Il Tar del Lazio ha dato ragione al governo guidato da Giuseppe Conte e ha così deciso di respingere il ricorso presentato da Rwm Italia, l’azienda che a Domusnovas, in Sardegna, produceva le bombe Mk80 impiegate nel conflitto in Yemen, contro la decisione dell’esecutivo di revocarne l’export verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Esistono infatti, scrivono i giudici nella sentenza, “seri rischi che gli ordigni oggetto delle autorizzazioni possano colpire la popolazione civile yemenita”. Tenendo conto che “nel bilanciamento degli interessi coinvolti quello alla salvaguardia e incolumità della popolazione civile appare preminente rispetto a quello della ricorrente alla conservazione della propria quota di mercato”, il tribunale amministrativo ha così deciso di confermare il provvedimento del governo.

Così, il tribunale amministrativo legittima la decisione dell’ex esecutivo, la prima di questo tipo da quando è in vigore la legge 185/1990 sull’export di armamenti e che si stima abbia bloccato l’invio di ben 12.700 ordigni nei due Paesi del Golfo che guidano la coalizione impegnata a combattere i ribelli Houthi in Yemen. Export autorizzato durante il governo con a capo Matteo Renzi che aveva dato l’ok alla più grande commessa italiana per il munizionamento pesante dal dopoguerra a oggi, per un totale di circa 20mila bombe dal valore di 411milioni di euro .

La sentenza, oltre a stabilire che quelle armi rappresentavano un rischio concreto per l’incolumità dei civili yemeniti, visto l’utilizzo che ne facevano i membri della coalizione a guida saudita, sottolinea anche la superiorità della salvaguardia e dell’incolumità della popolazione sul diritto al ritorno economico delle operazioni già autorizzate. Una decisione che potrebbe creare un precedente importante nella valutazione futura di altre autorizzazioni in essere e che, non a caso, viene ben accolta dalle organizzazioni umanitarie e per il disarmo: “Le nostre Organizzazioni – si legge in una nota congiunta firmata, tra gli altri, da Amnesty International, Save the Children, Oxfam e Rete Italiana Pace e Disarmo – valutano positivamente la decisione del Tar del Lazio sia per il risultato concreto che, soprattutto, per le motivazioni addotte. Benché si tratti di una decisione cautelare è infatti significativo che, a distanza di pochi mesi, due giudici, uno penale e uno amministrativo, abbiano riconosciuto due punti fondamentali su cui si fonda la nostra mobilitazione”.

Il riferimento all’azione penale riguarda l’iscrizione nel registro degli indagati, nei primi giorni di marzo, di due direttori generali pro-tempore della Uama, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, con l’accusa di abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta avviata sull’export di bombe verso l’Arabia Saudita dopo l’uccisione di un’intera famiglia yemenita di sei persone per mano dell’aviazione di Riyad, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 2016. In quell’occasione, i resti degli ordigni ritrovati sul luogo del raid permisero agli investigatori di stabilire che questi facevano parte di un lotto esportato proprio dall’Italia.

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