L’avventura olimpica della Nazionale di basket ricomincia 17 anni dopo. Appuntamento domenica alle 6.40 contro la Germania, già uno spartiacque. Ma prima di tutto un ritorno: era dal 2004 che l’Italia non si qualificava ai Giochi e allora fu una competizione esaltante per i ragazzi di Carlo Recalcati che conquistarono un insperato argento. Come questa di Meo Sacchetti, in grado di qualificarsi contro ogni pronostico a Belgrado contro la Serbia, anche quella di Atene faceva del gruppo, del quale erano parte tra gli altri capitan Giacomo Galanda, Gianluca Basile, Massimo Bulleri e Gianmarco Pozzecco, un punto di forza.

In Grecia l’Italia vinse subito la prima, nel girone riuscì a battere l’Argentina, perdendo solo con la Spagna. Ai quarti buttarono fuori Porto Rico e si sentì il profumo di medaglia. La Lituania era un avversario difficilissimo, una delle favorite per l’oro. Fino a quel momento Basile aveva giocato sempre senza riuscire ad esprimere al meglio il suo basket. Poi i 31 punti in semifinale. La partenza azzurra non fu ottima, quindi il recupero grazie anche alla follia creativa del “Poz” e dello stesso “Baso”, in serata di grazia. Ma i lituani non si arresero fino alle fine. “Partita memorabile”, disse Franco Lauro che commentava per la Rai. Una delle più belle nella storia della Nazionale italiana di pallacanestro. È entrata nel cuore degli appassionati che ricordano ancora la voce del telecronista, scomparso l’anno scorso: “Basile da tre… C’è! C’è la tripla, c’è la tripla”.

Adesso Basile riavvolge il nastro e racconta a Ilfattoquotidiano.it la magia dell’Olimpiade. “È un’esperienza meravigliosa. Per me lo è stata anche quella di Sydney, dove siamo arrivati carichi di speranze per una medaglia ma poi è andata male. Ad Atene abbiamo fatto un buon preolimpico, battendo anche gli Usa e acquisendo via via sempre più fiducia. Il nostro gruppo come spirito assomiglia molto a questo e abbiamo visto anche con la Nazionale di calcio quanto possa essere un fattore determinante – ricorda – Ai ragazzi di oggi consiglio di godersi la manifestazione, il miracolo lo hanno già fatto con la Serbia. Per una medaglia ci sono tante variabili, noi siamo stati anche fortunati perché abbiamo avuto un quarto relativamente facile con Porto Rico, evitando la Grecia. E poi è arrivata la Lituania, per l’importanza della sfida la mia migliore gara in maglia azzurra con una percentuale altissima da tre”.

Coach Carlo Recalcati, che guidava quella truppa azzurra, attende anche lui il debutto azzurro di domenica contro la Germania. “Finalmente siamo di nuovo alle Olimpiadi – dice a Ilfattoquotidiano.it – e ci torniamo con tutti i presupposti per fare bene. Partire senza essere tra le favorite è una cosa positiva. Si gioca con più leggerezza. Si può fare un paragone con la Nazionale che allenavo io per l’entusiasmo che c’è e per la convinzione dei propri mezzi che hanno i giocatori. Con la fiducia che è cresciuta nelle partite di avvicinamento al torneo. Facendo i debiti scongiuri, spero che l’inserimento all’ultimo di Danilo Gallinari possa essere come quello del Poz nel 2004. L’obiettivo di questa squadra sono i quarti di finale. Meo Sacchetti ha disputato l’Olimpiade anche da giocatore e non ha bisogno di consigli. Sarà determinante la prima partita con la Germania”.

Anche Massimo Bulleri, titolare di quella Nazionale medagliata, crede che il debutto di domenica sia già lo spartiacque del torneo. “Per noi la prima con Nuova Zelanda lo fu. Un esordio positivo può indirizzare tutto l’andamento della manifestazione per il clima positivo che si crea in spogliatoio e attorno alla squadra. In questo caso con i tedeschi è fondamentale anche perché sarebbe una vittoria su una diretta concorrente per il passaggio del turno. L’atteggiamento deve essere quello di Belgrado: rispetto per tutti e paura di nessuno”. L’Italia ad Atene trovò in finale l’Argentina di Manu Ginobili e Luis Scola, quest’ultimo volato a Tokyo anche quest’anno per giocare la sua quinta olimpiade a 41 anni. La medaglia d’argento rimane un’impresa, non una sconfitta. “Quell’Argentina era fortissima – conclude Basile – ma noi la battemmo nel girone iniziale. Alla finale arrivammo più stanchi, anche per aver giocato dopo di loro la semifinale. Oggi quell’argento vale oro, ma al momento ci rammaricammo molto”.

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