La compagna di vaccinazione contro il Covid-19 procede senza suscitare grande interesse nel pubblico. Tutti i giornali riportano quotidianamente bollettini giornalieri di nuovi malati e decessi, ma il numero di vaccinazioni somministrate è confinato a pochi siti specializzati, non sempre di facile lettura. Forse il pubblico vuole emozioni forti e il numero di decessi attrae di più del numero di salvati; o forse c’è una spontanea e diffusa strategia comunicativa che preferisce diffondere panico che rassicurazione. Ad ogni modo il vaccino è l’unico strumento che ci porterà fuori dalla pandemia e il bollettino delle vaccinazioni dovrebbe essere la notizia più importante. Proviamo a fare il punto.

Secondo il sito del Ministero della Sanità sono state somministrate in Italia al 14 aprile circa 14 milioni di dosi di vaccino (a prescindere dal tipo); 4 milioni di cittadini hanno ricevuto due dosi e sono quindi completamente immunizzati, mentre 6 milioni hanno ricevuto una sola dose e hanno quindi una immunità parziale. Una stima molto grossolana del numero di casi di Covid, diagnosticati e non diagnosticati, basata sui pochi dati sierologici disponibili e su estrapolazioni dalla letalità della malattia, è di circa 10 milioni. Questo porta il totale della popolazione almeno parzialmente immunizzata a circa 20 milioni di cittadini: un terzo della popolazione della penisola.

La stima dell’immunità di popolazione necessaria per far terminare l’epidemia è di oltre il 75% della popolazione: almeno 45 milioni di cittadini. Al ritmo attuale delle vaccinazioni, il raggiungimento dell’obiettivo richiederebbe almeno altri otto-nove mesi, ma poiché il ritmo è in crescendo è abbastanza probabile che possano bastare sei mesi. Anche l’avvicinarsi dell’estate, col probabile calo della trasmissione del Covid, potrebbe aiutarci.

Spesso si è parlato di vaccini in modo da terrorizzare anziché rassicurare. Lo strumento principe del terrore, come per i decessi da Covid, è stato la decontestualizzazione dell’informazione. C’è una enorme differenza tra il dire “sono stati segnalati 5, 10, 20 casi di tromboembolia fatale forse legati alla vaccinazione” e il dire “sono stati segnalati 5, 10, 20 casi di tromboembolia fatale forse legati alla vaccinazione su 14 milioni di dosi somministrate”. In genere in medicina, e in corso di epidemia in particolare, si sceglie la strategia che offre il migliore rapporto tra costi e benefici: l’epidemia lasciata a sé potrebbe causare, secondo molte stime, una mortalità complessiva finale di circa 5.000 decessi per milione di abitanti il vaccino forse di 1 o 2 per milione. Bisogna anche contestualizzare queste cifre al tasso grezzo di mortalità di circa 10.000 decessi ogni anno per milione di persone, per poi scegliere la strategia migliore. I dati non lasciano adito a dubbi.

Infine, in che modo si situa la campagna vaccinale italiana rispetto al resto del mondo? Secondo il sito di Bloomberg sarebbero state complessivamente somministrati nel mondo circa 800 milioni di dosi di vaccino, poco più di una ogni dieci abitanti. In Italia circa 1 dose ogni 4 abitanti. Ovviamente nel mondo c’è stata una grande e ingiusta disparità tra i paesi poveri e i paesi ricchi, che è necessario colmare nell’interesse di tutti perché la circolazione virale è un rischio globale.

I paesi che hanno conseguito i massimi successi nella compagna di vaccinazione sono Israele, che ha vaccinato a oggi circa il 60% dei cittadini, il Regno Unito (50%), Cile e Usa (40%). Queste frazioni di vaccinazione, sebbene insufficienti a spegnere completamente i focolai epidemici, sono però sufficienti a ridurre molto significativamente diffusione e mortalità della malattia.

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