In Francia esistono solo gli stage curriculari, che quindi possono essere svolti esclusivamente da chi sta facendo un percorso scolastico, formativo o universitario. In Germania invece è previsto il Freiwilliges Praktikum, simile al nostro stage extracurriculare, ma se la durata supera i 3 mesi la retribuzione è obbligatoria e l’importo non può essere inferiore al salario minimo previsto per legge, che per il 2021 è fissato ad almeno 9,60 euro l’ora (poco più di 1.500 euro al mese). In Italia, invece, per gli stage extracurriculari è semplicemente prevista un’indennità obbligatoria minima che nel Lazio – la Regione più virtuosa – è fissata a 800 euro al mese, ma può essere anche di appena 300 euro. E così i “tirocinanti” che però devono avere uno o più anni di esperienza sono diventati una delle principali storture del mercato del lavoro nel nostro Paese. “Lo strumento del tirocinio in Italia non è assolutamente pensato per gli adulti ma viene utilizzato anche per gli adulti. Molto spesso va a sostituire un vero contratto di lavoro, che servirebbe a persone che hanno famiglia, un affitto o un mutuo da pagare. È sbagliato anche dal punto di vista psicologico, perché significa far ‘retrocedere’ la persona, ignorare le sue esperienze pregresse”, spiega a ilfattoquotidiano.it Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti.

Tra le storie raccontate dai lettori che hanno partecipato alla campagna No al lavoro sottopagato del fattoquotidiano.it (inviando le loro segnalazioni a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it) emergono anche quelle degli stage-truffa. Come Alessio, 42enne che vive a Torino e si è visto proporre uno tirocinio di 600 euro al mese a 40 ore settimanali come addetto al reparto ortofrutticolo in un discount. “Ho una conoscenza diretta che lavora in quel discount e mi ha riferito che da almeno 10 anni vede passare stagisti ogni 6 mesi e nessuno di loro riceve uno straccio di contratto“, ha raccontato nella sua mail. “Spesso vengono proposti stage anche a persone che hanno delle esperienze e una scolarizzazione buona. In quel caso lo stage serve a chi assume a sfruttare il lavoro del dipendente”, commenta Voltolina. E i numeri, analizzati proprio di recente su repubblicadeglistagisti.it, confermano che il fenomeno dello stagista-adulto è in aumento: tra il 2012 e il 2019 (l’ultimo anno pre-Covid) le persone tra i 35 e i 54 anni che hanno svolto uno stage extracurricolare sono raddoppiate (da 26mila a 49mila in un anno). Un decennio fa gli over 55 stagisti erano poco più di 3mila in un anno, nel 2019 la cifra è schizzata a quasi 10mila, il triplo.

Durante la pandemia il numero dei tirocini attivati si è inevitabilmente ridotto, ma nel frattempo questa stortura si è accentuata: se i tirocini extracurriculari degli under 25 sono calati del 36% nel 2020, quelli degli adulti con più di 55 anni sono diminuiti solo del 20% (restano circa 8mila in un anno). Lo testimoniano anche altre mail dei nostri lettori: Antonio, 30 anni, è sviluppatore web e sta facendo uno stage a 500 euro con la speranza di essere assunto. Emanuele ha svolto un corso di preselezione in un’agenzia di consulenza finanziaria per poi scoprire che era uno tirocinio non retribuito. Per finire con la storia-simbolo dello stage infinito di Guglielmo: 10 mesi a 3 euro all’ora per almeno 11 ore di lavoro, alla fine è stato cacciato perché si è ammalato.

E in Francia e Germania esistono le stesse storture? “Confrontare è sempre molto difficile, perché il mercato del lavoro è molto diverso da Paese a Paese”, spiega Voltolina. Le differenze impediscono in partenza un raffronto numerico e statistico, di conseguenza “il confronto sarà per forza imperfetto”. Il presupposto da cui partire è che ogni “normativa ha dei pro e dei contro” e che tutela dei tirocinanti e precariato sono note dolenti anche nei due Paesi d’Oltralpe. In Francia, ad esempio, “idealmente tirocinanti adulti non ce ne sono perché lo stage deve essere legato a un percorso formativo”. Ma il precariato resta: secondo i dati 2020 dell’Insee (l’omologo dell’Istat), il 12,4% dei lavoratori ha contratti ad interim o di durata determinata o d’apprendistato. In totale sono 3,3 milioni di salariati. In Germania, invece, è stata usata la leva economica “per evitare che per un’azienda sia troppo conveniente prendere uno stagista piuttosto che un lavoratore”. “Il mercato del lavoro tedesco, però, prevede anche i mini-job“, sottolinea Voltolina. Sono lavori part-time (al momento non possono superare le 46 ore mensili) di breve periodo, pagati appena 450 euro al mese.

