Il governo aveva apparentemente messo sotto chiave la discussione: non si può applicare un metodo simile a quello dell’Austria (cioè limitare l’accesso ai luoghi pubblici solo ai vaccinati) senza i dati dell’Austria. Tradotto: per ogni decisione a favore di un inasprimento delle misure anti-Covid bisognerà aspettare l’evoluzione della curva. Ma nel giorno in cui l’Italia torna al livello di contagi di maggio e supera la soglia dei 10mila casi in un giorno, a riaccendere la miccia è il segretario del Pd Enrico Letta: “Io sono su questa linea, la più rigorosa che ci possa essere, se non si fa così fra qualche settimana torniamo in lockdown e poi sarà troppo tardi”. Per Letta “siamo in un momento delicato della pandemia, perché entriamo in una fase di scadenza della campagna vaccinale. Seguire questa vicenda e avere il massimo rigore possibile è legato al fatto che siamo in una fase in cui non si può assolutamente sbagliare”. Insomma, il leader democratico sostiene la linea delle Regioni che ieri avevano rilanciato la linea già espressa nei giorni scorsi dal presidente Massimiliano Fedriga. “La mia idea – aveva detto il governatore del Friuli Venezia Giulia – è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati”. Un orientamento condiviso da tutte le Regioni di centrodestra (Cirio, Fontana, Occhiuto, Toti), ma non dal leader del partito, Matteo Salvini: “Basta terrorizzare gli italiani. Stiamo lavorando per non chiudere, non proibire, niente a nessuno”. Una situazione che fotografa la spaccatura interna al partito che passa anche dalla polemica social di un deputato come Claudio Borghi Aquilini, proprio nei confronti di Fedriga: “Sta diventando geniale – ironizza Borghi – ‘Non abbiamo intenzione di proporre restrizioni per i non vaccinati, ma in caso di restrizioni generalizzate i vaccinati devono essere più liberi’: Fantastico. ‘Non voglio rinchiudere le donne, rinchiudo tutti tranne gli uomini'”.

Ma a frenare, rispetto alla linea dei governatori e di Letta, è anche il M5s: “In Italia, grazie a un tasso di vaccinazione tra i più elevati in Europa e a un uso esteso del Green pass, la linea adottata sinora dal Governo sembra la più adeguata per fronteggiare l’attuale quadro epidemiologico. Il tema del lockdown per i non vaccinati non è all’ordine del giorno”, scrivono in una nota i componenti grillini della commissione Affari sociali. “Non dobbiamo dimenticare mai che le misure devono sempre rispettare i principi di adeguatezza e proporzionalità a cui abbiamo aderito sin dall’inizio della pandemia” aggiungono. La premessa è la stessa ma la conclusione del ragionamento è più possibilista dalle parti di Forza Italia. La ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini all’Ansa dice: “Il governo sta monitorando in modo rigoroso i numeri e al momento non ci sono nuove restrizioni in vista. Se la situazione dovesse peggiorare nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, credo che dovremmo tenere in seria considerazione – come abbiamo sempre fatto – le istanze delle Regioni”. Il sindaco di Milano Beppe Sala non si dice esplicitamente contrario all’eventuale aumento delle restrizioni solo per i non vaccinati: “Il punto è che rispetto a questo tipo di regole c’è sempre un limite importante: come e chi fa i controlli”.

Sullo sfondo, però, ci sono i timori dei governatori rispetto alle attività economiche e – ora che si avvicina l’inverno – soprattutto per la stagione sciistica, che quest’anno sarebbe un riscatto dopo il blackout dell’anno scorso. L’Alto Adige, per esempio, spera di essere ancora in tempo per invertire la corsa verso il giallo e di conseguenza verso l’arancione e l’inevitabile chiusura degli impianti di risalita, almeno secondo le misure in vigore. Le Dolomiti potrebbero infatti approfittare del fatto che i centri sciistici in Austria stanno registrando una valanga di disdette di turisti tedeschi per le vacanze di Natale. Ma quello che succederà è ancora un’incognita.

L’Alto Adige rispetto all’Austria è messo nettamente meglio, anche se l’incidenza ormai è a 405 e la zona gialla è a un passo. Gustav Thoeni, albergatore ed ex campione di sci si dice preoccupato. “Siamo vicini alla stagione invernale – dice a Un giorno da pecora, su Radio1 – e dopo quello che abbiamo passato l’anno scorso, diventerebbe tutto molto più complicato. Siamo preoccupati, sarebbe un bel problema non poter aprire”. Thoeni non ha dubbi: “Meglio restrizioni al massimo piuttosto che le chiusure”. Secondo l’ex campione della valanga azzurra, “sugli impianti non c’è un grande rischio contagio, giusto alla risalita, il problema semmai è più nei locali chiusi”. Secondo il presidente degli albergatori altoatesini Manfred Pinzger, interpellato dall’agenzia Ansa, “anche in Alto Adige la situazione è tesa”, fa presente. “Spero che gli appelli a intensificare i controlli del Green pass e di farsi finalmente vaccinare trovino ascolto. Meglio tardi che mai, così il settore turistico potrà lavorare quest’inverno”, sottolinea Pinzger. All’agenzia LaPresse Andy Varallo, presidente di Dolomiti Superski Alta Badia, aggiunge che la chiusura degli impianti sarebbe “il disastro per l’economia di montagna. Noi siamo chiusi da marzo 2020 e i mesi invernali, per molte località, rappresentano il 90-95% del fatturato totale. Pensare di dover affrontare un’ulteriore stagione chiusa vorrebbe dire distruggere l’economia della montagna ma anche la possibilità di reperire risorse umane che vengano a lavorare stagionalmente”. Varanno spiega che in Alta Badia è stato messo a punto “un sistema di controllo automatizzato del green pass, che certifica anche l’identità dell’utente, grazie alla collaborazione con il Garante” che “potrebbe facilitare il governo a trovare delle soluzioni non troppo limitative per le zone arancioni e rosse”.

La storia della pandemia insegna che il passo dal giallo all’arancione è breve. Lo sa anche il governatore Arno Kompatscher che è stato a Roma. Il tema Covid è stato toccato anche durante un incontro con la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini. Per piegare la curva dei contagi si ipotizza il ritorno delle mascherine all’aperto e le Ffp2 sugli autobus. Da tempo Bolzano si sta impegnando per evitare la chiusura degli impianti di risalita in zona arancione. Lo chiedono anche le altre Regioni con centri sciistici. Lo sci – è questa l’argomentazione – è uno sport individuale all’aperto e dovrebbe essere trattato come tale. La questione attualmente è sul tavolo del Cts e a Bolzano c’è cauto ottimismo. “I mercatini di Natale restano osservati speciali, valutiamo di giorno in giorno la situazione ed eventuali misure più restrittive”, conferma Kompatscher.

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