Se fossi il suo migliore amico o il suo procuratore, come regalo di compleanno gli comprerei un biglietto di sola andata per una destinazione (calcistica) di prestigio. Ma siccome sono, come lui, soprattutto un tifoso egoista del Napoli, gli auguro altri 100 di questi giorni con la maglia azzurra.

Ecco, in questa confusa dualità, di cui siamo responsabili anche noi che gli vogliamo bene, sussiste probabilmente il limite per il passaggio di Insigne, che oggi compie 30 anni, da ottimo calciatore, con indiscutibili qualità molto al di sopra della media dei comuni mortali, a campione maturo.

Chissà se Lorenzo, ragazzo simpatico e ricco di sani valori, si è mai guardato allo specchio e, per individuare i limiti che lo hanno confinato in una dimensione più piccola rispetto a quella cui potrebbe ambire uno con il suo talento, si sia chiesto: “ma chi sei tu?”. Perché il grande salto che avrebbe dovuto fare Lorenzo è uscire dalla sua comfort zone, provando ad andare oltre le sue certezze. Si tratta della classica condizione di routine, di familiarità e sicurezza in cui ci si sente del tutto a proprio agio, senza percepire (percepire!) alcun rischio o minaccia.

Lorenzo è immerso fino ai capelli dentro la sua comfort zone: il suo spogliatoio, la sua città, la sua famiglia, la sua posizione in campo, i suoi movimenti, le sue giocate. Lì dentro non ci sono sorprese e tutto è sotto controllo. Ha rotto con tutti quelli – allenatori, procuratore o presidente – che hanno provato a cambiargli nel suo consolidato sistema di gioco o di vita quel “qualcosa” che poteva interrompere la ripetitività con cui continua a fare tanto le cose positive quanto gli errori che non riesce mai a correggere.

Ma ora forse è tardi per uscire dalla routine che, nell’accezione del pensiero comune, ha assunto la errata connotazione di monotonia e di deprimente consuetudine. Perché si può essere felici anche nelle abitudini. E si può addirittura pensare di entrare nell’olimpo della felicitudine se la potenza del metodo, del tran tran, della tradizione può poi farti raggiungere obiettivi storici.

Peppe Bruscolotti – auguri anche a lui che da pochi giorni ha computo 70 anni – l’arcigno difensore del primo Napoli scudettato, consolidò la forza di 15 anni di normale consuetudine prima di regalarsi, il 10 maggio 1987, la sua (e nostra) più grande gioia sportiva. È lo stesso augurio di felicitudine che faccio a Lorenzo Insigne. E a noi tifosi del Napoli e del calcio.

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