Le riunioni che saltano e i dubbi che adesso assalgono anche Silvio Berlusconi. La fusione a freddo di Lega e Forza Italia pensata da Matteo Salvini – e non a caso lanciata dalle colonne de Il Giornale – adesso è costretta a rallentare. Perché se i due leader sono convinti, nella pattuglia di senatori e deputati azzurri i mal di pancia sono forti e si moltiplicano di ora in ora. Lunedì sera dentro il partito berlusconiano si è rischiato il “big bang”, tanto da far saltare prima la riunione dell’ex presidente del Consiglio con i delegati regionali e poi il tavolo dei gruppi di Camera e Senato in programma tra oggi e domani proprio per discutere la proposta di federazione avanzata da Matteo Salvini. Riunioni che si terranno, hanno spiegato fonti interne vicine ai contrari, quando una riflessione sul tema sarà più matura. La fronda dei resistenti è capeggiata dalle ministre Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna e c’è chi giura che la pattuglia di eletti pronti a seguirla sia corposa (50 i parlamentari disposti a lasciare il partiti azzurro), tanto da rischiare uno smottamento importante. Nelle ultime ore, inoltre, con i dubbi che continuavano ad aumentare, c’è chi ipotizza un semplice coordinamento. Ma fonti qualificate di Fi hanno negato che l’opzione sia sul tavolo: “Non esiste un piano B: la federazione o si fa o non si fa”. Anche dalla Lega hanno fatto sapere che il coordinamento già esiste: la proposta è fare un passo avanti deciso verso la federazione.

La prima avvisaglia del rallentamento era arrivata nel pomeriggio di lunedì: nell’incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi, Salvini avrebbe dovuto anche parlare dell’idea di creare un gruppo unico in Parlamento, ma l’argomento è rimasto fuori dal dialogo con il premier. Troppo forte l’agitazione dentro Forza Italia per mettere sul tavolo di Palazzo Chigi l’argomento, che l’ex ministro dell’Interno vorrebbe chiudere entro fine giugno. Nelle ore successive è stato uno smottamento continuo. Come detto, prima Berlusconi ha annullato il vertice via Zoom con i coordinatori regionali, quindi è stato prima rinviato – e poi di fatto annullato – il faccia a faccia tra senatori e deputati. “Tempo, coinvolgimento, riflessione” è ciò che chiede la ministra Gelmini per quanto riguarda il metodo. Sul merito, in ogni caso, restano “forti perplessità” perché “la storia, i valori, l’identità” di Forza Italia vanno “difesi e rilanciati, non annacquati in soggetti nuovi”. Anche perché, ha sottolineato, il centrodestra è stato finora “un’alleanza vincente” in quanto in grado di “raccogliere consensi in un elettorale vasto ed eterogeneo“. Contrarietà che però non fermano Salvini: “Il Covid ci ha insegnato che uniti si vince, gli italiani uniti hanno vinto la battaglia, anche la politica ha il dovere di unirsi per essere più concreta, più veloce, più efficiente. Quindi vado avanti con questa proposta” ha detto il leader della Lega al termine dell’incontro con Draghi. A chi gli chiedeva se l’idea sia quella di gruppi parlamentari uniti, Salvini ha risposto che “vogliamo semplificare la vita degli italiani, la politica e il governo. Più uniti e compatti siamo meglio è”.

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