Era agosto quando i vertici del motomondiale decisero di annullare, per pandemia, il Gran Premio di Sepang. La gara sarebbe stata recuperata in Europa, in Italia, a Misano Adriatico, che avrebbe così ospitato due gran premi in poco più di un mese. L’edizione settembrina, in occasione del gran premio di San Marino, c’è già stata e ha celebrato la vittoria di Pecco Bagnaia. Il recupero della gara di Sepang si farà nel weekend 22-24 ottobre.

La città malese e la data ci fanno andare subito con la mente a quel 23 ottobre 2011 e a Marco Simoncelli. Sono passati dieci anni dal tragico incidente. Nato a Cattolica e cresciuto a Coriano, le due città sono divise da pochi chilometri e, nel mezzo, il circuito che oggi porta il suo nome, Il Misano World Circuit Marco Simoncelli, dove si corre domenica.

Il numero 58, c’è da starne certi, spiccherà sulle tribune del circuito riminese e, ironia della sorte, sarà affiancato dal 46. Inevitabile omaggio a Valentino Rossi, giunto all’ultima gara della carriera su suolo italiano. Il Dottore ha già parlato della mancanza di Marco, di quel dolore che inevitabilmente porta dentro: “Mi manca molto Marco, soprattutto come amico, perché ci siamo divertiti molto insieme. Abbiamo creato l’Academy in suo onore perché è stato il primo pilota che abbiamo aiutato. Non è niente di speciale e sarebbe meglio averlo qui con noi, ma è quello che possiamo fare”.

Inevitabile come fu l’impatto della sua moto e quella di Colin Edwards su Simoncelli che gli scivolava davanti in quel giorno maledetto. Ancora fa male pensarci nonostante siano passati già dieci anni. Tante le cose create in ricordo di Simoncelli e che operano quotidianamente nel sociale, su tutte la Fondazione e Casa Simoncelli. È stato creato un centro diurno, una struttura che accoglie disabili e una casa in un orfanotrofio in Repubblica Dominicana per ospitare ragazzi disabili. In Italia hanno appoggiato il pronto soccorso e la Croce Rossa di Rimini per acquistare un ecografo e un’ambulanza pediatrica.

Si fa tutto col cuore ma è sempre difficile lenire un dolore enorme, improvviso, generatosi in pochissimi istanti. Le parole di Kate Freddi, allora fidanzata del Sic, sintetizzano bene tutto questo: “La mia vita cambiò in una manciata di secondi. Da allora ho a che fare con un’ansia permanente. Per fortuna siamo fatti per sopravvivere, la mente cerca di allontanare il dolore. Non lo annulla, lo attenua un po’”.

Il dolore personale e la tenacia della famiglia Simoncelli, gli appelli di piloti e addetti ai lavori non hanno però posto rimedio al rischio in pista. Il rischio zero non esiste in un mondo dove dal 1949 ad oggi si contano 47 vittime. L’ultima è stata Jason Dupasquier: non aveva ancora compiuto 20 anni il giovane svizzero morto a seguito di un incidente durante le qualifiche del Gran Premio d’Italia di quest’anno. Sulla sicurezza in pista mi piace ricordare le parole semplici e nette di Paolo Simoncelli, il papà di Marco: “Il punto fondamentale è l’educazione, che nasce dalle minimoto, da quando i piloti salgono in sella per la prima volta. Bisogna essere più duri da subito. Un altro aspetto importante è il numero di piloti al via: ridurlo potrebbe aiutare”. Un messaggio da recepire e mettere in pratica, sempre.

Cacciando via la tristezza godiamoci questo Gran Premio pieno di ricordi, saluti e omaggi. Per primo quello del Sic. Nella mia mente resta fissa l’immagine di lui festante, con le braccia aperte a mimare il volo sulla moto col numero 58. Resterà la voglia di divertirsi e sorridere, l’unico modo che Marco Simoncelli conosceva per affrontare la vita.

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