I primi 328 contratti scadono il 21 settembre. Poi, a seguire, quelli di tutte le 800 persone assunte in somministrazione dalle Prefetture di mezza Italia e dal Ministero dell’Interno. Senza la possibilità di essere stabilizzati. Il loro compito? Beffa del destino: far emergere i rapporti di lavoro irregolare nel settore dell’agricoltura, del lavoro domestico e dell’assistenza alla persona. La celebre misura per “braccianti e colf” di Teresa Bellanova (Dl 34 del 19 maggio 2020), che fece emozionare fino alle lacrime l’ex ministra dell’Agricoltura di Italia Viva. Un piano per l’emersione di lavoratori stranieri senza documenti in Italia che alimentano il vortice del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. Per farlo partire – peraltro con risultati deludenti – le Prefetture, con l’acqua alla gola causa organici sottodimensionati, anche in questo caso hanno fatto ricorso agli interinali. Come succede ormai da quasi 20 anni in nome dell'”emergenza immigrazione”.

Sono 800 le figure professionali selezionate da Manpower per conto del Viminale “per la somministrazione di lavoro a tempo determinato e servizi connessi, a supporto degli Sportelli Unici per l’Immigrazione presso le Prefetture e del Ministero dell’Interno”, come si legge nella convezione stipulata fra il colosso delle Agenzie del Lavoro e il ministero il 30 dicembre 2020, dopo regolare procedura negoziata. La stazione appaltante affidava a Manpower l’incarico di somministrare a tempo determinato per 6 mesi, a 36 ore settimanali, il contingente di lavoratori. La convenzione del valore complessivo di 16,9 milioni di euro prevede una fatturazione da 20,27 euro lordi l’ora e un buono pasto del valore di 7 euro per i 120 giorni di durata dell’incarico. Stipendio buono, ma senza alcuna possibilità di trasformarsi in un lavoro stabile: sono stati selezionati da Manpower con criteri diversi da quelli di un concorso pubblico e per lavorare su un progetto – quelle delle emersioni – con la data di scadenza. “Speriamo almeno in una proroga di qualche mese” dice al fattoquotidiano.it Sara (nome di fantasia) che è entrata nel circuito lavorativo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno già anni fa come “volontaria” del Servizio Civile e solo dopo come interinale.

La “sanatoria” voluta da Bellanova nel decreto Rilancio del 2020 ha portato a dei risultati, ma ha mostrato anche tutte le sue carenze: 207.542 le domande ricevute dal Ministero dell’Interno per l’emersione di rapporti di lavoro con soggetti extracomunitari privi di permesso di soggiorno lavorativo, secondo gli ultimi dati rilasciati dal Viminale a Ferragosto. Su una platea stimata – nei soli due settori lavorativi in considerazione – di 451mila lavoratori. E solo un terzo delle domande è stato esaminato. Sei mesi probabilmente rimangono troppo pochi per attivare una macchina di queste dimensioni. A Roma si sta trattando proprio in queste ore per andare verso una proroga del contratto con Manpower, trovando una nuova linea di finanziamento per coprire la spesa. Ma le polemiche politiche non aiutano. L‘immigrazione è un tema divisivo nella maggioranza di governo e gli attacchi costanti e quotidiani della Lega e del suo leader, Matteo Salvini, alla ministra Luciana Lamorgese non rendono certo i temi del “lavoro nero” e delle emersioni di primaria importanza.

Rimane comunque un nodo. Quello degli organici in forza alla pubblica amministrazione. “Le prefetture? Ci vedono come una manna dal cielo, sono totalmente in panne sul tema delle emersioni”, racconta la lavoratrice. Da diversi uffici territoriali arrivano lamentele sulle piante organiche sottodimensionate, la carenza di personale e richieste dai Prefetti di allungare i tempi per i lavoratori in somministrazione. Per svolgere l’attività straordinaria legata alla sanatoria – certo – ma anche per l’ordinaria amministrazione. La fornitura di manodopera da parte di Manpower non è certo un caso raro. In precedenza vi erano state assunzioni di amministrativi con Gi Group a favore di Questure e Commissioni territoriali per la valutazione dei richiedenti asilo. Con contratti a termine rinnovabili fino a due anni.

Da 20 anni il leit motiv rimane lo stesso “Lo stato di emergenza sul territorio nazionale per proseguire le attività di contrasto all‘eccezionale afflusso di cittadini stranieri extracomunitari giunti irregolarmente in Italia” si legge in una vecchia ordinanza della Presidenza del Consiglio datata 31 gennaio 2003, con il secondo governo Berlusconi, che autorizzava “il Ministero dell’interno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ad utilizzare, tramite una o più imprese di fornitura di lavoro temporaneo, nel limite massimo rispettivamente di 900 e 350 unità, prestatori di lavoro temporaneo”. Con il compito di “completare, con urgenza, le procedure di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari connesse alla titolarità del rapporto di lavoro e dei correlati diritti derivanti dallo status giuridico”. Nonostante negli anni i dati sugli arrivi abbiano visto forti oscillazioni, sul fronte delle assunzioni in somministrazione nulla è mai cambiato.

Per non parlare dei continui bandi del Servizio Civile, utilizzati per coprire figure standard. Nel 2019 si decideva di utilizzare 613 volontari per l’attuazione di 15 progetti presentati dal Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. I compiti dei “volontari”? Decine di mansioni che vanno dai colloqui con i richiedenti asilo, alla compilazione di report per il Ministero sulle presenze/uscite nei centri di accoglienza, passando per ispezioni nelle strutture, fino a tutte le procedure relative a inserimenti nei progetti (Sprar/Siproimi), reintegri per ricorsi in tribunale e segnalazioni dall’Unità Dublino per migranti provenienti da altri Paesi europei.

aggiornamenti: Martedì 21 settembre Manpower ha prorogato di tre mesi i contratti

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