessari cambiamenti e ampliamenti alle terapie, incrementando la capacità di accoglienza di quelle intensive o meno. Si riaffacciano intanto sulla scena europea i protervi paladini dell’austerità che benefica la finanza egemone e rende difficile, se non impossibile, la realizzazione dei diritti fondamentali dei cittadini.

In secondo luogo, il ruolo di indiscussa supremazia di Big Pharma, le cui imprese, da Pfizer a Moderna alle altre, stanno realizzando enormi profitti approfittando del lavoro e dei fondi della ricerca pubblica su cui si sono innestati parassitariamente, giovandosi delle loro connessioni colla classe politica succube e inadeguata. Continuano a levarsi autorevoli voci a favore della necessità di rilanciare l’intervento pubblico nel settore, ma restano del tutto inascoltate. Stupisce che anche personaggi sedicenti di sinistra, come Roberto Speranza, restino del tutto subalterni a quest’ottica perdente e suicida.

Nessun passo avanti, in terzo luogo, sul terreno strategico della cooperazione internazionale in materia, se si eccettua qualche progetto, sia pure di grande importanza simbolica, come la cooperazione con Cuba sul terreno della sperimentazione del vaccino Soberana plus, portata avanti dalla ASL Città di Torino . L’Unione europea continua a impedire il libero accesso al vaccino da parte dei Paesi più poveri svolgendo un’opera di deplorevole ostruzionismo in sede di Organizzazione mondiale del commercio e in altre sedi internazionali. Il risultato è la proliferazione delle varianti, cui i governi europei tentano di opporsi in modo del tutto sbagliato ed ineffiace bloccando i voli da questo o quel Paese.

La diffusione di movimenti NoVax, NoGreenPass, NoMask, ecc. costituisce a sua volta un grave fattore di criticità. Si tratta di movimenti gravemente sbagliati, espressione di una forte disinformazione, confusione mentale e paure irrazionali, le cui cause di fondo vanno tuttavia comprese. Alla base c’è senza dubbio una forte sfiducia nei confronti dello Stato e della dimensione pubblica, ritenuti del tutto inadeguati e controllati dagli interessi del grande capitale. Sensazione che, per quanto detto in precedenza, non è del tutto infondata. Ma la risposta scelta dagli appartenenti a questi movimenti è quella dell’esaltazione anarchica e senza limiti della propria individualità, con riferimenti del tutto inappropriati alle libertà costituzionali, alla repressione del dissenso, fino ad evocare senza senso del ridicolo e della storia i lager nazisti, ecc.

Nascendo in polemica apparente col governo Draghi, questi movimenti confusionari e sconclusionati finiscono in realtà per rafforzarlo, alimentando ad esempio i divieti di manifestare ed altre limitazioni effettive delle libertà democratiche. Per altri versi essi contribuiscono a portare avanti l’affossamento del fondamentale principio di solidarietà, sancito dall’art. 2 della Costituzione: non a caso vengono spesso egemonizzati da gruppi neofascisti e neonazisti, anche se non manca qualche imbecille sedicente di sinistra. Se in Italia esistesse una sinistra degna di questo nome, essa dovrebbe invece insistere sulla tutela della salute come diritto collettivo e sull’affermazione della libertà di ciascuno in connessione col principio di solidarietà, da attuare anche sul piano internazionale sulla base dell’elementare assunto secondo il quale la salute o viene garantita a tutti gli otto miliardi circa di abitanti del pianeta o non potrà essere garantita a nessuno di essi.

In conclusione il governo Draghi dimostra, rispetto alle questioni del Covid come su altre, una preoccupante assenza pressoché totale di resilienza a partire dal significato psicologico del termine, secondo il quale essa consiste nella “capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”. Questo perché questo governo non è stato in grado di affrontare efficacemente le problematiche strutturali e politiche di fondo che rendono impossibile un’adeguata risposta alla pandemia. Ironia della sorte, è proprio questo governo scarsamente resiliente ad aver varato un Piano nazionale di ripresa e resilienza, che costituisce d’altronde a sua volta un esempio dell’inquietante inettitudine delle classe dominanti italiane e della loro disastrosa soggezione a logiche e scelte dettate esclusivamente a interessi contingenti.

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