Aumentano i contagi nel Regno Unito, il Paese che in Europa ha vaccinato più di tutti gli altri, arrivando oggi a immunizzare completamente oltre il 40% della popolazione con 66,7 milioni di dosi somministrate complessivamente. Ma ci sono elementi che preoccupano il governo britannico, che ha fissato per il 21 giugno l’eliminazione di tutte le restrizioni imposte dalla pandemia, anche se il governo Tory si è impegnato a condizionare la decisione all’andamento dei dati, riservandosi di decidere se confermare o rinviare non prima del giorno 14.
Veniamo ai numeri. Il 4 giugno la Gran Bretagna ha infatti registrato 6.328 nuovi contagi da Covid-19, il più alto numero dal 25 marzo. Numeri a cui non sono seguiti incrementi dei ricoveri ospedalieri, almeno per ora. A determinare l’incremento delle infezioni, dopo l’ondata della variante inglese – ribattezzata Alpha – è la variante indiana, chiamata ora ‘Delta’ (o B.1.617.2) secondo la nuova nomenclatura introdotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e diventata dominante in Uk visto che è stata diagnosticata nel 75% dei positivi. Il ministro della Salute britannico Matt Hancock alla Bbc ha infatti spiegato che è “del 40% più trasmissibile” rispetto a quella inglese, e che questo “rende tutto più complicato”, specificando comunque che al momento non è stato registrato un aumento negli ingressi ospedalieri e che la maggior parte delle persone in ospedale con il Covid-19 non ha ricevuto neanche una dose di vaccino.
Anche la comunità scientifica lancia l’allarme: il professor Adam Kucharski, epidemiologo alla London School of Hygiene and Tropical Medicine e consulente governativo, ha evocato “un numero di segnali preoccupanti” sulla trasmissibilità della variante Delta, ipotizzando che alla fine possa derivarne anche un’impennata di ricoveri ospedalieri. E ha aggiunto che dal suo punto di vista un mancato rinvio di qualche settimana delle riaperture ulteriori del 21 giugno sarebbe “difficile da giustificare“. Chris Hopson, alto dirigente del servizio sanitario nazionale britannico (Nhs), ha notato da parte sua come l’incremento dei ricoveri abbia riguardato finora in maggioranza pazienti più giovani e non ancora pienamente vaccinati e non sia stato comunque “molto significativo” nel Paese a paragone del rimbalzo di casi: a conferma del fatto che “i vaccini sembrano aver spezzato la catena fra i contagi da Covid-19 e la possibilità di ammalarsi gravemente o di morire”.
“Per chi ha ricevuto Pfizer, anticorpi meno efficaci contro la variante indiana”: lo studio – A complicare il quadro si aggiunge una ricerca condotta in Gran Bretagna, con il coordinamento dell’Istituto Francis Crick e pubblicata sulla rivista The Lancet, secondo cui gli anticorpi prodotti dalle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino Pfizer/BioNTech tendono a essere oltre cinque volte meno efficaci contro la variante indiana. Coordinata da Emma Wall e David Bauer, entrambi dell’Istituto Francis Crick, la ricerca indica che il livello degli anticorpi diventa più basso all’aumentare dell’età e tende a ridursi nel tempo. I ricercatori hanno misurato il livello degli anticorpi neutralizzanti e il loro effetto sulle principali varianti del virus SarsCoV2 in 250 individui di età compresa fra 33 a 52 anni, alcuni dei quali avevano ricevuto una dose del vaccino Pfizer-BioNTech e altri due. Per gli autori dello studio “è difficile valutare con precisione fino a che punto la riduzione degli anticorpi potrà avere un impatto sull’efficacia del vaccino“, così come è difficile prevedere gli effetti sulla “gravità che la malattia potrebbe avere in una popolazione vaccinata“.
I numeri delle ultime settimane – Secondo l’Organizzazione nazionale di statistica britannica (Ons), circa una persona su 640 nelle famiglie in Inghilterra ha avuto Covid-19 nella settimana fino al 29 maggio, rispetto a una persona su 1.120 nella settimana precedente. Questo è il livello più alto dalla settimana che si conclude il 16 aprile. I dati non prendono in considerazione gli ambienti ospedalieri, le case di cura e altre istituzioni. L’aumento nella curva dei contagi è stato anche rivelato in Galles, in Irlanda del Nord e in Scozia. Un nuovo rapporto pubblicato il 4 giugno dal sistema sanitario nazionale britannico parla di 12.431 casi di variante Delta individuati, contro i 6.959 dell’ultimo bollettino diffuso una settimana prima. Dalle analisi emerge inoltre che la variante indiana potrebbe essere maggiormente resistente al vaccino. Ma l’epidemiologa Meaghan Kall su Twitter ha insistito sulla necessità di proseguire con le vaccinazioni, unico modo per sconfiggere il coronavirus Sars-CoV-2. Il 73% dei casi Delta riguarda persone non vaccinate e solo il 3,7% coloro che hanno ricevuto entrambe le dosi, mentre solo il 5% delle persone ricoverate con questa variante ha ricevuto le due dosi.