In una delle ultime interviste, Gino Strada (a Propaganda Live) in un passaggio dice: “Da ragazzo ero certo che diventando adulto il mondo sarebbe stato migliore, ero un illuso…” Moltissimi hanno visto l’intervista e ne sono stati fortemente colpiti, “Ma se uno come Gino Strada ci dice che siamo degli illusi…?”

In questi giorni abbiamo anche la tragedia dell’Afghanistan – con decine di migliaia dei “nostri” operatori umanitari, donne e afghani, bloccati e in pericolo, e la tragedia di Haiti, terremoto più uragano. E allora, per quanto ci impegniamo, alla fine è tutto inutile?

Niente affatto, e mi sento in dovere di esprimere qui non il “pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà”, ma “l’ottimismo dei dati”, al di là dei nostri alti e bassi di umore e delle “ultime emergenze” che ci travolgono. In breve, e sempre con dei “ma” possibili:

– Il reddito medio pro-capite è aumentato enormemente in quasi tutti i paesi.

– La povertà estrema diminuita del 75% (da quasi 2 miliardi di persone equivalenti al 36% della popolazione mondiale, a meno di 500 milioni nel 2018).

– La mortalità infantile (bambini nati vivi e morti nei primi 5 anni di vita) dagli anni Cinquanta è crollata nel mondo, dal 25% al 5%, in Africa dal 35% a meno del 10%.

– I morti per malattie, flagelli terribili e incontrollati dalla Peste, Tubercolosi, Vaiolo, Epatite B, Meningite, Tetano, Difterite, Febbre Gialla, Tosse convulsa eccetera, in via di scomparsa grazie al miglioramento delle condizioni di vita e sicurezza e ai vaccini.

– L’aspettativa di vita è aumentata enormemente, dai 30 anni di fine Settecento ai 48 anni del 1950, ai 70 di oggi (in Africa dai 35 del 1950 ai 60 del 2015).

– L’analfabetismo è crollato dall’80% del 1900, a poco più del 40% del 1950, al 15% del 2016, con una vera esplosione dell’alfabetizzazione e un boom di bambini a scuola in Africa, con una sempre migliore parità di genere nelle opportunità.

– L’accesso a internet, ormai un bene e diritto primario, sta diventando la norma in tutti i paesi.

– È previsto un fortissimo aumento del numero di persone con livello di istruzione post-diploma che avrà implicazione sulla formazione delle nuove classi dirigenti nei paesi del Sud del Mondo.

(Fonte dei dati sopra riportati: Report della Ong Global Change Data Lab nel suo progetto principale “ourworldindata.org” in collaborazione con la Oxford University e altri centri di ricerca).

Sulle guerre e i morti in netto calo, il più autorevole riferimento, il Center for International Development and Conflict Management dell’Università del Maryland, ci dice che:

– Dal 1990 al 2006 il numero dei conflitti si è più che dimezzato: dai 51 del 1991 fino a 20 del 2006. È oggi enormemente più probabile per un essere umano morire in un incidente stradale che in guerra (dall’1-2% del Novecento allo 0,005 di oggi): in riferimento al 2000, 300mila persone sono decedute in combattimento o per ragioni connesse alla guerra – ad esempio per malattie o condizioni di malnutrizione –, mentre 1,2 milioni sono decedute in incidenti stradali.

– La spesa militare annua globale ha raggiunto il suo massimo nel 1985, con 13mila miliardi di dollari, e da allora è stata in continua discesa arrivando a poco più di 1.000 miliardi di dollari nel 2004. In rapporto alla crescita della popolazione, la spesa militare è diminuita di oltre il 30%: da 260 dollari pro capite nel 1985 a 167 dollari nel 2004 (dati del Center for Defense Information di Washington). Ciò ovviamente, non elimina l’assurda quantità di soldi che – come sottolineato da tutte le Ong – se fossero stati investititi nella cooperazione e sviluppo invece che dati alle industria delle armi, avrebbero fatto una enorme differenza.

La pace, oltre che un dovere morale, è oggi il migliore investimento economico. Inoltre, tra i principali riferimenti scientifici a conferma di quanto la vita globale sia migliorata – uno è l’Indice di Sviluppo Umano (Isu) di Undp (United Nations Development Programme – Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo). In base a esso, ogni anno il Rapporto classifica tutte le nazioni.

Le tre dimensioni che compongono l’Indice sono: la possibilità di condurre una vita lunga e sana, misurata attraverso la speranza di vita alla nascita; il livello di istruzione, misurato attraverso la media degli anni trascorsi a scuola dagli adulti e la media attesa degli anni da trascorrere a scuola per i bambini che si iscrivono alla scuola primaria; avere uno standard di vita decente, misurato attraverso il Pil pro capite medio.

I dati confermano come lo sviluppo umano sia in crescita in quasi tutti i paesi del mondo, con solo queste eccezioni: Libia, Siria, Sud Sudan, Venezuela e Yemen, con un aumento di quasi il 25% – che è sempre poco rispetto alle risorse investite e al tempo, ma non se rapportato a un periodo storico così breve (meno di 30 anni) nella storia dell’umanità.

Rimane il fatto enorme che l’aumento della CO2 e il cambiamento climatico sono aumentati drasticamente. Le migrazioni pressoché incontrollate, sempre più esplosive e usate come “armi improprie” di ricatto. I disastri naturali, e le persone che ne sono affette, aumentati esponenzialmente negli ultimi 100 anni, oltre il 450%, ma anche qui una nota positiva: il numero di vittime è in continua diminuzione, dalle 500mila del 1900 a meno di 30mila del 2008 (dati International Disaster Data Base, 2008).

Tutto questo anche grazie all’aumento di qualità dell’intervento umanitario e al lavoro di Ong, come Emergency, e dei tanti professionisti che come Gino Strada – ma per lo più sconosciuti – hanno curato salvato o sviluppato miliardi di vite.

Caro Gino e colleghi delle Ong, altro che illusi, andiamo avanti!

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