“Vorrei fare dell’Italia un modello per tutta l’Europa”. Nikolaus Widmann ha 28 anni, è altoatesino di nascita e berlinese di adozione. Ha deciso di tornare in Italia per fondare la sua azienda. Si chiama Inewa, ed è una società per la transizione energetica con sede a Bolzano. “Sinceramente non sento di essermene mai andato”, sorride. Papà altoatesino e mamma veneziana, dopo il liceo classico a Bolzano Nikolaus ha proseguito gli studi in Olanda in Economia e Informatica presso la Maastricht University School of Business and Economics. “Sono cresciuto in una realtà a cavallo tra la cultura italiana e quella tedesca”, ricorda al fatto.it. Fin da quando frequentava le scuole superiori Nikolaus aveva ben chiaro “quanto fosse importante fare esperienza all’estero”, per “allargare i miei orizzonti e vedere le opportunità che offre il mondo, anche perché viviamo in un sistema di economie interconnesse, a livello europeo e globale”. È anche per questo motivo che ha deciso di andare a studiare in Olanda. In Germania, nel 2014, Nikolaus a 22 anni è entrato a far parte di una delle principali aziende tedesche di ingegneria energetica, prima come tirocinante e poi come responsabile per la digitalizzazione. Nel 2017 crea uno spin-off dell’azienda per la quale, nel frattempo, si occupa anche dello sviluppo dei mercati internazionali, in particolare in Austria e soprattutto Italia. “E quando la società è stata acquisita da un grande gruppo internazionale da 600 milioni di euro di fatturato i nuovi azionisti mi hanno chiesto di rimanere e sviluppare il business in Austria e Italia. Così, nel 2020, è nata inewa”.

Nikolaus è tornato in Italia, a Bolzano, dove oggi guida un team di 25 persone. “Le mie radici mi hanno sempre tenuto legato al mio Paese. Ho a che fare con manager che in media hanno il doppio della mia età – sorride –. La transizione energetica è una sfida da vincere, con serietà. Non basta raccontare la favola della sostenibilità, ma occorrono interventi con impatti sul lungo periodo”, continua. “Mi impegno molto, ma mi diverto. Diciamo che mi piace affrontare sfide nuove e in azienda ci motiviamo a vicenda”. L’ambizione è diventare in pochi anni “una delle principali aziende di soluzioni energetiche sostenibili in Italia”.

Nikolaus è convinto che la formazione universitaria italiana sia di alto livello. “Sento spesso dire che bisognerebbe rafforzare il collegamento con il mondo del lavoro e dell’impresa: è vero. Nella mia esperienza universitaria all’estero abbiamo lavorato molto su casi reali, in collaborazione con aziende, e questo mi ha consentito di collegare la teoria con la pratica”.
Oggi Nikolaus è il più̀ giovane amministratore delegato all’interno del grande gruppo internazionale di cui fa parte la sua azienda. Fare innovazione, per lui significa “ripensare costantemente i propri modelli per ottimizzarli, impegnarsi ogni giorno per migliorarsi, farsi ispirare da quello che succede intorno a noi, ma con una costante attenzione alla sostenibilità”. Se dovesse dare un consiglio ai giovani italiani, ecco, dopo la sua esperienza, sarebbe proprio quello di “rimanere legati alle proprie radici e confrontarsi con il mondo”. Ma anche aspirare “a raggiungere traguardi ambiziosi, non arrendersi, imparare dagli errori, coniugare il successo personale con il benessere della società e dell’ambiente”. Cosa ha spinto questo giovane manager a tornare in Italia da Berlino? “Sinceramente non sento di essermene mai andato – risponde –. Vivo a Berlino, ma mi sento a casa tanto in Italia che in Austria e Germania, e in questo senso mi considero un cittadino europeo”. Ha mai pensato come sarebbe stata la vita se non fosse partito? “Avrei avuto meno possibilità di confrontarmi con realtà che si muovono a livello internazionale – risponde –. Insomma, avrei avuto difficoltà a capire come si muovono i protagonisti del mio settore”. Per Nikolaus l’Italia è un Paese “fantastico, creativo e pieno di opportunità. Riconosco però – conclude – che non è sempre facile e che molte persone decidono di andarsene, perché trovano migliori condizioni economiche in altri Paesi”.

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