Veramente, ma anche finalmente, una buona notizia su Venezia. Una notizia urgente e bella a favore, “per” Venezia. In sintesi “Very good news” come ha twittato la dirigente generale dell’Unesco Audrey Azoulay. Non ci speravano più neanche loro, dopo anni di preghiere, di richieste ufficiose e ufficiali di intervento, di preannunci di inserimento nella blacklist, infine di inserimento nell’ordine del giorno del prossimo summit Unesco per valutare di escludere la città più unica che il mondo abbia dalla lista dei siti Patrimonio Unesco, quasi un ossimoro…

Il Governo con un blitz ormai inatteso ce l’ha fatta a dire: “Basta! Basta grandi navi in laguna!” Ci sono voluti la pazienza di Dario Franceschini e la determinazione di Enrico Giovannini congiunte, per creare le condizioni immediate e far uscire dalla laguna, dal bacino di San Marco e dalla Giudecca, le grandi navi, andando persino oltre il limite richiesto dall’Unesco.

Escludendo l’accesso in questo percorso d’acqua unico al mondo, oggi divenuto “monumento nazionale” – altra grande notizia – a navi con almeno una di queste caratteristiche: più di 25mila tonnellate di stazza lorda, più di 180 metri di lunghezza, più di 35 metri di altezza o con emissioni superiori allo 0,1% di zolfo. Ci siamo abituati durante il lockdown a visitare, come pochi eletti, una Venezia “mistica”, dove le acque sono tornate trasparenti come mai si erano viste, dove i pesci sono tornati visibili e le calli risuonavano dei passi lenti dei locali e dei visitatori, perché questa realtà calpestata e fragilissima era improvvisamente tornata rispettata, come in un periodo di convalescenza obbligata dopo una prolungata malattia.

Certo non può e non deve continuare questa astinenza totale dal turismo, innaturale per alcuni aspetti, ma ha fatto cogliere anche ai più ostinati businessmen che Venezia ha il dovere di tornare a essere quel luogo magico, con acque trasparenti e non inquinate, da vivere a pieno, lasciando ai fortunati visitatori lo spazio per osservarne la bellezza senza pari.

Dunque il Covid-19 più dell’Unesco ha potuto rappresentare l’urgenza di una decisione troppo a lungo rinviata e ancora inadeguata. Già, inadeguata, perché tutto ciò che non si programma ha conseguenze e contraccolpi importanti, e la programmazione non è proprio nel nostro Dna. Lo dimostrano gli strali dei lavoratori addetti alla croceristica, 4000 persone che attendono di conoscere il loro futuro; lo evidenziano gli immediati, doverosi ma tardivi stanziamenti, ben 157 milioni di euro per realizzare approdi “temporanei” nella banchine di Marghera, 90 milioni per correre ad elettrificarle, 80 milioni per aumentarne la capacità portuale… inoltre, stanziati oltre 131 milioni per l’acquisto di 62 unità navali e il refitting di 37 navi traghetto e motobattelli, oltre alla ristrutturazione di pontoni, tutto per incrementare il livello di sostenibilità e capienza del trasporto pubblico locale. Nel frattempo il concorso di idee pubblicato il 29 giugno scorso dall’Autorità portuale consentirà di individuare la migliore soluzione strutturale per approdi fuori laguna.

Ma tutto di là da venire, solo nel 2022, se tutto procederà a ritmi sostenuti. Si corre per sanare i silenzi di troppi anni da parte di Comune, Regione Veneto e, in parte Governo nazionale che oggi, in molti casi, spudoratamente sanno solo dire che però non basta. Che “il problema della compatibilità tra ambiente e lavoro non è risolta…” mi scappa da piangere, perché non si può ridere sui mali altrui, ma finora, signori della politica regionale e locale, dove siete stati? In una bolla di negligenza e pavidità, presumo, dove le scelte erano escluse perché avrebbero inevitabilmente messo in campo reazioni… e dunque quale migliore soluzione che “non decidere” per lasciar morire Venezia con un sovraccarico ambientale ed umano senza pari al mondo?

Quel che serve ora è anche manutentare i canali e, senza effettuare nuovi scavi, creare approdi diffusi, realizzare un piano regolatore del porto. Certo rimangono ancora dei nodi da sciogliere ma ben vengano queste prime, fondamentali decisioni, il 1° agosto 2021 Venezia chiude all’abuso di decine di migliaia di contestuali masse voraci di consumatori di fast-beauty senza limiti per offrirsi agli amanti della qualità della storia, dell’assaporare con delicatezza i suoi angoli e le sue calli, dello stupirsi della magia di un’atmosfera unica e di opere d’arte ad ogni passo.

Le sue vie d’acqua “monumenti nazionali” oggi salvate dall’assalto del mare dal Mose, anche questo finalmente totalmente finanziato per completarlo e manutenerlo, saranno il giusto compendio ad una città che, nonostante i silenzi della politica locale, prova a riprendersi la leadership che merita nel mondo. In attesa che la “scossa nazionale” finalmente giunta produca una “scossa locale” che, come in altri luoghi del mondo hanno saputo fare, fissi e predetermini il massimo carico umano per visitare il cuore della città d’acqua più ricercata e amata al mondo, riprenda in mano l’offerta abitativa per i residenti… insomma governi nel vero senso della parola Venezia.

La Basilica dedicata alla Madonna della Salute come avvenuto dopo la pestilenza del 1630 saluterà, da oggi in poi, anche la rinascita di Venezia, post-Covid19, con la sua liberazione dal giogo dell’immane rischio delle grandi navi in laguna.

Articolo Precedente

Covid, i dati: 2.072 positivi con 89.089 test, tasso di positività sale al 2,3%. In crescita i ricoveri (+52) e le terapie intensive (+6)

next
Articolo Successivo

Covid, l’infettivologo Andreoni salva un no vax in mare (con la respirazione bocca a bocca): “Lo farei di nuovo, ma ho rischiato”

next