Le colline del Prosecco vengono spianate per mettere a dimora i vigneti che fanno profitto. E per produrre il vino con le bollicine si fa un uso intensivo di trattamenti chimici in agricoltura, a danno della salute collettiva. Una dura presa di posizione arriva dai religiosi che vivono nel cuore del sito patrimonio dell’Unesco in provincia di Treviso: le colline del Prosecco dovrebbero essere tutelate per la loro bellezza, ma rischiano di diventare oggetto di azioni speculative. A diffondere una lettera indirizzata ai fedeli dell’Unità pastorale dell’Abbazia di Follina sono i parroci e i sacerdoti di Miane, Follina e Cison di Valmarino, che sorgono nei pressi dello straordinario complesso cistercense. Le firme in calce sono di don Adriano Sant, don Gianpietro Zago, padre Francesco Rigobello, padre Michele Stocco e don Maurizio Dassie, con i diaconi Costantino Cusinato e Gino Poletta. “La terra e i suoi abitanti sono valore sacro davanti a Dio – scrivono – E ogni attentato alla terra e alle persone è, di fatto, un sacrilegio o delitto”.

L’Unità dell’Abbazia raccoglie anche le comunità di Combai, Farrò, Campea, Premaor, Tovena e Valmareno. Da tempo si è insediato un tavolo della Pastorale sociale e del lavoro che si confronta con produttori e ambientalisti. Finora, però, i risultati concreti sono stati modesti. Per questo i sacerdoti hanno deciso di uscire allo scoperto, ricordando come il rispetto, la solidarietà e l’attenzione nei confronti degli altri siano contraddetti dal comportamento privo di responsabilità di chi insegue i guadagni. “Non sono solo personaggi irresponsabili, ma privi di umanità“, scrivono. “Avvertiamo anche un crescere costante di indifferenza e qualunquismo morale verso la sofferenza, i disagi, le paure e i timori di tante persone causati da un uso talvolta incontrollato di fitofarmaci, cioè pesticidi. La terra e i suoi abitanti sono valore sacro davanti a Dio. E ogni attentato alla terra e alle persone è, di fatto, un sacrilegio o delitto“.

La ricchezza del Prosecco, spiegano i parroci, ha inaugurato nuove dinamiche sociali. “Ci preoccupa un clima che appare sempre più segnato da rancore, aggressività, invidia e gelosia, che feriscono e rovinano ulteriormente le relazioni”, scrivono. Un riferimento concreto è alle popolazioni che “vivono situazioni di paura, disagio e sofferenza, rese ancor più tristi dall’indifferenza”. Un richiamo ribadito nelle loro omelie: “Non basta rispettare semplicemente il dettato di norme o di leggi per sentirci a posto. Stalin, Hitler, Mussolini, Mao e via seguendo hanno mandato a morte milioni di persone nel rispetto delle leggi. C’è anche l’umanità dell’uomo, i diritti dei più deboli e della Terra. Noi preti non abbiamo alcun potere di intervento. Mentre chi il potere ce l’ha sembra spettatore distratto o, forse, indifferente o altro. Ci rivolgiamo dunque al cuore e alle coscienze delle persone – concludono – anche quelle di “casa nostra”, che ancora non hanno sepolto sotto i soldi, il potere e l’avidità quei valori minimi e indispensabili per essere comunità e persone capaci di rispetto, dialogo, solidarietà, senso del bene comune e del buon vicinato”.

Un allarme ripreso da Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito democratico: “Ancora una volta i parroci lanciano l’allarme sulle conseguenze della proliferazione indiscriminata del Prosecco“, scrive. “Zaia dovrebbe ascoltarli e agire: non c’è solo l’enorme tema ambientale, ma quello della tenuta delle comunità locali. In questi anni la Regione ha parlato molto di riconversione biologica e sostenibilità, ma in concreto ha fatto ben poco”. Il consigliere ricorda qualche dato: “Il paesaggio della marca trevigiana è già stato stravolto da quella che è diventata un’enorme monocoltura dove si continua a fare abbondante uso di prodotti chimici, circa 4.500 tonnellate all’anno. Inoltre, si continuano a sbancare le colline del sito Unesco per far spazio a nuovi vigneti, come sta accadendo in queste ore in località Ligonto, nel comune di Follina”. E invita Zaia e la Lega, “che troppo spesso a sproposito si richiamano ai valori cristiani“, a “leggere l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’”: l’ambiente è un dono collettivo, patrimonio di tutta l’umanità”. Il papa parla di una “eredità comune da amministrare” e di come la ricerca del profitto economico rapido e facile sia in contrasto con la cura degli ecosistemi”.

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