Quello che succede in Venezuela in un giorno in un altro paese succede in un anno. Questa frase negli ultimi anni l’ho sentita ripetere spesso da colleghi e colleghi che, come me, analizzano in profondità la situazione del paese caraibico. E come dar loro torto: nelle ultime settimane sono stati davvero tanti i colpi di scena in Venezuela, proviamo a fare il punto insieme.

La notizia che più ha risuonato in Europa è sicuramente l’espulsione dal Paese – decretata ieri da Nicolás Maduro e attuata dal suo ministro degli Esteri, Jorge Arreaza – dell’ambasciatrice dell’Unione Europea, Isabel Brilhante Pedrosa. Arreaza ha consegnato personalmente a Brilhante una lettera che la indica come persona non grata e le concede 72 ore per abbandonare il Paese. Lo stesso Arreaza ha giustificato l’espulsione dichiarando che l’Unione Europea ha già imposto 55 sanzioni in Venezuela, senza avere nessuna autorità morale o legale per farlo. Altre quattro lettere di protesta sono state consegnate dal cancelliere venezuelano ai rappresentanti diplomatici di Spagna, Francia, Germania e Paesi Bassi in risposta alle nuove sanzioni che l’Ue ha determinato, lunedì 22 febbraio, contro 19 funzionari del regime. Le sanzioni dell’Ue rispondono alle elezioni legislative del 6 dicembre scorso, svoltesi senza il riconoscimento dell’Onu e della stessa Unione Europea.

Il nuovo Parlamento venezuelano derivante da quelle elezioni, insediatosi a gennaio 2021 e che non gode del riconoscimento di tutta la comunità internazionale, è tornato in mano al regime di Maduro e ha già cominciato una epurazione politica. Sempre in questi giorni, infatti, il nuovo Parlamento ha inabilitato Juan Guaidó e altri 27 ex-parlamentari dell’opposizione: nessuno di loro potrà ricoprire una carica istituzionale per i prossimi 15 anni. Il motivo di tale decisione risiede, secondo la Contraloría General de la República (organo in mano al regime), nel fatto che le persone inabilitate si sarebbero negate ad offrire una dichiarazione giurata del loro patrimonio.

Ma dall’Onu arriva anche una voce amica per Maduro e per il suo governo. Infatti, il 12 febbraio, la relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulle misure coercitive unilaterali e sui diritti umani, Alena Douhan, ha esortato gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri stati a ritirare le sanzioni unilaterali imposte contro il Venezuela. Douhan, nelle sue conclusioni preliminari, dichiara che “le sanzioni hanno esacerbato le calamità preesistenti, provocando una crisi economica, umanitaria e di sviluppo, con un effetto devastante sull’intera popolazione del Venezuela, in particolare ma non solo sulle persone che vivono in condizioni di estrema povertà, donne, bambini, operatori sanitari, persone con disabilità o malattie croniche e popolazioni indigene”.

Quanto scritto e detto da Douhan è stato accolto favorevolmente dal regime di Maduro che aveva inoltrato proprio a febbraio dell’anno scorso alla Corte Penale Internazionale una denuncia contro gli Usa per crimini di lesa umanità in relazione alle sanzioni economiche.

Infine, una notizia che riguarda da vicino l’Italia. La stampa locale in Venezuela si è fatta eco in questi giorni delle dichiarazioni del Procuratore generale della Repubblica, Tarek William Saab, sui nuovi capi di imputazione contro Rafael Ramírez, ex presidente di Petróleos de Venezuela (Pdvsa). Ramirez, passato alla storia come “lo Zar del petrolio”, amico e fedelissimo di Hugo Chavez, è oggi acerrimo nemico del regime di Maduro e vive proprio nel nostro paese.

Già nel luglio 2020 il Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) del Venezuela aveva autorizzato la richiesta di estradizione di Ramirez all’Italia e il 18 di febbraio le nuove dichiarazioni di Saab hanno riportato l’attenzione sul caso. Ramirez, già indagato in Venezuela per sette casi di corruzione, è nel mirino del regime di Maduro: “Ci auguriamo che l’Italia, vista la richiesta dello Stato venezuelano, consegni questo criminale per rispondere alla giustizia” ha dichiarato il Procuratore Generale della Repubblica venezuelana. Ramirez dal canto suo non ha fatto mancare gli attacchi contro Maduro e contro lo stesso Saab, denunciando gli abusi e i soprusi del regime venezuelano, raccolti anche nel report Onu di settembre 2020.

Insomma, tutto questo in soli 12 giorni…

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