I ricoveri in terapia intensiva di nuovo sopra quota 3mila, come a metà dicembre. E i contagi che continuano a salire, anche se meno rapidamente di una settimana fa. Il consueto bollettino del ministero della Salute restituisce la fotografia di una situazione in peggioramento, al netto di alcuni segnali che – contestualmente alla nuova stretta decisa dal governo – potrebbero portare a un’inversione di tendenza. Nelle ultime 24 ore sono stati accertati 21.315 nuovi casi da coronavirus su un totale di 273.966 test (tra molecolari e antigenici). Il tasso di positività si attesta quindi al 7,78%, in aumento rispetto al 6,98 di ieri. Ancora alto il numero dei morti: nelle ultime 24 ore sono decedute a causa del Covid 264 persone. Per quanto riguarda la situazione negli ospedali, continua il trend negativo di ricoveri: al netto degli ingressi e delle uscite, sono stati occupati altri 365 posti letto nei reparti ordinari e 100 nelle terapie intensive. Il totale dei pazienti ricoverati in rianimazione, quindi, torna a livelli che non si vedevano da prima di Natale. Con la differenza che in quel periodo le ospedalizzazioni erano in discesa, mentre oggi gli esperti registrano una tendenza in aumento.

A livello regionale il maggior incremento di contagi si registra ancora una volta in Lombardia (+4.334), seguita da Emilia Romagna (+3.023), Campania (+2.449) e Lazio (+1.812). Sono alle prese con oltre mille casi quotidiani anche Veneto (+1.587), Piemonte (+1.530), Puglia (+1.542) e Toscana (+1.305). In Sicilia, Friuli e Marche sono state accertate circa seicento nuove infezioni, poco più di 300 in Liguria, Abruzzo e Calabria. Tutte le altre Regioni sono sotto questa soglia, con un picco minimo di positivi osservato in Molise (+52) e Valle d’Aosta (+34).

Per capire il reale andamento della pandemia, però, è necessario guardare al numero settimanale dei contagi. Da lunedì a oggi sono stati accertati complessivamente 155.934 casi, in lieve aumento rispetto ai 142.388 di 7 giorni fa. Il virus non si ferma, quindi, ma sta rallentando la sua corsa: due settimane fa il distacco era molto più ampio, con 116.124 nuove infezioni. Tre settimane fa, invece, cioè tra il 15 e il 21 febbraio, il totale ammontava a 87.435. Il problema è che anche se la curva dei contagi non sale alla stessa velocità di prima, negli ospedali la situazione è destinata ancora a peggiorare. Va ricordato infatti che in media trascorrono due-tre settimane tra la trasmissione del virus, il manifestarsi dei sintomi e l’eventuale ricovero ospedaliero dei casi più gravi.

A preoccupare sono soprattutto i ricoveri in terapia intensiva. Da lunedì a oggi sono stati occupati 477 posti letto in più rispetto a 7 giorni fa. La scorsa settimana, invece, l’incremento era di 374. Ancora meno a fine febbraio (+137) e a metà del mese scorso (+9). È anche per questo che il governo Draghi – sollecitato dal Comitato tecnico scientifico – è stato costretto a varare una nuova stretta anti-Covid a pochi giorni dall’ultimo dpcm, inserendo 11 Regioni in zona rossa a partire da lunedì 15 marzo e tutte le altre in arancione. A livello nazionale, infatti, come riferisce l’ultimo monitoraggio di Agenas, i ricoverati in rianimazione hanno superato la soglia critica del 30%. Con picchi del 49% in Lombardia (solo nelle Ti lombarde ci sono 714 pazienti sui circa 3mila di tutta Italia), del 47% in Emilia Romagna, del 50% in provincia di Trento, del 51% nelle Marche e addirittura del 58% in Umbria.

Dall’inizio della pandemia a oggi sono complessivamente 3.223.142 i casi di Covid-19 accertati in Italia, 102.145 i morti. Oltre due milioni e mezzo di persone, invece, sono guarite o sono state dimesse dall’ospedale. Attualmente i cittadini positivi sono 531.266: di questi, 503.666 si trovano in isolamento domiciliare, 24.518 sono ricoverati nei reparti ordinari – di cui 6.077 solo in Lombardia e 3.321 in Emilia – e per 3.082 pazienti si è reso necessario il ricovero in rianimazione.

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