Per l’ufficializzazione Matteo Renzi ha scelto il Tg4: il leader di Italia viva si è presentato davanti alle telecamere della rete Mediaset per leggere il quesito referendario che chiede l’abolizione del reddito di cittadinanza. Un’operazione che l’ex presidente del Consiglio annuncia con orgoglio da mesi e ora, dopo la presentazione del quesito, può far partire la raccolta firme. Il lancio ufficiale è coinciso con la Scuola di formazione di Italia viva, in corso in questi giorni a Ponte di Legno (Brescia).

A scandire il quesito che dovrebbe abrogare la legge voluta dal M5s è stato appunto Renzi nell’edizione serale del Tg4: “Volete che sia abrogato il dl 28 gennaio 2019, n.4 ‘Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni’, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n.26 limitatamente al capo I, art. Da 1 a 13, recanti ‘disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza’”, ha dichiarato. Quindi ha ammesso: “Non abbiamo in Parlamento una maggioranza per eliminare il reddito di cittadinanza”. E per questo i renziani si offrono per la raccolta firme in favore della fine della misura di sostegno per le fasce più deboli della popolazione. Ma l’ex premier insiste nel negare la realtà e continua: “Non è una misura a favore dei poveri. I poveri restano poveri ma sono subalterni ai politici, è voto clientelare. Noi vogliamo che questi soldi vengano usati per creare lavoro, non sussidi. Sono convinto che quando vedranno il quesito, quelli del M5s faranno di tutto per migliorare il reddito. Peggiorarlo sarà difficile”.

Proprio in questi giorni ilfattoquotidiano.it sta raccogliendo decine di storie di percettori del reddito di cittadinanza (scrivete a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it). Testimonianze che raccontano le difficoltà di chi riceve il sostegno. “Io e mio marito vivevamo con 550 euro tra assegno sociale e di invalidità e dovevamo accettare soldi da nostro figlio per guardare la nipotina: un dolore. Chi guadagna come Renzi non può capire”, ha raccontato ad esempio Luisa.

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