Non potendo avere un contatto diretto con i vertici del partito, approfitto dell’ospitalità offertami dal ilfattoquotidiano.it per inviare al rinnovato vertice massimo del Movimento 5 Stelle, insieme al mio sincero augurio che tutto possa filar via liscio come l’olio, anche il mio contributo critico sul lavoro svolto da entrambi i contraenti nella complessa trattativa. Appare infatti a me abbastanza in evidenza che, pur avendo i due contendenti (il fondatore Beppe Grillo da una parte e l’ex primo ministro Giuseppe Conte dall’altra) raggiunto il difficile accordo, il vero problema sia stato solo superficialmente superato (cioè nella forma ma non nella sostanza).

Stando al nuovo Statuto infatti, “Il Presidente” (art.11) assume e ricopre al massimo livello tutte le competenze di carattere “esecutivo” del Movimento, e fin qui tutto bene; ma se poi stabilisce anche che è “…unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico…” egli può entrare di nuovo in conflitto col Garante perché, anche se scritto in modo diverso (art.12 .1+.2), è il Garante, non lui, che “ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente Statuto”. Ma entrambi possono confliggere tra di loro e/o con l’Assemblea (art.10 .b) se coinvolta a decidere su documenti politici proposti dal Presidente (ma sui quali il Garante potrebbe poi comunque vantare “insindacabilmente” il suo diritto di prelazione).

Non è chiaro comunque in quale occasione dovrebbe il Presidente chiedere all’Assemblea di “approvare” (non “ratificare”) una sua deliberazione, visto che egli ha già tutto il potere necessario per approvarla da solo e, in caso di disaccordo col “Garante”, solo quest’ultimo avrebbe il potere decisionale insindacabile. Inoltre, l’art.7 (Democrazia Diretta e Partecipata) al punto b) prevede che l’Assemblea sia convocata almeno una volta all’anno: per decidere cosa? Molte cose, infatti l’art.10.b1 (Assemblea) prevede addirittura l’elezione del presidente, che però (art.11.h) dura in carica 4 anni e può essere rieletto almeno una volta. Senza dimenticare che, salvo le competenze “annuali” e le “ratifiche” su decisioni già prese, l’Assemblea ha normalmente tempi troppo lunghi per valutare discordanze su opinioni diverse dei due vertici operativi di massimo livello del Movimento.

Nelle prerogative dell’Assemblea (art.10) appare inoltre più volte citata la possibilità degli iscritti, nella quantità di almeno un terzo, di procedere a importanti deliberazioni (financo lo scioglimento dell’Associazione!) senza però nemmeno accennare a come sarebbe possibile accedere alla piattaforma online degli iscritti per fare questa consultazione, che rimarrebbe quindi solo una possibilità teorica impraticabile sul piano reale.

Benché sia questo uno Statuto molto raffinato nelle sue ampie intenzioni democratiche, esso appare quindi, al momento (dovuto certamente alla fretta di concludere), da rivedere attentamente in tutti i suoi intrecci, per evitare conflitti che in uno Statuto non possono esserci.

Il principale conflitto tra i due assi del Movimento però, nonostante lo sforzo compiuto da entrambi nel tentativo di esercitare i propri specifici poteri in un ambiente disegnato sull’obiettivo della democrazia diretta, appare sostanzialmente non raggiunto perché, come visto sopra, ci sono numerose occasioni di conflitto tra i poteri dei due assi per sperare che lo scontro non avvenga di nuovo, presto o tardi. Tuttavia, benché possibile e probabile, sarebbe anche assurdo a causa delle molto diverse caratteristiche e personalità dei due soggetti. Essi, infatti, potrebbero convivere perfettamente se dividessero con maggiore attenzione i loro ruoli.

Secondo me il Garante (Grillo) dovrebbe lasciare al Presidente (con tutto ciò che ne discende a cascata nell’Organigramma) e agi altri poteri esecutivi descritti nello Statuto tutto il potere esecutivo (incluso quello politico operativo che dovrebbe avere nell’Assemblea il potere decisionale e nella Democrazia diretta e partecipata la base propositiva) e curare invece sul piano ideologico tutto il progetto della Democrazia diretta per spingerlo sempre più verso la realizzazione concreta.

Egli, come “fondatore”, sarà eletto a vita dallo stesso Statuto approvato e avrà il potere di partecipare a qualunque riunione di vertice e inviare ogni proposta o raccomandazione che lui ritenga necessaria o utile allo “scopo” del Movimento. Il potere esecutivo del Movimento terrà conto nel limite del possibile di tutto ciò. Molto altro potrei aggiungere sia sul piano progettuale che su quello organizzativo, ma per ora questo può bastare a capirsi.

Benché appaia piuttosto improbabile che le “raccomandazioni” possano spesso prevalere sulle necessità pratiche del Movimento (o partito), la presenza costante di un “ideologo” di grande spessore (come Grillo sa essere quando vuole) sarà sufficiente a rivitalizzare e mantenere le simpatie dell’elettorato, sempre informato sugli obiettivi a medio-lungo termine del Movimento. Tutto questo sarà sufficiente a ricostruire anche il rispetto e la considerazione che Grillo già aveva raggiunto prima delle ultime negative controversie di potere.

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