“Dire che un grande Paese come l’Italia possa fare a meno di misure di sostegno” contro la povertà “sarebbe un errore micidiale“. Alla Festa dell’Unità nazionale di Bologna è Paolo Gentiloni – commissario europeo all’Economia ed ex presidente del Consiglio – a intervenire in difesa del Reddito di cittadinanza, il sostegno anti-povertà introdotto dal primo governo Conte di cui una parte della maggioranza chiede da mesi l’abolizione. “Misure di contrasto alla povertà – ha detto – ci sono nella stragrande maggioranza dei Paesi europei e non solo sono legittime, ma assolutamente necessarie”. Poi però, precisa, “queste misure vanno tarate rispetto ai quattrini si cui si dispone: si possono correggere, cambiare e questo spetta al dibattito tra i partiti e alla scelte del Governo, non certo alla Commissione europea”.

L’assalto politico, però, non accenna a fermarsi. Venerdì il segretario della Lega Matteo Salvini ha annunciato di voler presentare un emendamento alla prossima manovra economica per cancellare gli 8 miliardi di fondi da stanziare per il sussidio: “Ho già chiesto al mio dipartimento economia di prepararlo e vorrei avere l’onore di metterci la prima firma“, ha detto. “Il reddito – sostiene – sta devastando e si è rivelato un errore” del governo di cui il suo partito faceva parte, perché “è completamente mancata la fase reinserimento al lavoro”. Mentre giovedì Matteo Renzi ha annunciato (al Tg4) il quesito del referendum abrogativo da lui proposto, che comunque non si potrebbe tenere prima nel 2024 (i referendum sono vietati nell’anno precedente alle elezioni, che si terranno nel 2023).

Nel governo, invece, si ragiona su alcuni aggiustamenti della misura (di cui il premier Mario Draghi ha dichiarato di “condividere in pieno lo spirito”). Il Comitato scientifico presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno sta mettendo a punto una serie di proposte da presentare alla politica entro la metà di ottobre. Tra queste una modifica della scala di equivalenza (facendo valere di più la presenza dei minori in una famiglia), una maggiore attenzione alle differenze territoriali per quanto riguarda il peso dell’affitto sul sussidio e regole sulla prova dei requisiti per ottenere il reddito. Si stanno inoltre quantificando i costi di un’eventuale eliminazione della pausa di tre mesi prevista al momento dopo 18 mesi di sussidio: un’ipotesi è abolire questa pausa soltanto per le famiglie con minori.

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