“Il Consiglio di Stato si riserva la decisione, che sarà resa nota entro poche settimane”. Così si è concluso oggi l’udienza sull’impugnazione da parte di ArcerlorMittal e Ilva della sentenza con la quale, lo scorso 13 febbraio, il Tar di Lecce ha imposto la chiusura dell’area a caldo del polo siderurgico di Taranto. Il collegio giudicante di Palazzo Spada dovrà decidere, quindi, se confermare quel provvedimento o annullarlo. Associazioni e cittadini di Taranto hanno atteso la decisione davanti a Montecitorio. “L’area a caldo va chiusa” ha affermato un ex operaio, che in quel reparto ha lavorato per 17 anni e oggi si trova in cassaintegrazione. Dubbi anche sulla transizione ecologica e i fondi del Recovery Plan. “Noi a Taranto lo chiamiamo il ‘ministero della transizione oncologica’. Vogliamo le bonifiche che occuperebbero più lavoratori di quanto oggi sono occupati nello stabilimento siderurgico”. In piazza le croci bianche sorrette dalle mamme dell’associazione che raccoglie i genitori dei tanti bimbi e ragazzi tarantini che non ci sono più: “Vogliamo giustizia”

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