Ci risiamo: dopo una breve pausa dovuta al Covid, ecco che riparte il teatrino dei big politici, con tanto di cocktails, cene e foto di gruppo, tutte rigorosamente senza mascherina.

Questa volta però l’assurdità della farsa è palese: sullo sfondo della crisi climatica che rischia, in un futuro non troppo lontano, di estinguere la nostra specie, ci si incontra a Roma per il G20 e a Glasgow, subito dopo, per il Cop26. Aerei di linea, jet privati e velivoli di stato, su cui viaggiano i capi dei governi con al seguito assistenti e stampa, sono volati a Roma per poi rialzarsi in volo per Glasgow prima di tornarsene nel proprio continente e nazione. A questa massa critica si sono aggiunti tutti i partecipanti al Cop26, molti dei quali sono arrivati su uno dei 400 jet-privati che hanno mandato in tilt l’aeroporto di Glasgow. Abbiamo idea di quanta CO2 l’incontro di Roma e quello di Glasgow abbiano prodotto?

Incidentalmente, è impossibile trovare una risposta, nessuno si è dato la briga di fare un calcolo, anche molto, molto approssimativo, su questo aspetto. Eppure, bisognerebbe iniziare proprio da questo inutile spreco per parlare seriamente di clima.

Un aspetto mai discusso del problema climatico è il marketing politico in casa e all’estero: questo consuma molto carbonio. Joe Biden è atterrato a Roma con il suo Air Force One carico di giornalisti e amministrazione di supporto, inclusi coloro che portano la valigetta del nucleare, che lo accompagna dovunque. Tutta questa gente si è mossa con una carovana di 85 macchine, per la maggior parte Suv, e dalle foto non sembrano auto elettriche ma a benzina o a diesel. Con questo codazzo di carbonio costantemente al seguito, Biden è andato dal Papa a farsi benedire per quello che farà per salvare l’umanità dalla catastrofe climatica. E magari Sua Santità lo ha anche benedetto per questo!

Intanto a casa sua, il presidente americano ha concesso ai produttori di carbone di continuare ad estrarre il fossile a patto che catturino le emissioni di CO2 da loro prodotte. Ma quali? Quelle relative all’estrazione o tutte, incluse quelle prodotte dal consumo? Come sempre di questi particolari non si parla. Neppure sanno gli americani che ad oggi non esiste negli Usa una tecnica applicata per catturare il CO2 emesso dalla produzione di carbone ben testata e che funzioni. Propaganda verde, dunque. La verità è ben diversa: a fronte della crisi energetica la cessazione dell’uso del carbone verrà posticipata e questa vergogna sarà nascosta con la foglia di fico della “cattura” dei suoi gas mortali.

Prima di partire, Biden ha annunciato un programma di spesa di 1,75 trilioni di dollari per progetti di energia verde e antinquinamento che vuole sia votato dal congresso. Il costo è 555 miliardi di dollari che verranno prodotti, come ormai è di prassi, battendo qualche tasto sulla tastiera del tesoro americano, ma anche di questa tecnica non si parla mai e gli americani sono convinti che saranno le loro tasse a pagare la riconversione verde. Con questo annuncio Biden è volato in Europa senza preoccuparsi della scia di carbonio che si lasciava dietro.

Perché il G20 e il Cop26 non si sono svolti nello stesso posto per contenere l’impronta di carbonio? Sarebbe stato un gesto significativo per il mondo. Ma a Mario Draghi e a chi lo sostiene su entrambe le sponde dell’Atlantico faceva comodo la foto davanti alla fontana di Trevi al centro dei colleghi leader politici e non più di lato insieme ai banchieri centrali. Il G20 di Roma, che non ha prodotto nulla, un comunicato neutro dove non ci si impegna a fare nulla, è servito a sancire la posizione politica dell’ex tecnico che ormai è a tutti gli effetti una figura politica. Piace agli italiani questa immagine e piace al resto del mondo. La campagna di marketing politico ha funzionato benissimo, i costi in termini di emissione di carbonio sono stati alti, ma non importa: non se n’è accorto nessuno.

Si può andare avanti elencando le politiche di marketing degli altri politici, da Boris Johnson a Glasgow a Emmanuel Macron, che dopo una puntatina in Scozia se ne è tornato a casa, ma non ne vale la pena. Più importante è l’assenza di Vladimir Putin e di Xi Jinping, rispettivamente grossissimo produttore e consumatore di energia fossile, sia dal G20 che dal Cop26: qualsiasi accordo che verrà raggiunto senza di loro varrà ben poco.

Se continuiamo così, ignorando l’evidenza, nutrendoci della propaganda del marketing politico e rallegrandoci che il clima alzi questo gran polverone di CO2, allora forse i cambiamenti climatici ce li meritiamo!

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