Da un lato i pesanti tagli al personale, “indispensabili per la sopravvivenza dell’azienda” e considerati un passaggio obbligato per portare avanti il nuovo piano di rilancio dei giornali. Dall’altro le discussioni – finora rimaste segrete e confermate da più fonti a Ilfattoquotidiano.it – per allargare il numero di testate attualmente in portafoglio. Con gli occhi puntati su La Nuova Sardegna. Sono i piani del gruppo Sae (Sapere aude editori), nato nel luglio 2020 e guidato dall’imprenditore Alberto Leonardis, che nell’autunno scorso ha acquistato da Gedi (società degli Agnelli che edita tra gli altri La Repubblica, La Stampa, L’Espresso) quattro storici quotidiani locali: si tratta del Tirreno, La Nuova Ferrara, la Gazzetta di Reggio e la Gazzetta di Modena.

Nei giorni scorsi i rispettivi Comitati di redazione hanno ufficializzato un pacchetto di giorni di sciopero e hanno deliberato l’immediata proclamazione dello stato di agitazione fino a quando l’azienda non deciderà di ridiscutere il “drastico ricorso agli ammortizzatori sociali” annunciato per i giornalisti, alla luce della crisi del mercato e dei ricavi in diminuzione. Oggi i quattro giornali sono usciti regolarmente in edicola per favorire la riapertura di un “dialogo” con l’editore, in modo tale da “trovare una strada seria e condivisa dalle parti che tenga insieme la tutela del prodotto, dei posti di lavoro e dei conti”, si legge nel comunicato del Cdr del Tirreno pubblicato sabato. Ma il quotidiano livornese è uscito senza le firme dei cronisti in segno di protesta verso la direzione, accusata di aver tagliato l’organico domenicale “in spregio agli accordi sindacali”. Decisioni che inquadrano bene il clima di tensione che si sta vivendo nelle redazioni dell’asse tosco-emiliano.

È in questo contesto che, secondo quanto risulta da fonti al Fatto.it, si innestano le trattative del gruppo Sae con Gedi per l’acquisto di nuove testate locali, nel solco del dialogo instaurato già l’anno scorso. Si tratterebbe innanzitutto di La Nuova Sardegna, storico giornale Finegil (la divisione “locali” del gruppo Espresso) a cui appartenevano anche Il Tirreno e gli altri, la cui proprietà finora è rimasta in mano a Gedi. Almeno dal punto di vista formale, perché dal dicembre 2016 il ramo d’azienda è in affitto alla DBInformation Spa. Un’operazione che si era resa necessaria per evitare l’eccessiva concentrazione editoriale in alcune province d’Italia dopo la fusione tra la Itedi degli Agnelli-Elkann e il gruppo Espresso. Il contratto d’affitto è stato rinnovato ogni anno, ma ora La Nuova Sardegna potrebbe passare definitivamente di mano, andando ad ampliare la presenza del gruppo Sae sul territorio. Notizia che circola già da settimane nelle redazioni coinvolte ma su cui finora né Leonardis né Gedi hanno dato conferme. Sae, contattata dal Fatto.it, non conferma né smentisce.

La vicenda rischia di avere un impatto nelle trattative tra i cronisti del Tirreno e dei tre giornali emiliani con l’azienda, costretti a parlare di tagli all’organico a soli cinque mesi dal cambio di editore e preoccupati dall’entità di questo nuovo investimento. Un nuovo tavolo è previsto in settimana a Roma, forse mercoledì, in presenza della Fieg (Federazione italiana editori giornali), della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) e dell’Associazione Stampa Toscana, che si è detta “al fianco dei giornalisti del Tirreno, impegnati in una durissima vertenza sindacale con l’Azienda, intenzionata a ottenere pesanti risparmi dei costi a carico del corpo redazionale”. Nelle ultime ore sono intervenuti in segno di solidarietà verso i quattro quotidiani anche diversi parlamentari, dal deputato Pd Umberto Buratti ai colleghi Martina Nardi e Rosa Maria Di Giorgi, mentre il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha chiesto “un intervento forte e attivo” da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Giuseppe Moles.

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