Il salario minimo è un rimedio alla disuguaglianza e alla povertà lavorativa: il Parlamento europeo ha approvato il testo non legislativo con 365 voti favorevoli, 118 contrari e 208 astensioni, accogliendo così la proposta della Commissione di una direttiva Ue sui salari minimi adeguati. È stata descritta nella relazione come un passo importante per garantire che tutti possano guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro e partecipare attivamente alla società. Dove applicabile, la direttiva dovrebbe garantire che i salari minimi legali siano sempre fissati al di sopra della soglia di povertà. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, parla di un passo “nella direzione da tempo indicata dal M5s”. “Questo strumento è necessario – afferma su Facebook – per combattere la concorrenza al ribasso sui salari che è tra le principali cause della diffusione del lavoro povero, e per ridurre le disuguaglianze che la pandemia rischia di accentuare”.

Per combattere disuguaglianza e povertà lavorativa, il Parlamento europeo chiede un salario minimo, condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali ed equilibrio tra lavoro e vita privata. Il principio secondo cui il lavoro è il mezzo migliore per combattere la povertà non si applica ai settori a bassa retribuzione e a quelli che lavorano in condizioni di lavoro precarie e atipiche. Per questo, gli eurodeputati esortano la Commissione e i Paesi Ue ad includere la prevenzione della povertà lavorativa nell’obiettivo globale di porre fine alla povertà nell’Unione.

Il Parlamento europeo, inoltre, invita gli Stati membri a recepire rapidamente la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare e a darle piena attuazione. Poiché, tendenzialmente, le donne sono in media più esposte degli uomini al rischio di povertà e di esclusione sociale, è fondamentale far fronte al divario retributivo di genere e garantire l’accesso a un’assistenza all’infanzia di qualità ed economicamente accessibile. La relatrice Ozlem Demirel (La Sinistra, DE) ha detto: “L’Ue è una delle regioni più ricche del mondo. Tuttavia, 95 milioni di europei vivono a rischio di povertà. Solo per questo motivo, abbiamo bisogno di un’azione urgente per garantire una vita libera dalla povertà per tutti. In tutta Europa, abbiamo bisogno di standard sociali minimi e di forti sistemi di sicurezza sociale. Abbiamo bisogno di salari e redditi che permettano una vita decente. Non dobbiamo permettere che gli interessi economici prevalgano sulla protezione sociale”.

Con il voto favorevole alla Relazione sulla riduzione delle diseguaglianze e della povertà lavorativa il Parlamento Europeo apre la strada ad una risposta europea ad un problema grave come quello dei bassi salari che colpisce milioni di lavoratori e generano dumping sociale. Auspichiamo quanto prima una iniziativa della Commissione europea: bisogna passare dalle parole ai fatti. Il Parlamento europeo ha una posizione ambiziosa sulla lotta alla povertà e non indietreggeremo”, dice Daniela Rondinelli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.

“Dopo il via libera al Recovery Fund, dal Parlamento Europeo giunge un altro importante segnale con il voto favorevole alla relazione sulla riduzione delle diseguaglianze e della povertà lavorativa nella quale si certifica l’importanza del salario minimo. E’ una proposta inserita nel nostro programma elettorale e ciò dimostra come l’Europa sta finalmente cambiando andando nella direzione da noi auspicata. Ci auguriamo, adesso, che la Commissione europea metta in pratica l’indirizzo dato oggi dal Parlamento Europeo”, dichiarano in una nota congiunta i deputati M5s delle commissioni Lavoro e Politiche Ue. “In Europa nell’ultimo decennio i lavoratori poveri sono aumentati del 12% e in Italia del 28%. Per questo bisogna guardare a strumenti come il salario minimo con l’obiettivo di tutelare i lavoratori e migliorare la situazione del dumping salariale. Il Movimento 5 stelle pone due paletti: il salario minimo in ogni Paese dello Stato membro non deve essere inferiore al 60% del salario mediano nazionale e al contempo non deve essere inferiore al salario mediano europeo. Solo così avremo a disposizione uno strumento capace di livellare verso l’alto gli stipendi dei cittadini europei”, conclude la nota.

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