La didattica a distanza non va in soffitta. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha ripetuto all’infinito che l’inizio della scuola sarebbe stato in presenza per tutti. Gli uffici di viale Trastevere hanno declinato le parole del professore di Ferrara negli atti ufficiali. Gli uffici scolastici regionali di Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto, ribadiscono tutti: “La dad non è più prevista dalla norma. Rimane come misura eccezionale per quarantene di singoli e focolai. Le scuole lo sanno benissimo”. Questa la teoria e la convinzione del ministero e dei dirigenti periferici del ministero. La realtà è un’altra. Dal Nord al Sud ci sono ancora scuole che, per mancanza di spazi, lunedì mattina partono con un orario scolastico che contempla almeno un giorno di scuola, da fare a turno, dalla propria camera o salotto.

La prima ad ammettere di aver dovuto far ricorso alla didattica digitale integrata è una preside considerata tra le più innovative, scelta in passato come consulente del ministero: “Al Tosi di Busto Arsizio siamo in 2500 con una capienza massima che è stata definita per 1.700. Ad oggi non ho ancora alcun dato per quanto riguarda i trasporti. Inoltre, lo scorso anno per garantire il distanziamento in classi di trenta ragazzi abbiamo abbattuto il muro di alcune aule. Ora mi ritrovo con meno classi anche se più spaziose. Un dato con il quale devo fare i conti”. Amanda Ferrario si è trovata a scegliere tra due strade: far venire a scuola i ragazzi il pomeriggio o fare almeno un giorno di lezione da casa facendo ruotare tutte le 78 classi.

La decisione è caduta sulla seconda opzione: “I ragazzi dopo questi due anni – sottolinea la preside – hanno bisogno di socialità. Non potevo far perdere loro ancora una volta la possibilità di fare sport, di trovarsi a giocare il pomeriggio”. Nessuna criminalizzazione della dad. Per Ferrario può essere una “potenzialità” da sfruttare in alcune discipline. Resta, comunque, il problema: “Da anni chiedo più spazi ma la mia domanda si scontra anche con i numeri che il piano regionale definisce per ogni scuola di là della domanda dei genitori. Nella mia realtà ho sedici classi per ogni corso ma la richiesta in alcuni casi potrebbe far lievitare il numero a 24”.

Sempre in Lombardia, all’istituto “Don Milani” di Tradate (Varese) il dirigente Vincenzo Mita con una circolare ha avvisato gli studenti che “alla luce delle indicazioni del prefetto e dei referenti dei trasporti su gomma”, da martedì le lezioni partono ma con un giorno la settimana a turno a distanza. Una scelta anche in questo caso dovuta alla carenza di spazi. In più, in questa scuola, per completare l’orario di indirizzo di studio, è stato previsto anche un pomeriggio di scuola da casa per tutti.

E’ andata così anche al comprensivo “Pascoli” di Este. A raccontarlo a ilfattoquotidianto.it è Tea Rovere, una mamma rappresentante di classe nel consiglio d’istituto: “Alle medie sono state formate classi da 26 alunni ma abbiamo aule dove al massimo si possono contenere 22 ragazzi”. La soluzione adottata in questo caso è del tutto nuova nel panorama della scuola online: i ragazzi fanno lezione on line dalla scuola. “A turno – spiega Tea – le eccedenze si ritrovano nella cosiddetta aula dad e tutti insieme dalla prima alla quinta, si collegano con la loro classe”. Una scelta che ha creato, comunque, qualche problema tra i ragazzi più grandi e i cosiddetti “primini”.

Dal profondo Nord al Sud. Al professionale “Telese” di Ischia dove mancano quindici aule ma anche gli insegnanti di sostegno la scuola comincerà pure in dad un giorno la settimana e al nautico “Nino Bixio” di Sorrento si faranno persino due settimane a distanza e due in presenza a turnazione. La musica non cambia in Sicilia. A Palermo, al liceo “Dolci” il preside Matteo Croce ha fatto il possibile per trovare spazi ma alla fine si è dovuto arrendere: “Avendo gravi carenze di aule (ne mancano dieci) e tenuto conto che la Città Metropolitana inizierà i lavori di ristrutturazione di una parte di classi a breve, saremo costretti a svolgere le lezioni con una parte delle attività didattiche in presenza (quattro ore) e le restanti due ore o con attività asincrona o con attività di didattica integrata/distanza”.

Diversa la decisione della collega Anna Maria Catalano a capo del “Cannizzaro” e referente dell’Anp per la provincia di Palermo: “Sto attendendo le procedure per la consegna di alcuni locali privati dove collocherò delle classi. Nel frattempo tra la scelta della didattica a distanza e quella della scuola di pomeriggio ho preferito la seconda opzione per essere coerente alle indicazioni ministeriali”. Catalano ammette che fare scuola dalle 14 alle 19 è “una catastrofe”, ma non aveva altra scelta. Tra tutti c’è anche chi si ritroverà in dad a causa della chiusura forzata per il ritrovamento di amianto nella pavimentazione della scuola. E’ il caso del liceo “Quintino Sella” dove per alcuni mesi i ragazzi faranno lezione da casa almeno un giorno su cinque: “Andava trovata – dice Federica Ugliengo, madre di un ragazzo di prima – una soluzione diversa per rispetto dei ragazzi”.

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