Se non è una bocciatura completa, poco ci manca. Il Tar di Milano ha rinviato alla Corte Costituzionale la legge regionale voluta dalla giunta di Attilio Fontana che, con la scusa della riqualificazione urbana, concede bonus volumetrici fino al 25% per chi recupera immobili abbandonati. La Consulta dovrà fare le proprie valutazioni, ma le argomentazioni utilizzate dal tribunale amministrativo lasciano pochi dubbi su una legge che “comprime in maniera eccessiva la potestà pianificatoria” dei comuni e “impedisce una coerente programmazione in ambito urbanistico”, programmazione che spetterebbe proprio ai comuni. Tra chi punta al super bonus, c’è l’immobiliarista Manfredi Catella che con la sua Coima ha presentato nei giorni scorsi a Milano il progetto del nuovo Pirellino, un progetto definito “interessante” dal sindaco Giuseppe Sala, ma che non va giù a esponenti di sinistra come Basilio Rizzo (Rifondazione comunista-Milano in Comune) e anche ad alcuni consiglieri comunali del Pd, come Carlo Monguzzi e David Gentili. Contro la legge regionale si è battuto per mesi l’assessore milanese all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, che la ritiene una legge incostituzionale. E la questione di costituzionalità è stata sollevata proprio dal comune di Milano in una causa davanti al Tar mossa da due società che a Palazzo Marino contestano una norma del Piano di governo del territorio che, per gli immobili abbandonati, ha previsioni opposte di quelle della Regione.

Il comune, infatti, ancora prima che la legge regionale entrasse in vigore, aveva previsto un meccanismo di penalizzazione per evitare l’abbandono di edifici: una volta individuato un immobile non utilizzato, il proprietario ha un anno e mezzo per recuperarlo, altrimenti deve demolirlo ma salvaguarda i diritti volumetrici. In caso però di mancato adeguamento o demolizione, interviene d’ufficio il comune e il volume che il proprietario potrà riedificare viene ridotto all’indice edificatorio base (0,35 mq/mq). Tale logica è stata però ribaltata dalla legge approvata dal Pirellone nel novembre del 2019, che concede ben tre anni di tempo per presentare il progetto di riqualificazione degli immobili abbandonati da cinque anni e garantisce un bonus volumetrico dal 20 al 25%. Con un ulteriore vantaggio per i proprietari, visto che a fronte dell’incremento di volume non devono nemmeno reperire aree da destinare a servizi e attrezzature pubbliche. In sostanza, chi negli ultimi anni ha abbandonato immobili magari creando situazioni di degrado, con la legge regionale viene premiato.

Quale delle due norme va applicata, quella comunale o quella regionale? Alla domanda, il Tar risponde che la legge regionale è di rango superiore, ma visto che potrebbe non rispettare diversi articoli della Costituzione, il giudizio va sospeso in attesa che si esprima la Consulta. Ma già nella loro ordinanza, i giudici amministrativi argomentano che la Regione è intervenuta a gamba tesa in un ambito, quello della pianificazione urbanistica, di responsabilità comunale: “Il legislatore regionale ha imposto una disciplina ingiustificatamente rigida e uniforme, operante a prescindere dalle decisioni comunali e in grado di produrre un impatto sulla pianificazione locale molto incisivo e potenzialmente idoneo a stravolgere l’assetto del territorio”.

Questa non è l’unica critica mossa dal Tar: “La norma regionale – scrivono i giudici – incentiva in maniera assolutamente discriminatoria e irragionevole situazioni di abbandono e di degrado, da cui discende la possibilità di ottenere premi volumetrici e norme urbanistiche ed edificatorie più favorevoli rispetto a quelle ordinarie”. In pratica, riconoscendo una premialità così spinta per la riqualificazione di immobili, vengono avvantaggiati “soggetti che non hanno provveduto a mantenerli in buono stato e che hanno favorito l’insorgere di situazioni di degrado e pericolo, a differenza dei proprietari diligenti che hanno fatto fronte agli oneri e ai doveri conseguenti al loro diritto di proprietà, ma che proprio per questo non possono beneficiare di alcun vantaggio in caso di intervento sul proprio immobile”. Secondo il Tar, inoltre, il bonus volumetrico del 20-25% contraddice altre norme regionali che prevedono la riduzione del consumo di suolo. Mentre la previsione di non dover mettere a disposizione aree per servizi pubblici, è in contrasto con le norme statali da cui discende la necessità di garantire, a livello di pianificazione urbanistica locale, “un corretto rapporto tra il carico urbanistico gravante sulla zona interessata dall’intervento di riqualificazione e le corrispondenti dotazioni pubbliche”.

Soddisfatto Maran, che mercoledì ha annunciato di aver chiesto alla Regione l’apertura di un confronto per arrivare a un compromesso che renda la legge digeribile anche in Comune: “Mi dispiace – dice oggi – che per far passare questi concetti si sia dovuto attendere un’ordinanza in sede giudiziale e che la politica non abbia agito autonomamente per sanare questa indebita ingerenza sulle normative comunali da parte di Regione Lombardia, che peraltro mina l’equo trattamento tra i proprietari favorendo paradossalmente i rischi di abbandono degli immobili”. Resta ora da capire se la decisione del Tar influirà in qualche modo sul nuovo Pirellino di Manfredi Catella.

@gigi_gno

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