Non volevo correre per una questione di rispetto, siamo persone prima che piloti. Domenica a Barcellona c’è un’altra gara, ma quel ragazzo adesso è all’obitorio e presto sarà sotto terra”. Sono le parole del pilota della MotoGp Danilo Petrucci, che ha commentato questa mattina sulla colonne de La Repubblica la gara di domenica in Toscana. Dopo il gran premio, del resto, dal paddock del Mugello solo saluti e cordoglio per Jason Dupasquier e nessuna valutazione sull’esito della corsa. La notizia della morte del 19enne della Ktm, del resto, è arrivata a pochi minuti dalla partenza della Moto2, quando la gara di Moto3 era già terminata e la MotoGp cominciava a prepararsi per la discesa in pista.

Petrucci ha riportato al centro del dibattito il tema dell’opportunità o meno di partire ugualmente in quelle condizioni. Di farlo di domenica e di non cambiare in nessun modo la scaletta decisa dalla federazione. “Comandano gli sponsor, il business. Era così difficile correre un giorno dopo, al lunedì? Fermarsi per 24, piccole ore? Nessuno ci ha interpellato, noi piloti dico – racconta Petrucci – Ho pensato: me ne vado, per conto mio. Mi era già successo qui al Mugello nel 2011: correvo in Superstock e all’alba abbiamo visto in televisione morire il Sic, in Malesia. All’inizio eravamo tutti d’accordo a fermarci, poi ognuno ha deciso per conto suo: sono stato il solo a dire no. Gli altri brontolavano, dicevano che era perché tanto avevo già vinto il campionato – continua il pilota Ktm nell’intervista a La Repubblica – Così ho corso pure io. Dopo il traguardo sono scoppiato a piangere”. Petrucci ha poi raccontato della gara della domenica e della “corsa sul sangue” che gli addetti del circuito hanno cercato di cancellare dall’asfalto. “Ci siamo passati sopra, con le bandiere giallorosse che segnalavano la presenza di liquido. Come se niente fosse. In gara il minuto di silenzio, e di corsa in pit lane: forza, 23 giri da fare a 350 all’ora”.

Stesse parole pronunciate subito dopo la gara da Pecco Bagnaia ai microfono di SkySport: “Penso che per rispetto non avremmo dovuto correre ma altri dicevano che invece per rispetto lui avrebbe voluto che corressimo – ha raccontato il ducatista – Io continuo a pensare che la gara non andava fatta. Se devono decidere i piloti? Per me sarebbe meglio, ma onestamente penso che sarei stato l’unico a pensare di non correre. E questa cosa mi fa altrettanto male. La decisione di correre è stata presa con troppa leggerezza”. Più moderato il parere dell’ex campione del mondo Valentino Rossi, che ha spiegato come secondo lui la gara si poteva anche non correre, ma non avrebbe cambiato quanto accaduto il giorno prima.

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