Drogata e poi violentata, un incubo durato dieci ore. È questa l’accusa che una donna di 39 anni, residente a Milano, muove contro il 48enne Omar Confalonieri, l’agente immobiliare arrestato lo scorso 8 novembre dai carabinieri di Corsico per aver avvelenato due apertivi in un bar e averli portati a una coppia di clienti, che si trovavano con lui per valutare l’affitto di un box. Il veleno avrebbe provocato lo stordimento di entrambi e Confalonieri ne avrebbe poi approfittato per stuprare la donna.

Dopo i casi simili di Bergamo e Monza, entrambi del 2007, dove Confalonieri fu accusato di violenza sessuale e fu prosciolto nel primo ma condannato nel secondo, la presunta nuova vittima racconta una vicenda avvenuta a Milano nel 2013. Con una particolarità: lei è una parente acquisita dell’agente immobiliare. Lo conosce, talvolta lo incontra. Come quel pomeriggio, quando entra in un negozio per acquistare biancheria intima e si accorge della presenza dell’uomo. Che poi la accompagna a casa, dopo essersi fermato in una rosticceria per comprare due arancini siciliani. Secondo la vittima, è lì dentro che finisce la droga, sempre la stessa: farmaci a base di benzodiazepine. La donna si sveglierà dieci ore dopo in stato confusionale e con i ricordi annebbiati. Dopo qualche giorno riesce a ricostruire, anche se solo in piccola parte, ciò che è avvenuto. Così, davanti ai suoi familiari, telefona a Confalonieri.

Gli chiede conto del giorno precedente, di cosa ci fosse nel cibo, dei video pornografici trovati sul suo pc. Decide di registrare la telefonata, che ora è nelle mani della Procura. Si sente la voce agitata dell’agente immobiliare che prova a giustificarsi: le spiega che assume degli ansiolitici e che lei deve aver bevuto dal suo bicchiere, dove ce n’era ancora traccia. La donna non crede alla spiegazione, si fa visitare da un medico e si rivolge a un avvocato, ma ricorda poco, pochissimo. E alla fine decide di non avere elementi per una denuncia. Quando l’agente immobiliare viene arrestato, lo legge sui giornali e apprende i dettagli dal racconto delle vittime. Un po’ alla volta la memoria si fa più nitida. La mente torna a otto anni prima. Lui che la tocca nelle parti intime, le mostra filmati pornografici e le dice cosa gli piacerebbe fare. Sono gli stessi trovati il giorno dopo sul suo pc, a cui non riusciva a dare una spiegazione. Ricorda l’agente immobiliare sopra di lei e tutto il resto. Rivive quelle dieci drammatiche ore e ieri pomeriggio, davanti a pubblici ministeri Alessia Menegazzo e Letizia Mannella, mette ogni cosa nero su bianco. Infine consegna il materiale che ha conservato, senza più guardarlo, dal 2013 a oggi, tra cui un referto del Centro antiviolenza della clinica Mangiagalli di Milano. Lo sconvolgente racconto della donna sembra avvalorare la tesi della Procura: Confalonieri sarebbe uno stupratore seriale. Ora i magistrati cercano conferme a queste nuove accuse.

Sempre oggi i pm hanno ascolto altre due presunte vittime di Confalonieri, che però non sarebbero riuscite a riferire i fatti con precisione né a fornire riscontri sufficienti: il modus operandi, secondo quanto emerge dalle loro testimonianze, è sempre lo stesso, ma i ricordi sono ancora flebili. Al contrario del racconto della 39enne, dettagliato e circostanziato. Sarebbero inoltre in corso indagini su alcune telefonate acquisite agli atti, dalle quali si evincerebbe come i familiari dell’agente immobiliare fossero a conoscenza dei suoi comportamenti e dei suoi metodi per avvicinare le vittime, drogarle e violentarle.

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