Come funziona in Francia
Le principali storture italiane riguardano i tirocini extracurriculari, quelli svolti da una persone non iscritta a un percorso formale di istruzione o formazione. In Francia questo tipo di stage non è previsto: esiste solo quello curriculare, lo stagista quindi può essere solamente uno studente. Come in Italia, il rapporto di stage è regolato da una convenzione. Quella francese, la Convention de stage, deve essere firmata sia dal tutor aziendale sia dal docente di riferimento dello studente. La durata massima è di 6 mesi e il tirocinio deve essere accompagnato da almeno 200 ore all’anno di insegnamento. Inoltre, a differenza dell’Italia, la normativa francese prevede l’obbligo di un’indennità per gli stage curriculari che durano più di due mesi. La tariffa oraria della cosiddetta gratification a fine 2020 era fissata ad almeno 3,90 euro l’ora. Sono circa 550 euro al mese che l’azienda deve pagare allo studente stagista.

“Prima di ‘Repubblica degli stagisti’ in Italia, nel 2005 è nato il collettivo francese Génération précaire che è riuscito a fare pressione sul governo e far approvare la legge attualmente in vigore”, racconta Voltolina. Un quadro normativo che “virtualmente non prevede mai la possibilità di gratuità“, se si escludono però gli stage che durano solo due mesi. “Sicuramente dalla Francia noi dovremmo imparare a non distinguere tra stage di serie A e stage di serie B”, spiega Voltolina. Che però sottolinea come introdurre in Italia il metodo francese necessiterebbe di alcuni passaggi cruciali: “Servirebbe innanzitutto una legge molto tutelante per gli stage curriculari, che in questo momento nel nostro Paese sono deregolamentati“. Poi ci sarebbe bisogno di “un periodo di transizione di almeno 2-3 anni, per consentire a chi non ha svolto tirocini durante il suo percorso formativo di svolgere ancora quelli extracurriculari”.

Come funziona in Germania
In Germania invece, come in Italia, esistono stage curriculari ed extracurriculari. I primi sono chiamati Pflichtpraktikum (praticantato obbligatorio), i secondi Freiwilliges Praktikum (praticantato volontario). Anche la normativa tedesca – come quella italiana – non prevede una remunerazione minima per il Praktikum obbligatorio, ovvero quello svolto da chi sta seguendo un percorso scolastico, formativo o universitario. Le differenze con il nostro Paese invece emergono chiaramente se si parla di tirocini extracurriculari, quelli che i tedeschi definiscono volontari. Questo tipo di stage può essere svolto sia da uno studente sia dopo il conseguimento del titolo di studio: la durata è di 3-6 mesi, estendibili fino a 12. La retribuzione è obbligatoria ai sensi della legge sul salario mimino del 2015 e appunto la paga oraria non può essere inferiore a quella fissata per legge (9,60 euro nel 2021). Esistono però dei paletti: ad esempio, per ricevere il compenso, la durata del tirocinio deve essere superiore ai 3 mesi. Il ministero del Lavoro tuttavia mette a disposizione un portale ad hoc (ma anche una linea telefonica) tramite il quale i tirocinanti possono facilmente sapere quale indennità spetta loro per legge.

“Nell’analizzare la soluzione tedesca non si può sottovalutare la forza del mercato del lavoro in Germania, dove la disoccupazione (anche giovanile) è molto più bassa e quindi applicare il salario minimo anche agli stagisti è stato ritenuto possibile“, commenta Voltolina. In Italia “l’emolumento andrebbe nella direzione della soluzione francese”, dove l’indennità media è intorno ai 550 euro al mese. Tuttavia la giornalista sottolinea anche “un paradosso di una legge che prevede una tutela molto alta per gli stagisti: in questi anni c’è stata una fuga delle aziende verso gli stage che non rientrano sotto il cappello della legge sul salario minimo”. Un report del ministero del Lavoro tedesco infatti segnala, senza inserire dati, che “l’introduzione della legge sul salario minimo tende a portare a uno spostamento verso rapporti di tirocinio” che non richiedono questo tipo di indennità. Quindi “bisogna sfatare il mito che tutti gli stagisti in Germania prendano 1500 euro al mese” ma, conclude Voltolina, “non è che gli altri tirocinanti tedeschi restino senza emolumento. L’indennità media 10 anni fa era circa 700 euro, mentre dopo l’introduzione della nuova normativa è salita a 1.100 euro al mese”.

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