“Qui c’è la quota per Landella». C’è anche il nome del sindaco di Foggia Franco Landella, tra le intercettazioni dell’inchiesta che hanno portato all’arresto di quattro persone accusate di aver ottenuto una tangente da 35mila euro da un imprenditore che si era aggiudicato l’appalto per l’archiviazione dei dati informatici del comune dauno. Landella, primo cittadino dal 2014 e recentemente confluito in Fratelli d’Italia, non compare tra gli indagati, ma viene tirato in ballo in una conversazione tra il consigliere comunale Bruno Longo, anch’egli di Fdi, e Antonio Apicella, medico in pensione entrambi finiti ai domiciliari. Nell’auto, ignari di essere ascoltati dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziario di Bari, guidati dal colonello Luca Cioffi, Longo riceve il denaro da Apicella ma rilancia sostenendo quelli che “questi sono più pochi … mi devi dare altri 1500” perché “dobbiamo spartire”. Apicella, però, ribatte: “no, qui c’è la quota per Landella” e provoca la reazione furiosa di Longo: “ma che Landella… non ti azzardare! Non ti azzardare! (…) sennò me li vado a prendere io da Landella. Là – aggiunge infine il consigliere di Fratelli d’Italia – la ci stanno i 1500 euro, dammeli”.

Nelle 58 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip di Bari Domenico Zeno, il magistrato spiega che quella conversazione del 23 dicembre 2019 è “un’ importante intercettazione” perché “si conferma che sarebbe stata pagata la tangente di 15mila euro da dividere in cinque, indicando nel sindaco di Foggia, Franco Landella, la quinta persona”. E in effetti al di là del nome del primo cittadino, che ribadiamo al momento non risulta tra gli indagati, in quella conversazione emerge chiaramente l’intenzione dei due di portare avanti il sistema di ottenere mazzette in cambio della liquidazione delle fatture. Ottenuta dal consigliere Longo la rassicurazione sulla possibilità di un rinnovo dell’appalto, Apicella rilancia dicendo: “facciamolo, perché con il prosieguo andiamo ancora meglio con la nuova (società, ndr) te lo garantisco”. Per il giudice quindi “sussiste il concreto pericolo di commissione di altri reati della stessa indole”: in sostanza Longo e altri indagati come il dipendente comunale di Foggia Antonio Parente, e lo stesso Apicella “progettavano di continuare nella loro attività estorsiva” nei confronti dell’imprenditore o di “altra persona meno refrattaria del primo a consegnare il denaro”.

Longo intanto si è autosospeso dagli incarichi di partito: è stato il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Giandonato La Salandra, a ufficializzarlo in una nota nella quale ha aggiunto che Longo “si sente estremamente sereno e che avrà modo di chiarire alla magistratura la propria posizione rispetto all’addebito. Si è autosospeso perché è pienamente consapevole che in Fratelli d’Italia, dinanzi a situazioni che coinvolgono un amministratore o anche un semplice iscritto, l’atto immediato è quello della sospensione. Non credo abbia voluto anticipare il partito ma penso che sia semplicemente la consapevolezza che nel momento in cui ha fatto la tessera a Fratelli d’Italia ha aderito anche ai regolamenti interni e al codice comportamentale che coinvolge tutti quanti gli iscritti”. Dopo ore di silenzio, il primo cittadino ha invece puntualizzato di essere “totalmente estraneo ai fatti” e che “la mia totale estraneità dalla vicenda è evidenziata dagli atti di bilancio corrente ed eventuali variazioni che hanno escluso la possibilità di prosecuzione del servizio oggetto di indagine”.

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