Strumenti informatici inadeguati, disorganizzazione, troppe consulenze e troppo care. Sono solo alcune delle criticità sottolineate dalla Corte dei Conti su Aria, la società di Regione Lombardia che nell’anno della pandemia ha mostrato tutti i suoi limiti inanellando errori su errori: dai camici ordinati alla Dama spa del cognato del governatore Attilio Fontana, ai bandi sballati per l’acquisto dei vaccini antinfluenzali, fino ai recenti problemi della piattaforma per la gestione degli appuntamenti per le vaccinazioni anti Covid degli ultrasessantenni. Vicenda, quella dell’attuale campagna vaccinale, che non è stata presa in considerazione dalla Sezione regionale di controllo per la Lombardia della Corte, la cui relazione resa pubblica oggi riguarda il 2019 e la prima metà del 2020. Tuttavia, si legge nel documento, “le vicende più recenti strettamente connesse alla gestione di alcuni aspetti dell’emergenza affidati ad Aria spa” hanno subito la “palese e oggettiva influenza dei fattori di criticità rilevati”.

Quella della Corte dei Conti è in sostanza una bocciatura di Aria, alla cui nascita e controversa storia dedica un’inchiesta il numero del mensile Millennium in edicola domani, sabato 17 aprile. Aria è nata nel 2019 dalla fusione di Lombardia informatica e della centrale acquisti regionale Arca, alle quali si è aggiunta l’anno dopo l’altra stazione appaltante della Regione, Infrastrutture Lombarde. A volerla è stata la giunta Fontana e in particolare l’assessore al Bilancio, il leghista Davide Caparini. Ma gli obiettivi prefissati allora, secondo la Corte dei Conti, sono ben lontani dall’essere stati raggiunti. Come quello di creare una vera e propria Consip regionale per incrementare la quota di acquisti centralizzati. “A fronte di una media degli acquisti programmati tramite Aria Spa prossima al 70% del totale – scrivono infatti i magistrati contabili – l’istruttoria sui dati di bilancio ha rivelato che gli acquisti effettivi tramite il canale centralizzato non superano il 36%”. In particolare, in ambito sanitario, considerando gli acquisti riferibili alle Asst, solo il 49% sono stati in adesione a convenzione Aria: “Quindi – nota la Corte – più della metà delle gare non viene espletata attraverso il canale Aria: il dato più rilevante è l’incidenza degli acquisti autonomi da parte delle Asst”.

Risultati che hanno la loro causa anche nei problemi organizzativi della società. L’obiettivo di incremento della quota della spesa centralizzata dovrebbe essere infatti affidato all’attività di programmazione, coordinamento e controllo delle diverse fasi del procedimento d’acquisto. Tuttavia, gli sforzi messi in campo da Aria denotano una “strutturale mancanza di strumenti e metodologie adeguati a consentire il pieno monitoraggio e controllo delle diverse fasi in cui si articola il processo di acquisto”. Un esempio? La raccolta dei fabbisogni “straordinari” dei vari enti del sistema sanitario regionale, cioè le diverse Asst, avviene attraverso “un flusso informativo interamente affidato a comunicazioni, non standardizzate, tramite e-mail. Manca una piattaforma informatica che consenta il trattamento sistematico e automatico delle informazioni raccolte e, circostanza ancor più anomala, l’autorizzazione di tali acquisti da parte di Aria avviene senza conoscerne i relativi volumi”. Neanche il monitoraggio degli acquisti sanitari risulta sufficientemente presidiato dal sistema di raccolta attualmente in uso, “strutturalmente inadeguato a fornire dati di buona qualità”.

Inadeguate anche le risorse impiegate: “L’istruttoria – scrive la Corte – ha mostrato uno scarto significativo tra il modello organizzativo adottato da Aria e le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili”, rilevando criticità come la sovrabbondanza di personale in ruoli di staff. C’è poi la nota dolente delle consulenze, “eccessive nel numero e negli importi conferiti”, tanto da “collidere con il pieno rispetto del principio di buon andamento ed equilibrio di bilancio”. In particolare, “in relazione all’affidamento dei servizi legali, emerge, tra l’altro, una scarsa rotazione degli incarichi di affidamento dei servizi stessi”, in contrasto con i principi di economicità, trasparenza e pubblicità.

In uno dei passaggi delle oltre 300 pagine della relazione si legge che “la Regione, in veste di principale committente di Aria spa, dovrebbe acquisire dalla società, all’atto di ogni affidamento, la curva del carico di lavoro in corso e la dimostrazione dell’impatto che il nuovo lavoro può avere sulle unità operative, al fine di accertare la reale capacità della società di svolgere la commessa, senza creare danni o ritardi ai progetti avviati”. Parole che fanno tornare alla mente la decisione, presa dai vertici della Regione all’ultimo, di affidare ad Aria il compito di realizzare una piattaforma per le vaccinazioni anti Covid. Compito che evidentemente Aria non era in grado di portare a termine nei tempi richiesti, col risultato di continui disservizi e infiniti disagi per gli over 80 lombardi. La relazione è stata presentata oggi a Fontana e all’amministratore unico di Aria, Lorenzo Gubian, i quali – secondo una nota della Corte dei Conti – hanno assicurato che in futuro verranno superate le criticità segnalate.

Twitter: @gigi_gno

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