Il potere corrompe e rovina tutto, distrugge le speranze, erode la fiducia, spinge i nuovi eletti nelle file dei politicanti, quelli che pensano solo ai propri interessi ed a quelli dei loro amichetti. Il motivo? Non è il successo o il denaro, il motivo vero è un altro, è la perdita di contatto con la base, con la gente comune. Si viaggia in auto blu blindate e si mangia dal Bolognese. Non si va più al bar a prendere il cappuccino e si scambiano due parole con l’operaio che sta sfasciando la strada per riparare l’ennesima buca; non si prende l’autobus e si ascoltano le lamentele degli studenti su una scuola che non funziona più; non si combatte per ore ed ore con i call center perché si è rotto il modem o si fa la fila in questura perché qualcuno ci ha rubato il portafoglio.

Quelli del Movimento 5 Stelle che ho conosciuto io durante la genesi di questo partito erano gente comune, che viveva la vita come la viviamo tutti noi. Mi hanno invitato nelle loro case per discutere di economia, sono andata a mangiare con loro la pizza in trattorie semplici, in quartieri popolari, abbiamo fatto incontri improvvisati nelle aule magne delle scuole, a volte organizzati anche il giorno prima. Allora si respirava aria nuova, c’era la speranza che finalmente, finalmente in questo paese straziato dal crimine organizzato, soggiogato dalle logiche della guerra fredda, e più recentemente subordinato ad un’Europa unita in mano alle nazioni del Nord che ci considera dei pezzenti, c’era la speranza che qualcosa finalmente cambiasse.

Ecco il motivo per il quale molti, moltissimi, giovani, meno giovani ed anziani, hanno votato il Movimento, la sua grande forza era, come giustamente ripeteva Beppe Grillo, il fatto che nasceva dalla base, era un movimento grassroot, come dicono in inglese, un’immagine che ben rende l’importanza del legame che avevano con la base. Il Movimento era sorto dalle radici, proprio come quelle dell’erba che stanno sotto terra ma che nutrono le foglie che germogliano.

Dove sono finite queste radici? Noi siamo ancora qui, sempre uguali, ci barcameniamo in una nazione che sembra incapace di rinnovarsi, di reinventarsi. Ciò che è venuto a mancare sono i germogli, che fine hanno fatto? Sono svaniti, risucchiati dalla macchina politica, che ha reciso il legame con la base. Non esiste più il movimento grassroot, esiste solo l’erba, risecchita, gialla, morta sul terreno.

L’obiettivo del Movimento non era mantenere il potere a qualsiasi costo, l’obiettivo era cambiare tutto. Se fosse rimasto fedele a questo fine non si sarebbe alleato con la Lega o con il Partito democratico, non avrebbe sostenuto l’ennesimo governo tecnico e non si sarebbe reinventato statuti, garanti e così via. Gli eletti dopo il secondo mandato sarebbero tornati a vita privata. Il Movimento avrebbe atteso il momento giusto, con la maggioranza schiacciante giusta per governare. Ma non lo ha fatto. Siediti sulla sponda del fiume ed aspetta che passi il cadavere del tuo nemico, diceva Deng Xiaoping. I grandi uomini politici hanno pazienza, non sono interessati ad erigere statue d’oro in loro onore (o titoli di capo politico, garante, leader o quel che sia), i grandi uomini politici navigano costantemente verso la meta finale.

Io appartengo a chi ha creduto nel Movimento e ne è stato travolto subito dopo la prima vittoria elettorale. I danni che la mia vicinanza a 5 stelle ha prodotto sono tanti, sono stata insultata pubblicamente in televisione, accusata di non essere laureata, mi sono dovuta dimettere da diversi incarichi inclusi quelli che avevo all’università di Cambridge, sono stata hackerata più volte e sono stata vittima di mobbing da parte di economisti neo-liberisti che oggi fanno da consulenti al governo Draghi, che il Movimento 5 Stelle appoggia. Ancora oggi mi lecco le ferite. Ciononostante, vedere questa incredibile iniziativa naufragare nei bisticci, pastrocchi ed intrallazzi dell’Italietta parlamentare e dei partiti non mi rende felice, al contrario, mi fa solo male.

I grandi cambiamenti hanno sempre un prezzo, che anche gente come me, ai margini del sistema, a volte paga. È un prezzo che si accetta in nome del bene pubblico. Ma qui non vedo nessun cambiamento, vedo la creazione dell’ennesimo partito italiano, centrista, perbenista, in abito blu, naturalmente europeista e con il cappello in mano a Bruxelles. È dalla fine delle seconda guerra mondiale che giriamo con questo cappello. Il Movimento 5 Stelle ci aveva fatto sperare che finalmente ce lo saremmo messi in testa. E a Beppe ed alla vecchia guardia del 5 Stelle dico: riprovateci! Tornate alle origini, fate mea culpa e ritentate. Questa storia non può e non deve finire cosi.

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