Il giorno dopo la notizia diffusa dall’agenzia Reuters su un taglio del 50% delle dosi da parte di Astrazeneca in Europa nel secondo trimestre il colosso anglo svedese, che produce e distribuisce il vaccino sviluppato dai ricercatori dell’Università di Oxford, con una nota fa sapere che “per quanto riguarda l’Italia, questa settimana supereremo 1,5 milioni di dosi consegnate e abbiamo l’obiettivo di superare i 5 milioni di dosi per la fine di marzo”. E in riferimento al dimezzamento delle dosi già concordate con Bruxelles che “le date di consegna, la frequenza e il volume possono subire alterazioni dovute ai processi di produzione e alle tempistiche dei processi di controllo qualità. Così come annunciato la settimana scorsa – precisa l’azienda in una nota – stiamo continuamente aggiornando il nostro programma di consegna e informando la Commissione europea e il commissario Arcuri su base settimanale dei nostri piani per portare più dosi di vaccino in Europa nel più breve tempo possibile. “Non siamo ancora in grado di fornire previsioni dettagliate per il secondo trimestre. In ogni caso AstraZeneca conferma che lavora con l’obiettivo di essere in linea con quanto indicato nel contratto” e “con l’obiettivo di consegnare all’Italia più di 20 milioni di dosi”.

Il contratto della Ue con la società, desecretato anche se con diverse parti omissato, prevede l’impegno di Astrazeneca a fornire 180 milioni di dosi e quindi il taglio riguarderebbe circa 90 milioni di dosi. Una notizia, che se confermata, rischia di inficiare l’obiettivo di Bruxelles, dichiarato per bocca della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, di vaccinare per l’estate il 70% degli europei. Venti giorni fa il programma era quello che a marzo arrivassero 55 milioni di dosi in totale dalle tre aziende autorizzate. “Nel secondo trimestre saranno ancora di più, 300 milioni da parte delle tre aziende già autorizzate dall’Ema (Pfizer-Biontech, Moderna e AstraZeneca, ndr) e, se otterranno anche loro il via libera, altre 80 milioni di fiale da Johnson and Johnson e Curevac. Siamo sulla buona strada, alla fine avremo 2,3 miliardi di vaccini, il triplo di quel che ci serve e potremo aiutare anche i Paesi vicini all’Unione” aveva dichiarato la presidente.

Per questo l’Ue cerca ogni strada per accelerare sulle immunizzazioni al Covid-19 pensando ad “un’autorizzazione d’emergenza a livello europeo per i vaccini” ma anche di imprimere una svolta su “produzione, autorizzazione e distribuzione” delle dosi . Un punto centrale questo anche nella lettera di invito al vertice del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in cui si insiste sulla necessità di “garantire che le consegne dei vaccini siano prevedibili, e che le compagnie farmaceutiche rispettino i loro impegni”.

Intanto proprio per cercare di ovviare a ritardi di consegne – registrati anche con Pfizer e Moderna – proprio l’Unione europea sta cercando di capire se sia possibile una produzione da parte di una rete di aziende e stabilimenti dei vaccini approvati. In questo senso si è mossa il colosso francese Sanofi che produrrà in Francia il prodotto della concorrente americana Janssen (Johnson&Johnson), così come ha già annunciato di fare per quello di Pfizer-BioNTech. Anche l’Italia sta cercando di valutare una produzione in house. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha convocato per giovedì Farmindustria per valutare la possibilità.

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