di Giuseppe Varvaro

Si intitola “Strategia forestale nazionale” (Sfn) ma si affida ai modesti (e diradati nel numero) vivai boschivi delle Regioni: è la relazione tecnica preliminare che farà da base al relativo Decreto – del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) – di cui si doterà l’Italia entro il 2021, anno del G20 italiano e della Cop26 di questi giorni sui cambiamenti climatici.

Secondo il Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia 2017/18 (Raf2019), una delle basi informative della relazione Sfn, i vivai forestali pubblici si sono ridotti a un centinaio. Nella sola Liguria, a esempio, i vivai forestali adesso sono due (Raf 2019), mentre erano otto nel 1977, come ricordato nel saggio Materiale di propagazione forestale e conservazione della biodiversità – il caso studio della Liguria, Manuali e linee guida 28/2003 Apat. I dati raggranellati nel Raf 2019 attestano che la superficie di estensione media di questi vivai è di circa quattro ettari e che la produzione per unità/superficie è stimata, per approssimazione, al valore medio di circa 13mila piantine per ettaro.

La relazione Sfm evidenzia pertanto che per il “materiale di propagazione forestale” (Mpf) occorre intervenire con un’azione specifica, anche se poi non è in grado di individuare gli indicatori di monitoraggio! La relazione Sfn, programmatica del prossimo ventennio, su questo fronte confessa e pronostica incoerenze con vari indirizzi strategici: Agenda 2030 Sviluppo sostenibile, Strategia Clima Energia, Strategia energetica Sen2017, Strategia adattamento cambiamenti climatici, Strategia bioeconomica. Per pronostici meno infausti l’Italia dovrebbe convertirsi a perseguire pienamente l’Obiettivo globale numero 4 del Piano strategico delle foreste delle Nazioni Unite (Psnuf) 2017-2030, che invita a mobilitare, in modo significativo, risorse finanziarie nuove e aggiuntive da tutte le fonti, per l’attuazione di una gestione forestale sostenibile, e rafforzare la cooperazione e i partenariati scientifici e tecnici.

Invece, il Testo unico sulle foreste (Tuff 2018) ha improntato il settore sia all’ossequio della regola dell’invarianza finanziaria pubblica, sia all’esclusione del Ministero dell’Università e ricerca dalla “concertazione” sulla Sfn, rivolta solo a Mipaaf e Ministeri dell’Ambiente (oggi della Transizione ecologica), dei Beni culturali e dello Sviluppo economico (priva di una prospettiva sistemica e poco consona a una “strategia” appare la sola norma programmatica del Tuff 2018, che “promuove” collaborazioni con università ed enti di ricerca).

Nel 2019 – anno in cui in Germania è stata lanciata, come esempio virtuoso di Internet of Trees, la piattaforma online Baum 4.0, che consente a chiunque e in tempo reale non solo di vedere, ma anche di monitorare, nel loro stato fisiologico e fenologico, gli alberi della foresta bavarese – in Italia presso il Mipaaf l’impronta del Tuff 2018 è stata ricalcata nella composizione del Tavolo di concertazione permanente del Settore forestale, che non contempla oneri aggiuntivi (gettoni di presenza), né la presenza dell’Università.

Di questo stato di cose la relazione Sfn dà apertamente conto: certifica inadeguate coperture finanziarie; indica, tra gli elementi di debolezza, lo scarso livello di innovazione culturale e tecnologica delle imprese forestali; programma un’azione operativa di Ricerca e sperimentazione e trasferimento tecnologico.

Nella brulla politica dei vivai, che bramerà semi da piantare, un seme di speranza per una nuova “visione strategica” è germogliato quest’estate a Pistoia. Lì il Distretto vivaistico, seppure del settore ornamentale privato, ha nominato a proprio capo, come presidente, il prof. Ferrini, dell’Università di Firenze, pluripremiato dall’International Society of Arboriculture (ISA).

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