Gol, emozioni. In una parola: spettacolo. Da Milano a Roma è stata la giornata del bel calcio, magari non perfetto, perché ci sono stati anche errori, disattenzioni, rimpianti, ma divertente. Avete visto Inter-Atalanta? Se non lo avete fatto, guardatela, almeno gli highlights, che dureranno una mezzora buona tra gol, occasioni da una parte dall’altra, ribaltamenti di fronte. Da quanto in Serie A non si vedeva una gara così? Il risultato è quasi un dettaglio, anzi un puro caso, perché mai come stavolta poteva vincere chiunque. E lo avrebbero davvero meritato entrambi. Da una parte i nerazzurri di Simone Inzaghi, che hanno sprecato il rigore decisivo nel finale dopo un’ora almeno di altissimo livello, forse giusto un po’ troppo intermittente (fatale il blackout nel primo tempo costato due reti). Dall’altra la banda di Gasperini, che dopo il solito avvio a rilento sembra già tornata sui suoi standard, e ha dimostrato una volta di più di potersela giocare alla pari con tutti, almeno in Italia. Due squadre forti, due squadre piacevoli che per novanta minuti di fila si sono affrontate a viso aperto con un’intensità che di solito si vede in Premier League, in Europa, quasi mai in Italia.

Due volte in meno di 24 ore, quasi troppa grazie. Anche il derby della Capitale non è stato da meno, per emozioni. Non certo per qualità, c’è un abisso fra quanto assistito all’Olimpico e San Siro: tantissimi errori, giocate inferiori, squadre meno mature (e probabilmente anche meno pronte, almeno per il momento). Sempre meglio però di certi derby paralizzati dalla tensione e dalla paura di perdere, più calcioni che calci, se ne sono visti tanti in passato: pur coi loro limiti, Lazio e Roma hanno voluto giocarsi la loro partita, per vincere e non solo per non perdere. Forse è solo un caso. O forse no, perché questa nuova Serie A magari non sarà la migliore degli ultimi anni, non può esserlo di certo dopo aver perso Ronaldo e Lukaku, durante la più grave crisi economica degli ultimi decenni e un mercato asfittico. Però potrebbe non essere poi così male, senza più un padrone e con tanti allenatori votati al bel gioco. Si parla tanto di campionato livellato verso il basso, e sicuramente non esiste più una corazzata, ma questo vuol dire anche che tutti possono aspirare a vincere (cosa, lo dirà il campo): di grandi sfide, scontri più o meno diretti, ce ne saranno tanti e tutti combattuti.

Per un motivo o per l’altro, poi, quasi tutte le big sono finite in mano a un tecnico con un’idea di calcio propositivo. L’Inter di Inzaghi gioca meglio dell’Inter di Conte (pur senza averne neanche lontanamente la solidità). L’Atalanta è una garanzia. Sarri alla Lazio non è ancora riuscito a mostrare quasi nulla di sarrismo, ma è comunque un ritorno gradito. Spalletti ha sempre fatto giocar bene le sue squadre e il suo Napoli (punteggio pieno, sei vittorie su sei, primato in solitaria) in questo momento è una meraviglia per gli occhi. Persino Pioli si è talmente votato al giochismo che (ipse dixit) vorrebbe vietare alle squadre di passare indietro la palla dopo aver superato il centrocampo. Della vecchia guardia, della vecchia idea di calcio, è rimasto solo Allegri, ma pure la sua Juve in questo momento per vincere sembra aver bisogno di fare sempre un gol in più dell’avversario. Poi lo scudetto è un’altra storia, per quello non basterà lo spettacolo. Intanto, divertiamoci.

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