“Ti stai lavando la faccia”. “Sono venuto a darvi la solidarietà della Regione Puglia, sono stato iscritto al Partito Comunista”. “C’è Casapound in Consiglio Comunale”. “State confondendo un fatto gravissimo, con una storiella locale”. “Sei stato ambiguo, li avete legittimati”. “Abbia rispetto di Nardò”. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è stato contestato davanti alla sede della Cgil di Nardò, in provincia di Lecce, dove era andato, su invito della segreteria provinciale, a portare la sua solidarietà per l’assalto fascista di sabato pomeriggio nella sede nazionale di Roma.

Alla base del battibecco, postato sulla pagina Facebook della Cgil Lecce e andato avanti per oltre 10 minuti, c’è il supporto elettorale dato da Emiliano a Pippi Mellone, il sindaco appena rieletto con il 74% delle preferenze. Mellone, appoggiato anche da esponenti di Casapound, negli scorsi anni si è reso protagonista della partecipazione alla commemorazione di Sergio Ramelli, il militante di destra ucciso a Milano nel 1975, durante la quale chiamò il rito del ‘presente’. Non solo: Mellone disse che l’Anpi Lecce andava sciolta perché “un pericolo per la democrazia”. Nonostante tra i candidati di Mellone ci fossero diversi ex esponenti di Casapound, compreso Pierpaolo Giuri, il consigliere più votato, Emiliano ha apertamente sostenuto la candidatura del sindaco.

“Ha gettato le nostre bandiere nel fosso, ha appoggiato un fascista”, hanno urlato i presenti a Emiliano che rivendicando la collaborazione con Mellone nell’accoglienza dei lavoratori dell’agricoltura ha replicato: “Forse ne avremmo dovuto parlare prima – ammette – Ma non confondente i fatti gravissimi di Roma con quanto avvenuto qui. Non posso pensare che il 75% della popolazione di questa città sia fascista”. E ancora: “La Regione Puglia inizia una battaglia per lo scioglimento di Forza Nuova e Casapound, la condurremo fino alla fine. Nardò non è una città fascista, non è la capitale di Casapound”.

La segretaria generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi, è intervenuta per placare gli animi: “Noi non siamo fascisti, non ci comportiamo come i fascisti. Mi faccia dire, presidente: qui c’è grande amarezza per quanto è successo. Lei è venuto qui, l’ho invitata io, per dare un forte segnale”. Poi ha risposto ad Emiliano: “Noi sui valori costituzionali non siamo disponibili a trattare, sono valori di tutti. Non della Cgil. Se qualcuno continua a dire che l’Anpi va sciolta, che il fascismo non esiste, la Cgil sarà seduta sempre dall’altra parte. Dobbiamo ricostruire un pezzo di sinistra antifascista”.

Il governatore pugliese, come già aveva fatto dopo il voto, è tornato sul punto legato al ‘percorso’ di chi viene da destra: “Chi ha una storia diversa dalla nostra, deve essere messo in condizione di fare un percorso. Bari era piena di fascisti, oggi è un simbolo del progressismo del Mezzogiorno. Dobbiamo consentire a chi pensava di essere fascista di riconoscere il male che c’è dentro chi durante una pandemia pensa di trovare spazio per cambiare la storia d’Italia”, ha detto dopo oltre dieci minuti di battibecco.

Video dalla pagina Facebook Cgil Lecce

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