Dibattito vivace a “Otto e mezzo” (La7) sull’ipotesi di proroga dello stato d’emergenza, che scade a fine luglio. Protagonisti del confronto sono Massimo Galli, primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, il direttore di Libero Alessandro Sallusti, la scrittrice Michela Murgia.
Sallusti osserva: “Io sono convinto che in emergenza ci voglia uno stato di emergenza. Salvini è contrario? Secondo me, sbaglia. La sua è una polemica elettorale, non so come definirla altrimenti”.
Dissente Murgia, che cita l’ex presidente della Corte Costituzionale Sabino Cassese a suffragio della sua opinione: “Andiamo verso la normalizzazione, quindi non serve mantenere permanentemente i poteri speciali, a cui ci si abitua con facilità, a quanto pare. Tra l’altro, per richiamarli basta un Consiglio dei Ministri. Per me è bene ridare alla democrazia i suoi strumenti ordinari e uscire da questa straordinarietà che ci abitua a pensare che possano essere sospese con facilità alcune cose”.

Non ci sta Sallusti: “Voglio vedere discutere in Parlamento se Astrazeneca può essere data a persone che hanno più di 30 anni o meno. Ci metterebbero 4 mesi. Cosa ne sanno i parlamentari? Deve decidere qualcuno che dia un parere scientifico”.
“C’è il Cts”, ribatte la scrittrice.
Ma non è andata sempre benissimo” – interviene Galli – Straordinariamente sono d’accordo al 100% con Sallusti”.
“Terribile”, ironizza il direttore di Libero.
L’infettivologo spiega: “Questa è una questione politica in una emergenza che non è finita. Io sono in assoluto il primo a essere garantista, ad avere grande volontà democratica e di volere il mantenimento delle connotazioni fondamentali della Costituzione. Però, attenzione: siamo un una situazione ancora non risolta e abbiamo la variabile delle varianti, che ci può creare problemi anche in termini emergenziali di volta in volta, anche se in misura molto inferiore rispetto al passato. Secondo me, va prorogato lo stato di emergenza. Sono d’accordo al 100% col presidente del Consiglio”.

“Siamo in disaccordo – replica Murgia – È come dire che gli strumenti ordinari della democrazia sono inefficienti”.
Ma sono stati efficienti all’inizio della pandemia? – chiede Galli – Siamo stati chiaramente nelle condizioni di rispondere al meglio dal punto di vista strutturale e organizzativo? Parliamo proprio di aspetti tecnici”.
“Naturalmente no – risponde la scrittrice – però dopo un anno e mezzo possiamo dire che non siamo più attoniti dalla sorpresa?”.
Galli ribatte: “Adesso siamo davvero riusciti ad aver risolto tutti i problemi? Siamo davvero passati oltre? Mi perdoni, ma, vivendo ogni santo giorno in prima linea, la mia risposta è no. In questo momento l’aspetto della garanzia costituzionale in quei termini, anche se poi lo stato di emergenza non la stravolge in maniera radicale, diventa un problema ideologico ed è lontano dalle esigenze pratiche”.

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