di Sara Gandini e Francesca Capelli

Purezza vs contaminazione è una delle tante antinomie che hanno modellato la comunicazione sulla pandemia. Categorie morali, oltre che biologiche. Purezza come igiene, risultato di uno stile di vita moralmente ordinato: distanza, uso di mascherine, vaccinazione, poche uscite e pochi contatti. Contaminazione come conseguenza della promiscuità: una “mala vita” che sicuramente porterà a una “mala morte” (intubati in terapia intensiva) propria o altrui.

Concetti che sono alla base dell’Igienismo, corrente di pensiero diffusa in Sudamerica nella seconda metà dell’Ottocento (corrispondente al Positivismo europeo), basata sull’ottimismo verso “le mitiche sorti e progressive” dell’umanità e fiducia nella scienza, in medicina in particolare.

L’igiene come concetto biologico ma anche morale: non a caso, in nome dell’igienismo era proibito il tango sulle due rive del Rio de la Plata – Buenos Aires e Montevideo. La vicinanza dei corpi, delle bocche in particolare, che si trovano quasi ad aderire, contribuisce a diffondere bacilli: quelli delle biologia, come quelli del libertinaggio. E sempre non a caso, in questi mesi, negli ambienti del tango di Buenos Aires, ci si è interrogati se fosse più accettabile smettere di ballare o ballare con la mascherina.

Il tema è anche al centro del saggio “Purezza e pericolo. Un’analisi dei concetti di contaminazione e tabù” dell’antropologa Mary Douglas (Il Mulino). Secondo Douglas i rituali di purificazione dei popoli primitivi, i tabù alimentari dell’Antico testamento e le regole moderne di pulizia non sono semplici prescrizioni igieniche, ma definizioni – da parte di chi detiene il potere – di ciò che è legittimo e ciò che non lo è, secondo l’ordinamento morale collettivo di un determinato gruppo o società. Alla base, dunque, non c’è tanto la paura delle malattie, quanto la paura di ciò che è impuro, nel senso di spurio, ossia che è impossibile da classificare.

L’animale impuro per eccellenza è il maiale, non solo per le malattie che può trasmettere, ma perché fuori dagli schemi: per esempio è un quadrupede ungulato, ma non è un ruminante.

Per questo, avere individuato nel pipistrello l’animale che potrebbe aver permesso il passaggio del virus all’uomo acquista un significato potentissimo sul piano simbolico: un animale ambiguo, inclassificabile, un mammifero che vola come un uccello, ha le ali ma non le piume, vive di notte e dorme a testa in giù.

Questa distinzione si situa anche sul piano delle idee. Quelle considerate impure e quindi pericolose sono le posizioni terze, intermedie, capaci di dar conto delle sfumature e dei dubbi. Sì è no vax o pro vax, senza spazi di discussione. Basta un dubbio, un vacillamento, un’esitazione e si viene bollati immediatamente come negazionisti, antivaccini, medici laureati all’università della vita.

Se nei gulag sovietici, organizzazioni totali del lavoro forzato, il peggiore dei crimini era il rifiuto di lavorare; nei gulag mediatici pandemici, organizzazioni totali della salute forzata, il peggiore dei crimini è accettare che esista la morte, e continuare a giocare con la vita, con piacere e con l’animo tranquillo, ogni giorno e ogni ora. Il peggiore dei crimini, forse, ma anche il più alto atto di libertà e resistenza.

Articolo Precedente

Eutanasia, ecco perché sono contrario al referendum

next
Articolo Successivo

Vaccini, come se ne misura l’efficacia e il caso dei rari effetti collaterali – 3

next