Che la guerra fosse iniziata, in casa Napoli, era chiaro da prima delle dichiarazioni di Rino Gattuso dopo la gara con il Parma. Quel “De Laurentiis mi ha deluso“, detto in diretta tv, non è il casus belli: è una delle tappe di un conflitto che già c’era ed è diventato palese dopo lo Spezia in Coppa Italia, con altre dichiarazioni del mister (“Se voglio prendo e me ne vado ad allenare in Kuwait“). Un conflitto che si intuiva ancor prima, con le veline lasciate trapelare a raccontare di un Adl silente ma arrabbiato, meditabondo e indaffarato nel trovare una exit strategy contattando altri allenatori. Una circostanza evidentemente confermata e non gradita da Gattuso, seppur lo stesso schema si è creato quando sulla panchina del Napoli c’era Ancelotti e lui è stato individuato per succedergli, non certo dalla sera alla mattina. E non è una novità neppure la circostanza che a Napoli si consumi una guerra tra il massimo dirigente e un allenatore, magari dopo che quest’ultimo sia stato prima rigorosamente elevato a unico destinatario dell’amore presidenziale salvo poi diventare scomodo reietto: è andata più o meno così con Ancelotti, con Sarri, con Benitez, con Mazzarri e tralasciando Donadoni solo con Reja si è avuta un’evoluzione diversa, del rapporto, seppur momenti di tensione non siano mancati neppure col mister friulano.

È una novità assoluta in casa Napoli, però, che un allenatore porti lo scontro allo scoperto: Gattuso lo ha fatto, sfidando il patron conscio che la sua avventura a Napoli sia finita. Col contratto in scadenza a maggio e col rapporto ormai compromesso pare difficilissimo ipotizzare una ricomposizione della frattura. Magari non assolutamente impossibile, ma veramente poco immaginabile pensare che Adl confermi un allenatore che non esita a togliersi sassolini dalle scarpe pubblicamente, che non è aziendalista e che è stato accontentato più o meno su tutto col mercato più importante della sua gestione. Sbagliato pensare tuttavia che la sfida sia stata lanciata in maniera “sanguigna”, alla Gattuso. No, la scelta di porla su un piano mediatico è assai strategica per contro, e va letta anche nelle dichiarazioni di Koulibaly nel post partita: “Intervento di Adl? Non serviva”, a chiarire che la squadra è con Gattuso (ciò a prescindere dagli abbracci post gol, che di fatto sono simili a quelli post incoronazione delle reginette di bellezza, visto che la stessa scena si è vista anche con Ancelotti…notoriamente fatto fuori dagli stessi calciatori).

La squadra è col mister, è in semifinale di Coppa Italia, ai sedicesimi di Europa League e in piena corsa Champions in campionato; dunque la decisione di portare la crisi davanti ai media è una sorta di finiano “Che fai? Mi cacci?”: è notorio, del resto, che Adl è tradizionalmente contrario agli esoneri e all’idea di pagare due allenatori nella stessa stagione, in 17 anni è capitato solo 4 volte, con Ventura nella prima stagione della sua gestione, con Reja dopo cinque anni, con Donadoni e con Ancelotti. Ci sarebbe anche Sarri ma la stagione era finita e aveva già un accordo col Chelsea. Difficile che De Laurentiis, umorale ma uomo d’azienda, esoneri Gattuso in queste condizioni: in primis perché solo quattro giorni fa l’ha blindato pubblicamente (probabilmente più per togliere alibi ai calciatori) e poi perché ad oggi il gesto avrebbe tutto l’effetto di un harakiri. Un’eventualità del genere a Napoli capitò nell’era Ferlaino, quando l’ingegnere non digerì l’accordo tra Gigi Simoni e l’Inter ed esonerò il mister prima della finale di Coppa Italia contro il Vicenza, perdendo la Coppa e retrocedendo in maniera disastrosa l’anno dopo. Difficile, anche in questo caso, ma non impossibile.

Gattuso è sotto esame e il suo futuro è legato ai risultati: il suo Napoli, la squadra più forte che abbia allenato in carriera per organico, balbetta e non sembra aver trovato la chiave per uscire da una situazione di montagne russe, tra bel gioco e amnesie incredibili e lo stesso tecnico nel suo sfogo ha mostrato di non gradire l’umoralità della piazza. “Prendo schiaffi ogni giorno, si smanetta tanto”: ma in una piazza dove si dice che la squadra di calcio sia più che altro lo stato d’animo della città è chiaro cosa bisogna aspettarsi. Saranno mesi intensi per il Napoli, sicuramente: con la squadra impegnata su tre fronti sportivi e col quarto fronte aperto tra società e mister, tra Adl e Gattuso, nella consapevolezza che nel migliore dei casi sarà una convivenza forzata e a termine, e che anche questa volta per il patron azzurro alla fin fine il matrimonio felice, sportivamente parlando, sarà il prossimo.

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