Terza dose di vaccino anti Covid anche in Inghilterra. È arrivato il via libera ufficiale dai consulenti medico-scientifici del governo di Boris Johnson alla somministrazione per tutti gli over 50 del Regno Unito. L’annuncio è arrivato da Downing Street attraverso Jonathan Van-Tam, deputy chief medical officer dell’Inghilterra, e la responsabile dell’agenzia del farmaco britannica (Mhra), June Raine. Van-Tam ha definito “incredibile” il successo garantito finora dai vaccini, con una stima di 112.000 morti e 24 milioni di contagi evitati nel Regno. Ma ha avvertito che la pandemia non è ancora finita e che potranno esserci fasi “accidentate” nell’inverno.

Quello della terza dose è uno dei pinti del piano delineato dal governo Boris Johnson per cercare di tenere a bada il Covid nei mesi autunnali e invernali senza ricorrere a nuovi lockdown. Il piano sarà illustrato in dettaglio nel pomeriggio alla nazione dal premier Tory e al Parlamento dal ministro della Sanità, Sajid Javid. La terza dose sarà Pfizer. I consulenti scientifici avevano indicato negli over 70 e ai pazienti cronici a rischio le categorie prioritarie prima di un coinvolgimento generalizzato degli ultracinquantenni. Ieri è stato inoltre l’ok al governo sull’estensione della campagna di vaccinazioni britannica – finora riservata agli over 16, con l’81% del totale già coperto da entrambe le dosi e il 90% almeno da una – anche ai bambini e ragazzi sani fra i 12 e i 15 anni. Ma, nel caso dei giovanissimi, per il momento con una sola dose (di Pfizer o Moderna), in modo da bilanciare il rapporto fra i vantaggi previsti sul fronte di una maggiore sicurezza scolastica e i rischi di effetti collaterali vaccinali pur rari in una fascia di età nella quale i contagi gravi da Covid restano statisticamente estremamente marginali.

A formalizzare la correzione di rotta sui giovanissimi – che il governo secondo i media aveva sollecitato, per far fronte ai timori connessi alla riapertura di tutte le scuole – sono stati in un briefing Chris Whitty, chief medical officer dell’Inghilterra, il suo vice Jonathan Van-Tam, la responsabile dell’agenzia di regolazione britannica sui farmaci (MHRA), June Raine, e i chief medical officer di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, Gregor Smith, Frank Atherton e Michael McBride. Presente pure un rappresentante della commissione scientifica indipendente sui vaccini Jcvi, il professor Wei Shen Lim.

Il professor Whitty ha parlato di “una decisione difficile“, presa adottando una sorta di via mediana in modo da cercare di “bilanciare rischi e benefici” in una fascia d’età in cui i contagi in proporzione stanno aumentando, ma restano in larga parte asintomatici o comunque non gravi; mentre ha negato un contrasto di sostanza con il Jcvi. Ha poi aggiunto che si è valutato che una dose possa garantire maggiore protezione immunitaria e ridurre il timore di contraccolpi negli ambienti scolastici, mentre ha assicurato che si continuerà a monitorare con cura tutte le indicazioni sui casi di effetti collaterali attribuiti nel mondo a Pfizer e Moderna. Casi che da parte sua la dottoressa Raine ha peraltro sottolineato essere stati finora “molto rari”, in particolare fra i giovanissimi. Fissato infine un meccanismo per garantire il diritto al “consenso informato” dei ragazzi.

Comunque anche se è escluso il ricorso al lockdown, ma è possibile il ritorno alle mascherine obbligatorie Per il premier la “pandemia è tutt’altro che finita”, il paese è “in grado di convivere con il virus” ora che a tutti gli adulti è stato offerto un vaccino, ma ieri non non ha escluso il ricorso ad alcune restrizioni, come il lavoro a domicilio obbligatorio e il distanziamento sociale, in caso di aumento improvviso dei casi.

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