Prima dell’avvio dell’Olimpiade di Pechino 2022, la Cina aveva, tra gli altri, due obiettivi di soft power molto importanti da portare a casa. Il primo è la capacità di realizzare dei Giochi invernali in mezzo a una pandemia, evento che è già riuscito al Giappone, ma in estate. Arrivati a questo punto, sembra essere già stato raggiunto dal Dragone cinese. L’altro obiettivo-speranza era far diventare Eileen Feng Gu uno dei volti dell’evento, cosa puntualmente avvenuta grazie alle capacità dell’atleta nata a San Francisco. Esatto, lo snodo fondamentale dell’operazione cinese era anche dimostrare come una ragazza del 2003, nata in una città meravigliosa e americanissima, scegliesse e vincesse delle medaglie olimpiche con i colori della Cina.

Gu era già un fenomeno a 14 anni, quando gareggiava per gli Stati Uniti, essendo nata da padre americano e madre cinese. Madre che lasciò la Cina 30 anni fa ma ha sempre portato la famiglia ogni anno in Oriente. Nel suo sport, il freestyle skiing, dove Gu primeggia in tre specialità, slopestyle, big air e halfpipe, è sempre stata una predestinata. Iniziò subito bene con la maglia Usa anche in Coppa del Mondo senior, ma nel 2019, a 15 anni, prese la cittadinanza cinese e cominciò a gareggiare per la nazione asiatica. Lo comunicò ai fan con un post Instagram: “Ho deciso di competere per la Cina alle imminenti Olimpiadi invernali del 2022. Questa è stata una decisione incredibilmente difficile da prendere per me. Sono estremamente grata a US Ski & Snowboard e alla Chinese Ski Association per aver avuto la visione e la fiducia in me per realizzare i miei sogni. Sono orgogliosa della mia eredità e altrettanto orgogliosa della mia educazione americana”.

Gara dopo gara Gu è cresciuta in tutte le specialità e alle Olimpiadi giovanili di Losanna 2020 ha conquistato due ori in halfpipe e big air e l’argento in slopestyle. Sono discipline in cui americane, canadesi e atlete europee hanno sempre fatto la voce grossa. Lei invece ha portato in alto il vessillo cinese. In questa stagione poi la consacrazione definitiva che l’ha portata in carrozza a questa “sua” Olimpiade. Ha già vinto la Coppa del mondo di halfpipe, è prima in quella generale Park & Pipe ed è in lotta anche per quella di big air.

Il peso di questi Giochi però si pensava potesse schiacciare un’atleta ancora giovanissima, invece il desiderio cinese si è avverato. Gu ha vinto la gara di big air l’8 febbraio, è arrivata seconda in quella di halfpipe il 15 dietro solo alla svizzera Mathilde Gremaud e sabato, nel penultimo giorno di gara, si giocherà il titolo di “leggenda” cercando una medaglia anche in slopestyle. Queste vittorie hanno avuto effetti diversi sull’immaginario delle due superpotenze. In Cina gongolano. In stile d’antan il primo ento pubblico che si è mosso per congratularsi con lei è stata la municipalità di Pechino, con un comunicato in cui lodava “l’atleta di Pechino Eileen Gu per aver vinto una preziosa medaglia d’oro per lo sport cinese”, seguita poco dopo dal Gruppo Pensionati del ministero dei Trasporti sempre di Pechino, che si è rivolto alla nonna materna, la signora Feng Guozhen, brillante dipendente del dipartimento e ora nonna felice per le vittorie della nipotina.

In Usa le reazioni sono state molto diverse. I social hanno scorrazzato per giorni appresso all’hashtag #EileenGuTraitor (traditrice, ndr) e i giornalisti, dietro un bel sorriso, le hanno continuamente chiesto sia di Peng Shuai, la tennista scomparsa e poi riapparsa dopo aver parlato di molestie sessuali subite dall’ex vicepremier cinese, presente inoltre alla finale del big air, sia di Zhu Yi, la pattinatrice, anche lei nata in California che gareggia per la Cina, la quale dopo aver fatto molto male nella prova a squadre di pattinaggio artistico è stata pesantemente insultata soprattutto sul social cinese Weibo.

In questo bailamme, Gu oltre a vincere ha sempre sottolineato un pensiero da considerare in maniera nuova, soprattutto in una situazione calda da un punto di vista geopolitico come quella attuale. Lei ha sempre detto che è americana per formazione e cinese per tradizione. Da bambina vedeva le torri intorno all’impianto olimpico dove ha vinto un oro ed è riuscita a ottenerlo grazie alla preparazione e alle strutture che gli Usa le hanno messo a disposizione. Da questo punto di vista continua sempre a ripetere che lei è una sorta di modello di cooperazione andato a buon fine, un progetto sportivo di coesione fra due Paesi che hanno creato un’atleta vincente. Magari è una visione troppo morbida in un mondo in cui sta dominando il contrasto, ma è la verità, la sua verità e nessuno può cambiarla.

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