Un consigliere comunale della maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco Franco Landella, un funzionario, un imprenditore e un faccendiere sono finiti ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti al Comune di Foggia. Al centro dell’indagine della Guardia di finanza una mazzetta da 35mila euro per sbloccare il pagamento di fatture relative ad appalti sui servizi informatici da prestare all’amministrazione comunale.

Il consigliere finito ai domiciliari è Bruno Longo, 66enne storica figura del centrodestra nel Foggiano recentemente transitato in Fratelli d’Italia. Le altre persone arrestate sono Antonio Apicella, medico in pensione, Luigi Panniello, imprenditore che opera nel settore informatico in Molise, e Antonio Parente, addetto al servizio informatico al Comune di Foggia. I quattro sono accusati di induzione indebita a dare o promettere utilità, relativamente ad una presunta tangente di 35mila euro pagata in tre tanche, dal 2018 al 2019, dal rappresentante legale di una ditta di Campobasso che opera nel settore informatico. “Tranquillo dobbiamo spartire, questi sono pochi, mi devi altri 1.500 euro”, dice Longo in un’intercettazione con il medico in pensione riportata nell’ordinanza di arresto.

La presunta tangente sarebbe stata versata per ottenere il pagamento di tre fatture emesse dalla società nei confronti del Comune. A quanto si apprende, la ditta di Campobasso si sarebbe aggiudicata a marzo 2017 un appalto annuale, poi prorogato per 18 mesi, del valore di 370mila euro per archiviare dati informatici del Comune. “L’arresto del consigliere comunale Bruno Longo, neo acquisto della scuderia meloniana di Foggia di Fratelli di Italia, getta un ombra pesante sul sistema di distribuzione di appalti nella nostra città”, dice l’europarlamentare foggiano del M5s Mario Furore chiedendo al sindaco Landella di “fare chiarezza” di fronte a “un problema politico non indifferente” che “non può passare in secondo piano”.

Secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia, i quattro destinatari della misura cautelare ai domiciliari, coinvolti nell’inchiesta che ruota attorno alla tangente di 35mila euro per servizi informatici al comune di Foggia, “progettavano di continuare nella loro attività estorsiva nei confronti dell’imprenditore molisano o di altra persona meno refrattaria del primo a consegnare il denaro”. Il pericolo di reiterazione del reato, in uno con i gravi indizi di colpevolezza, ha portato il gip a ordinare gli arresti domiciliari.

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