Secondo quanto previsto dal regolamento di Dublino sarebbero dovuti essere rimandati nel luogo di primo approdo competente per il loro procedimento d’asilo, cioè l’Italia. Ma l’Alta Corte Amministrativa del Nord Reno-Westfalia ha deciso di non rimandare in Italia due richiedenti asilo provenienti da Somalia e Mali perché nel nostro Paese “rischiano seriamente di subire trattamenti inumani e degradanti“.

Il trattamento “inumano e degradante” si riferisce al fatto che nel caso di un rinvio nel nostro Paese i due “per un lungo periodo di tempo non avrebbero né un alloggio né un lavoro” e in più “non avrebbero accesso alle cure“, si legge nel riassunto delle motivazioni della sentenza del tribunale superiore di Muenster, nelle quali si fa riferimento alla perdita del diritto all’alloggio per i migranti in Italia dopo un certo periodo di tempo introdotto nel 2018. “Il cosiddetto decreto Salvini del 2018 che limitava i diritti dei richiedenti asilo e dei beneficiari di protezione in Italia è stato riformato nel dicembre 2020 – ricorda il tribunale -. Tuttavia, le norme che regolano la perdita del diritto all’alloggio in un centro di accoglienza continuano ad essere applicate nonostante la riforma”. Trovare un posto dove dormire non è facile per chi non ha disponibilità economiche su cui contare e “i rifugi per i senzatetto o i ricoveri d’emergenza non sono disponibili in numero sufficiente”, secondi i giudici di Muenster.

A questa ragione si sommano le condizioni non semplici del mercato del lavoro in Italia per tutti, anche per gli italiani, che rendono particolarmente difficile trovare un’occupazione per i giovani e in particolar modo per coloro che non parlano bene la lingua, sostengono ancora le toghe tedesche. Alla luce di tutto questo il tribunale di seconda istanza ha rigettato la richiesta delle autorità tedesche – in un caso del Bamf (Ufficio federale per la migrazione) e nell’altro di un tribunale di primo livello – di rimandare indietro i due migranti secondo il dettato del regolamento di Dublino, che prevede la presa in carico del procedimento d’asilo da parte del Paese di primo approdo. Non è la prima volta che questo accade in Germania del resto. Già lo scorso gennaio lo stesso tribunale, per un motivo analogo, aveva rifiutato il trasferimento in Grecia di alcuni migranti richiesto dalle autorità tedesche dell’Ufficio federale per la migrazione. Ma la sentenza dei giudici di Muenster resta comunque un pesante atto d’accusa contro il sistema italiano di gestione della migrazione.

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